Centro-sinistra più forte in Friuli- Venezia Giulia di Giuliano Marchesini
Centro-sinistra più forte in Friuli- Venezia Giulia Grazie all'aumento del psi Centro-sinistra più forte in Friuli- Venezia Giulia La perdita di tre seggi da parte della de largamente compensata dall'avanzata socialista - Lieve incremento del pei - Flessione liberale (Dal nostro inviato speciale) Trieste, 19 giugno. Concluso nella notte lo spoglio delle schede per l'elezione del consiglio regionale in Friuli-Venezia Giulia, s'intrecciano i commenti, nelle segreterie dei partiti si fa un bilancio di questa vivace competizione elettorale. E triestini e friulani traggono indicazioni per il futuro delle loro città. L'argomento di cui più si discute è il calo registrato dalla de; i democristiani hanno ottenuto 315.199 voti, con una percentuale del 39,7: nella precedente consultazione regionale le preferenze accordate al partito di maggioranza relativa erano state 344.039, il 44,9 per cento. Ieri sera, mentre lo scrutinio era quasi a metà, la posizione della democrazia cristiana appariva ancor più difficile, la perdita oscillava sul 7 per cento. Ma in seguito c'è stato un certo recupero, soprattutto con i risultati provenienti dalla circoscrizione di Udine. Vengono date diverse spiegazioni per questa flessione democristiana. Innanzi tutto, si osserva, nella tornata regionale del maggio 1968 una porzione abbastanza sostanziosa di voti era stata portata alla de da elettori dei due partiti socialisti di Udine, al- lora unificati, che non avevano potuto partecipare alla competizione in quella città per un ritardo nella presentazione delle liste. Secondo i calcoli, dei 60 mila voti rimasti così disponibili, parecchi erano confluiti nella lista democristiana, altri erano andati a favore del movimento Friuli. Per quanto riguarda le elezioni politiche dello scorso anno, in cui la de nella regione ebbe oltre 360 mila suffragi, si sostiene che una quota era pervenuta dal movimento degli sloveni democratici di Trieste e Gorizia e un'altra dal movimento Friuli, dato che i due schieramenti non prendevano parte alla consultazione. Le maggiori soddisfazioni, in questa tornata elettorale, sono toccate al partito socialista. In parte erano previste, dato che si trattava di recuperare quei voti che nella precedente consultazione erano andati dispersi ad Udine per la mancata presentazione delle liste in tempo utile. Il psi ha ottenuto in queste regionali 97 mila 289 suffragi, con una percentuale del 12,3 per cento; il psdi ha raccolto 64 mila 947 voti, raggiungendo l'8,2 per cento, con una diminuzione, però, dello 0,2 per cento rispetto alle politiche del 1972. Se si considera che nel maggio di cinque anni fa i due partiti, unificati, avevano toccato la quota del 10 per cento, l'incremento dei socialisti nella Regione appare di notevole consistenza. «Per noi — dice Arnaldo Pittoni, del psi, vicepresidente del Consiglio regionale uscente — questo è stato un grosso successo, ed ha particolare rilievo perché è abbastanza omogeneo. L'incremento si è riscontrato a Trieste, nell'Udinese, a Pordenone, insomma in quasi tutte le circoscrizioni, fatta eccezione per Tolmezzo. Ciò dimostra una tendenza dell'elettorato che ha compreso l'importanza del voto, che andava al di là della rielezione di un Consiglio regionale, ma esprimeva anche un giudizio sulla situazione politica nazionale». Un aumento si registra anche nel pei, però tenendo presente che stavolta sono confluiti in questa lista i voti dell'ex psiup: i comunisti hanno avuto una percentuale complessiva del 20,9, con un margine in più dello 0,8 rispetto alle regionali precedenti e dello 0,7 nei confronti delle politiche. Per quanto riguarda lo schieramento del Consiglio regionale in Friuli-Venezia Giulia, le previsioni sono state sostanzialmente rispettate: non dovrebbe cambiare nulla nel governo della Regione. Se la de ha perduto tre seggi, socialisti e socialdemocratici ne mettono insieme sei in più. Si può dire, quindi, che il centro-sinistra sia uscito consolidato da questa tornata elettorale. Giuliano Marchesini
Persone citate: Arnaldo Pittoni
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