In volo sopra le terre d'Africa dove tutto è diventato deserto di Alfredo Venturi

In volo sopra le terre d'Africa dove tutto è diventato deserto Il nostro inviato nelle regioni della siccità In volo sopra le terre d'Africa dove tutto è diventato deserto Un paesaggio bruciato, il verde è quasi completamente scomparso, sostituito da un arido giallo - La teoria dei cicli di umidità - La strage dei bracconieri dentro il parco nazionale di Niokolo-Koba, nel Senegal (Dal nostro inviato speciale) Tambacounda, 21 giugno. Prima di scendere quaggiù, nel capoluogo della regione orientale, il « Piper » dell'Air Senegal sorvola un territorio di un'aridità impressionante. Sono le terre del Capo Verde c del Diourbel, che nell'ambito senegalese sono tra le più colpite dalla siccità, assieme alle regioni di Thics e del fiume lu a Nord, con perdite in raccolti e bestiame (penosissime, queste ultime, per il loro significato patrimoniale) attorno al 50-60 per cento, punte del 100 per cento nei raccolti di alcune zone. Sotto il minuscolo acreo sballottato dal vento sfila un paesaggio bruciato: il verde è quasi completamente scomparso dalla ricca tavolozza dei colori africani, prevalgono il giallo, il rosso, l'ocra di una terra che sembra aver abdicato ad ogni funzione germinativa. Poi l'aereo piega verso Sud, e si comincia ad intravedere una lunga linea scura all'orizzonte, che s'avvicina e si trasforma, finalmente, nella verdeggiante « brousse », la boscaglia piena di vita, di piccoli corsi d'acqua, di radure e stagni che riflettono il cielo. Una frontiera Il miracolo si chiama Fit (fronte intertropicale), così la climatologia ha battezzato la linea che divide le regioni umide da quelle aride. Una vera e propria frontiera fra la vita e la morte. Il Fit è il luogo dove gli alisei atlantici e continentali, i venti secchi del Nord, bloccano l'avanzata dell'aliseo australe, il monsone, alimentato dall'anticiclone di Sant'Elena, che sale gonfio di pioggia dopo aver attraversato l'Equatore. La posizione del Fit dipende da quelle del sole, in certa misura dalla maggiore o minore quantità di acqua che si aggiunge localmente, attraverso l'evaporazione, a quella portata dal monsone. Da metà novembre a metà marzo il Fit è all'estremità meridionale di questa parte d'Africa, cioè poco più in alto della costa settentrionale del Golfo di Guinea. Poi, pian piano, l'appuntamento fra i venti aridi e quelli umidi si sposta verso Nord, ed è la vivificante stagione delle piogge. In agosto, il Fit dovrebbe raggiungere la sua massima localizzazione settentrionale, al ventesimo parallelo, e in qualche anno di grazia ha persino raggiunto il Tropico del Cancro. Il grande dramma di questi ultimi anni consiste nel fatto che, dal '66 in poi, gli spostamenti verso Nord del fronte intertropicale sono stati minimi. Gli alisei settentrionali, che sono alimentati da lontani centri di alte pressioni, come l'anticiclone delle Azzorre e quello del Nordafrica, hanno opposto una barriera invalicabile all'aliseo australe. Di qui le piogge vanamente attese. E il progredire del deserto verso Mezzogiorno. Preoccupazione In questo momento, il Fit si trova fra il tredicesimo e il quattordicesimo parallelo, poco più a Nord di questa città di Tambacounda, dove l'acqua non manca, dove anzi ne cade un metro all'anno, come documenta Abdorel Azizba, che dirige la locale stazione meteorologica. Ciò non significa che non sia viva anche qui, come in tutto il paese, ad eccezione forse della capitale pigramente distratta dal movimento turistico, la preoccupazione per questo dramma nazionale ed internazionale. Il nostro territorio è in fase di desertificazione naturale irreversibile?, si chiede il ministro dell'Agricoltura Habib Thiam. E dà una risposta che attinge un moderato ottimismo alle statistiche disponibili, che parlano di cicli secchi alternati a cicli umidi, per cui, dopo questa fase, ne dovrebbe venire una felicemente piovosa. Qui, a Tambacounda, si guarda alla teoria dei cicli con una certa speranza. Le autorità locali, frattanto, sono alle prese con un problema particolarissimo, che è fra le tante conseguenze dirette c indirette della carestia. A pochi chilometri da Tambacounda, verso Sud, c'è il parco nazionale di NiokoloKcba, uno dei maggiori d'Africa, più di centomila citati abitati da una grande quantità di animali protetti. Questa pro¬ tezione, d'altra parte, ha dovuto fare i conti con un'imprevista ealata di bracconieri venuti quaggiù, molti armati di fucili da guerra, a far provvista di carne. C'è slato un vero e proprio massacro: i bracconieri affamati hanno ucciso trenta elefanti, duecento bu¬ fali, seicento antilopi, molti leopardi c coccodrilli. Il tutto in poche settimane, con un incalcolabile danno permanente per il parco. Ci sono state parecchie sparatorie con i guardaparco, e uno di questi è stato ferito da una fucilata. Alfredo Venturi ctcvtccspflqzgimfl«un Senegal. Un gruppo di bimbi denutriti in un villaggio dell'interno (Foto Neri)

Persone citate: Habib Thiam

Luoghi citati: Africa, Azzorre, Guinea, Nordafrica, Sant'elena