"Mei metrò ho avuto paura" di Luciano Curino

"Mei metrò ho avuto paura" Milano: il cronista nel nuovo ghetto della delinquenza "Mei metrò ho avuto paura" Nei sotterranei si danno convegno ladri, sfruttatori, contrabbandieri, piccoli malviventi, drogati che spesso aggrediscono i passeggeri - Milano non aveva bassifondi, ora si trova la stessa "mala" degli angiporti delle città di mare - Dice l'amministratore delegato della "MM": "E' il teppismo che si trova nelle stazioni ferroviarie. Purtroppo un metrò offre qualcosa di più d'una stazione: dà il caldo" - Peggio in altre città (Dal nostro inviato speciale) Milano, giugno. Il ministero dell'Interno informa che l'impiego della polizia femminile nella metropolitana milanese è «necessariamente limitato... dovendosi spesso operare nei confronti di giovani di 16 o 17 anni, chiaramente predisposti alla violenza e all'aggressione...». In altre parole: sarebbe incauto mandare una ispettrice, senza scorta armata e sola, in quel tubo efficiente, in certi bracci malfamati del metrò. I milanesi protestano, scrivono e telefonano ai giornali. Ascolto una di queste telefonate. Una donna con il pianto in gola Dice che nella stazione Loreto un hippy o qualcosa del genere le ha chiesto cento lire, lei ha tirato avanti, quello l'ha inseguita gridandole: «Morta di fame» e altre cose peggiori che si possono immaginare. Ecco la lettera di un cittadino, il signor Carlo Faroldi: lamenta che le scene delle stazioni sotterranee «non sono solo disgustose, ma fanno rabbrividire. I giovani devono amare la luce, il sole, il buon umore e non la tetraggine di rifugi resi disgustosi da atteggiamenti di drogati e di vandali facilmente individuabili, che fra l'altro ostentano il turpiloquio. La MM non va confusa con i bassifondi. Bi sogna fare qualcosa, è un'immoralità che offende Milano...». Il cinema «nero» ha messo gli occhi sul metrò e incomincia a servirsene con «Milano rovente», che da lunedì è in prima visione. Storia di droga e di prostituzione nella quale sfrecciano i lucidi treni della metropolitana e c'è una ragazza che viene affogata nell'acqua marina del Terracquarium, zoo e acquario sotto piazza Duomo, con iguana e altri sauri, pigri serpenti e pesci tropicali e scimmiette colleriche. C'è un'interrogazione dell'onorevole Verga al ministero dell'Interno sul «dilagante teppismo nelle stazioni della metropolitana milanese» e c'è la risposta del ministro. Ammette che «esiste il problema della sicurezza pubblica nei sottopassaggi della metropolitana», afferma che è dovuto «al formarsi di gruppi di giovani che vivono di espedienti e di accattonaggio». Prosegue: la polizia fa tutto quello che le è possibile; «nel mese di gennaio e febbraio del corrente anno sono state controllate oltre 400 persone: 153 sono state accompagnate in questura e 13 arrestate». Le cose sono dunque a questo punto. «I bassifondi della MM» e «La giungla del metrò» scrivono i giornali. Era inevitabile. Ovunque una metropolitana risucchia, coagula la malavita e il teppismo. Quel budello diventa punto di riferimento di balordi. Per diversi motivi e tutti naturali. Ora, alla direzione della MM in via del Vecchio Politecnico mi dicono: «Gli altri stanno peggio». Il guidatore dei treni della metropolitana di New York è chiuso in una gabbia che lo protegge dalle aggressioni. Grido d'allarme a Parigi. Si chiede l'istituzione di una brigata speciale antigang contro i teppisti sotterranei. Aumentano le aggressioni a donne sole. «Da qualche mese viene praticata una nuova forma dì racket: due o tre teppisti si schierano davanti ad un marciapiedi o a una scala meccanica e reclamano un franco a ciascun passeggero come tassa di passaggio. Di notte, all'uscita delle stazioni, altri giovinastri esigono dieci franchi o più per lasciare passare i viaggiatori isolati. E' consigliabile quindi viaggiare in gruppi come ai tempi delle carovane del West». Più che raddoppiati in un anno i borseggi e le rapine nel metrò londinese, dove «danneggiamenti intenzionali al materiale rotabile», cioè il puro vandalismo, sfiorano i 50 milioni l'anno. I guai degli altri non sono motivo di conforto. Non confortano affatto i dirigenti della MM, che con molto realismo devono ammettere che la loro bella e funzionale metropolitana ha soltanto nove anni ed è già inquinata. L'amministratore delegato Salvini mi dice: «Forse fu un errore ammettere là sotto le sale