La difesa del suolo di Arturo Barone

La difesa del suolo DIBATTITO La difesa del suolo Per difficoltà tecniche e finanziarie il piano di sistemazione idrogeologica approvato dal governo sarà forse modificato (Nostro servizio particolare) Roma, 20 giugno. Approvato dal Consiglio dei ministri ai primi di aprile, il piano Gullotti per la difesa del suolo è stato discusso ieri sera in una tavola rotonda organizzata dall'Ance (Associazione nazionale costruttori edili). Il tema, in Italia, è sempre d'attualità: qualche settimana fa è bastata una giornata di pioggia perché a Reggio Emilia un torrentello sconosciuto si gonfiasse improvvisamente provocando gravi danni e la perdita di vite umane. In mancanza di un'efficace azione preventiva, sorretta da uno sforzo finanziario adeguato, quasi tutta l'attività in questo campo ci è stata imposta dalla serie di alluvioni, piccole e grandi, che nel dopoguerra hanno costellato le cronache: da quella del Polesine (1951) a quelle non meno rovinose e più estese del 1966, che ebbero per epicentri Firenze e Venezia. Tutta una serie di leggi speciali è stata varata dal Parlamento, sotto l'assillo della fretta (che assai di rado è buona consigliera), per venire in soccorso alle popolazioni colpite. Ed è pure vero che, se molti miliardi sono stati «affondati nella melma» per opere mal concepite o non compiute, come ha riconosciuto l'onorevole Degan, presidente della commissione Lavori pubblici della Camera, è anche vero che gli stanziamenti sono sempre rimasti molto al di sotto del fabbrisogno ritenuto necessario. Così è avvenuto per il piano orientativo del 1954 «per la sistematica regolazione dei corsi d'acqua naturali». Prevedeva un programma di lavori da eseguire in 30 anni, con unasgesa di 1454 jniliar,cU*(ffvé?KfTa ftSTl96? ih "1556 per tener conto del mutato potere d'acquisto della moneta), compresi lavori idraulici urgenti per 848 miliardi da spendere in 10 anni. Di fatto, gli stanziamenti a tutto il 1967, non andarono oltre i 341 miliardi. Dopo il 1967 si ritenne di non approvare nuovi stanziamenti straordinari per la difesa del suolo pensando di dover attendere i risultati dei lavori della commissione De Marchi, incaricata di offrire indicazioni per sistematici e coerenti interventi su tutto il territorio nazionale. In pratica, il piano Gullotti è un tentativo di rendere operativi i principali suggerimenti della commissione De Marchi, primo fra tutti quello secondo cui gli interventi debbono avvenire unitariamente per bacini idrogeografici ed essere raccordati con l'assetto del territorio. Prevede una spesa di 1100 miliardi in dieci anni (di cui solo un quinto nel primo quinquennio) e che una quota consistente dei fondi (per almeno 380 miliardi) sia concentrata nelle opere di sistemazione dei bacini del Po (100 miliardi), dell'Adige (50 miliardi), dell'Arno (100 miliardi), del Volturno (50 miliardi), del Simeto (40 miliardi) e dei torrenti della Calabria (40 miliardi). Queste cifre possono sembrare imponenti, ma in realtà sono modeste rispetto all'enorme lavoro da fare. Nel rapporto conclusivo della commissione De Marchi (fine 1970) s'indicava un fabbisogno, in un trentennio, di quasi 9 mila miliardi, di cui 5300 per la difesa del suolo e 2370 per la sistemazione idraulicoagraria e il potenziamento silvo-pastorale. Un'indiretta conferma dell'esiguità degli stanziamenti previsti la si ricava dalla dichiarazione del professor Torregrossa, capo del gabinetto del ministro Gullotti, secondo cui dal 1967 al 1972 si sono dovuti stanziare ben 630 miliardi solo per le leggi «riparatrici» dei guasti delle alluvioni. E' vero peraltro che il «rimboschimento a tappeto» è troppo costoso (Travaglini, presidente del consiglio superiore dei Lavori pubblici) e che per il consolidamento dei terreni franosi bisogna orientarsi verso nuove tecniche, ancora allo studio. La difesa di Firenze verrebbe ora programmata, stando al prof. Supino, per fare fronte a piene di entità paragonabili alle tre maggiori dell'ultimo millennio. Lo stesso Supino non esclude peraltro che l'intensità delle piogge possa crescere col passare del tempo e che il pulviscolo atmosferico delle zone industriali non sia estraneo al fenomeno. I 945 millimetri di pioggia, caduti a Genova sulla Valle del Polcevera nel 1970, costituiscono un precedente che trova riscontro solo nei paesi più piovosi dell'Asia monsonica. Tutto sommato, sembra fondato il timore che sia per difficoltà finanziarie, sia per carenze di altro genere (di conoscenze geologiche, di ricerche tecniche adeguate, di collaborazione con le Regioni) il piano Gullotti debba essere profondamente rimaneggiato durante l'iter parlamentare. Arturo Barone

Persone citate: De Marchi, Degan, Gullotti, Torregrossa, Travaglini

Luoghi citati: Adige, Asia, Calabria, Firenze, Genova, Italia, Reggio Emilia, Roma, Venezia