"Cara Milena"
"Cara Milena" Parla la Radio Vaticana "Cara Milena" La "lettera aperta" di un padre gesuita alla ragazzina genovese uccisa: "Sei la testimone della nostra barbarie; un delitto perfetto è ignominia per tutti" (Nostro servizio particolare) Città del Vaticano, 16 giugno. «Bella e cara Milena, forse hai sorriso durante la lettura di una sentenza che ha lasciato molti di noi allibiti ed altri soddisfatti», così dice in una «Lettera aperta a Milena Sutter», letta oggi alla Radio Vaticana, il gesuita p. Francesco Pellegrino. Dolore e preoccupazione ha espresso il religioso, rivolgendosi alla fanciulla morta in seconda persona, con accenti commossi e in forma di preghiera: «Ti preghiamo Milena, ora felice sulle ginocchia di Dio, non sorridere sul nostro dolore e sulle nostre preoccupazioni. Di là dove sei, puoi ancora fare qualche cosa per noi. Forse nessun Papa ti darà l'aureola di martire che Pio XII dette a Maria Garetti, eppure martire ossia testimone tu lo sei. Se non di una specifica virtù cristiana, come vuole l'usanza, sei l'implacabile testimone della nostra barbarie. E ricordati anche di quell'ignoto che ti uccise, anche lui ha bisogno del tuo aiuto per tornare uomo tra gli uomini. Non già con la pena di morte o l'ergastolo, ma con quel decisivo bisturi guaritore che si chiama rimorso e che nessuna lunga vita può placare». Quanto al problema lascia¬ to insoluto dal tribunale genovese, nelle «Lettera aperta a Milena Sutter» si osserva «E' terribile pensare che in Italia e a Genova un "qualcuno" possa uccidere una innocente fanciulla com'eri tu, tanto carica di sogni e di speranze felici, gettarne il corpo puro a mare, senza che si venga a sapere chi è stato. Tu l'hai visto bene quel qualcuno, lo hai fissato negli occhi con i tuoi, sbarrati dallo spavento in quell'amaro pomeriggio del 6 maggio 1971. Noi non ne conosciamo ancora né il nome né il volto, la sentenza di Genova ha stabilito così. Siamo addolorati dal pensiero che qui in Italia, con millenni di civiltà e di cristianesimo alle spalle, si può compiere impunemente un delitto perfetto. E' una ignominia per tutti, sai, questo fatto del delitto perfetto, né ci conforta per nulla il ricorso alla condizione umana. E siamo preoccupati: quell'ignoto assassino che ha reciso il fiore in boccio della tua vita, circola liberamente tra noi sotto la maschera di cittadino intemerato. Chissà che non possa colpire ancora. Capisci, Milena, dove ci ha portati la cosidetta civiltà moderna con le sue complicanze, incertezze, manie, col suo lassismo e la sua sfrenata libertà», f. p.
Persone citate: Francesco Pellegrino, Maria Garetti, Milena Sutter, Pio Xii
Luoghi citati: Città Del Vaticano, Genova, Italia
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