gioco...». Con flipper e macchinette che richiamano per lo più oziosi e sfaccendati. E poi, certi baretti dove non è difficile trovare donnine di vita, tipi in odore di droga, giovani che un tocco di ombretto sotto le palpebre fa ambigui. Salvini ha il coraggio di non nascondere la piaga sotto il cerotto, ammette l'infezione, dice: «E' il teppismo, è la mala che si trova anche nelle vaste stazioni ferroviarie». Poi aggiunge una cosa interessante: «Purtroppo, un metrò offre qualcosa di più di una stazione ferroviaria. Dà il caldo». Ecco: sopra c'era lo smog, la nebbia, tutti gli accidenti della Milano invernale; qui sotto il tepore e l'asciutto e la luce sempre. Una ragazza che scappa da casa dove va a cercare rifugio? Nella metro- prruvBcs«mMttnasnaInrIcdddpplqnhZ politana. I randagi dove riparano? In qualche corridoio di raccordo del metrò. E perché un drogato dovrebbe rabbrividire in un sacco a pelo su a Brera mentre nella MM trova calduccio? Un collega milanese, cronista assai attento, mi dice: «Sai qual è il punto? E' che la metropolitana ha portato a Milano qualcosa che non era tìpico di Milano. Era una città che non aveva bassifondi né veri ghetti di delinquenza, adesso là sotto vi trovi la stessa mala degli angiporti nelle città di mare. Vogliamo andare a vedere?». Andiamo. I primi che si incontrano sono i contrabbandieri di sigarette, accendini, altre cose. Insistenti e fastidiosi. (Si chiude un occhio o tutti e due, si dice: «Finché fanno del contrabbando non fanno di paggio»). Mi viene mostrata una topografia nera del metrò. I protagonisti e i banditelli delle gesta di sopra, rintanati qui sotto. Stazione Cordusio. Su ci sono banche con fattorini che entrano ed escono e hanno borse gonfie di soldi. Zona di scippi. «Scippatori — dice il cronista — che te li ritrovi nella stazione Cordusio. I topi saltano in superficie, poi qui si rintanano». Andiamo avanti. Stazione Duomo. Una vasta piazza e budelli sotterranei, un brulicare di vita. Ma vi sono anche angoli e corridoi pressoché deserti. C'è quel tunnel che da Duomo va a Cordusio e che, nell'ambizioso programma, doveva ripetere sotto terra la vivacità della sovrastante via Orefici. E' squallido, vuoto, s'incontra qualche ceffo. Una donna non si avventurerebbe sola. Vasta e piena di corridoi è stazione Duomo, si dice che i drogati di Brera si sono già trasferiti o si stanno trasferendo qui. Continuiamo. San Babila. Ci sono stati pestaggi: quelli di sopra, nella piazza, si sa; ma le aggressioni diventano frequenti anche nella stazione del metrò. Si arriva a Loreto. Qui c'è di tutto. E' la «corte dei miracoli». Droga, barbuti, furti, borseggi, risse, il gioco delle tre tavolette, gli scappati da casa e l'accattonaggio prepotente, barboni, tipi strani. Uno chiede: ma che fa la polizia, perché non interviene? Gli rispondono: «Se arriva un poliziotto, appena è segnalato da lontano, tutti spariscono. Se appare un carabiniere, lo vedono e tutti stanno buoni finché luì sta lì». Non è motivo di conforto sapere che negli altri metrò c'è di peggio. Dovrebbe essere anzi un avvertimento: stroncare o limitare il male finché si è in tempo, prima di dover chiudere i guidatori dei treni in gabbie protettive. Sarebbe drammatico arrivare a quel punto. E' già cupa di per sé la vita nel metrò. Tutto è efficiente e si sa che non ci sono imprevisti: si prende un treno che passa ogni 90 secondi e si arriva in ufficio in otto minu¬ ti. Otto e mai nove. Tutto è dunque molto regolare, però nessuno nel metrò sembra avere un canto nel cuore. Trecentomila persone al giorno, ma non c'è quasi conversazione. E' efficiente, ma abbastan- za triste il metrò. Ci si entra e si esce alla svelta, quasi scappando. Ma c'è chi ti blocca. Un giovane robusto e deciso che chiede brutalmente cento lire. Se non gliele dai, ti manda al diavolo e mostra i pugni. Cerchi aiuto e solidarietà attorno, ma trovi indifferenza. La gente incupita pensa a sé Forse ha paura La gente è diversa quando è in un tunnel. Dai le cento lire al barbuto e corri alla scala mobile che ti porta all'aperto. C'è il sole che accoppa o c'è la nebbia o che altro diamine c'è, ma non importa: usciti da un sotterraneo, va tutto bene. Luciano Curino In attesa dell'ultimo treno della sera in una stazione della metropolitana milanese (foto Grazia Neri)

Persone citate: Brera, Carlo Faroldi, Grazia Neri, Mei, Salvini

Luoghi citati: Milano, New York, Parigi