L'onesta faziosità del dottor Leavis

L'onesta faziosità del dottor Leavis L'onesta faziosità del dottor Leavis F. R. Leavis: «Da Swift a Pound », Ed. Einaudi, pagine 343, lire 2000. «La linea d'ombra e altri saggi », Ed. Mursia, pag. 301, lire 4800. Saggista di irripetibile originalità, severo fino all'affettazione e talora scostante, Frank Raymond Leavis nulla ha mai sacrificato a una facile e consolatoria popolarità. Bene gli si attaglia la definizione di litigioso e di ostinato. Oggi, a quasi ottant'anni (già professore a Cambridge e direttore della rivista Scrutiny) Leavis conserva quell'irriducibile alterigia intellettuale che in altri tempi fece di lui una figura mitica e assieme odiata. Da decenni, egli vanta fanatici devoti e agguerriti detrattori, che puntualmente esaltano o stigmatizzano le idiosincrasie, i dinieghi e le scelte di questo scontroso, difficilissimo maestro. Il quale, in nome di gusti spesso inconcilianti e di convinzioni assai personali, maturate in una solitudine sprezzante dei problemi immanenti alla cosiddetta società letteraria, scaglia gli strali di una straordinaria ma velenosa intelligenza contro le affaccendate muse del pensiero contemporaneo. Esemplare, a questo riguardo, la feroce stroncatura al saggio sulle Due culture di Snow, che chiude la presente raccolta einaudiana. La requisitoria, o come altro la si voglia chiamare, comincia con un torrente di invettive: Sir C P. Snow « è portentosamente ignorante... »; a una lettura attenta « rivela un'assoluta mancanza di distinzione... e una imbarazzante volgarità di stile ». Ma c'è, a dire sempre del Leavis, di peggio. Snow identificherebbe infatti « la "cultura letteraria" con V "intellettuale letterario ", cioè con il mondo letterario alla moda: il "suo" intellettuale» sarebbe « l'intellettuale del "New Statesman" e dei giornali della domenica ». Anche nell'affrontare i più impegnativi testi e autori della letteratura moderna e classica, che costituiscono il campo specifico della sua ricerca (si vedano, tra gli altri, gli scritti su Yeats, Eliot e D. H. Lawrence), Leavis non rinuncia a mettere sempre e tutto in discussione. E, senza cerimonie, se ne esce in affermazioni come questa: « Fielding non possiede quel tipo dì eccellenza classica, che pure siamo abituati a concedergli. E' importante... perché apre la via a Jane Austen; e apprezzare l'elevatezza di quest'ultima significa rendersi conto che la vita non è così lunga da poter concedere molto tempo a Fielding ». Proprio in questi giorni, a ulteriore conferma di un discorso critico portato avanti con una coerenza fedele prima di tutto alla propria originalità, giunge la traduzione di un'altra raccolta del Leavis: La linea d'ombra e altri saggi (Johnson, Twain, Pound ecc.), che deve il titolo italiano appunto a una illuminante, tecnicamente scrupolosa ma insieme ingegnosissima lettura dello stupendo racconto di Conrad. Il ragionamento, che incalza senza divagazioni o intermezzi eruditi, prende le mosse da un gran colpo d'ingegno, che si indovina frutto di laboriose riflessioni. Alla figura del giovane capitano, che nella linea d'ombra affronta la durissima prova del primo comando (giustamente definito un « rite de passage»), Leavis contrappone il flemmatico ed espertissimo capitano MacWhirr di Tifone. A differenza di quest'ultimo, rivela subito e perentoriamente il raffronto, il protagonista di The shadowline « è un essere dotato della più sottile consapevolezza... », « non un estroverso privo di immaginazione », un campione del dovere dunque, ma un uomo « assai vicino allo stesso Conrad ». Ancora. A differenza di Tifone, nota il Leavis, La linea d'ombra « non è scritto da un osservatore... ma da qualcuno che partecipa direttamente e pienamente all'esperienza che registra ». Nemmeno in queste pagine, che nella loro articolata complessità sfuggono a una rapida parafrasi, mancano gli strali polemici. I quali, fra gli altri, raggiungono Virginia Woolf (« Quanto Conrad aveva letto? ») e persino Forster. Un fatto, al di fuori d'ogni valutazione di merito, è certo e trova conferma in una serena lettura dei testi ora pubblicati. Se l'onesta faziosità dell'intelligenza e l'ira intellettuale si possono considerare virtù dello spirito, pochi critici del Novecento inglese sono allora più degni e eccellenti dello scorbutico « doctor » Leavis. Antonio Debenedetti

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