Hanno rapito il piccolo Mirko per vendicarsi del padre ricco di Piero Cerati

Hanno rapito il piccolo Mirko per vendicarsi del padre ricco Hanno rapito il piccolo Mirko per vendicarsi del padre ricco Il magistrato è convinto che i banditi conoscevano bene il Panattoni e lo invidiavano per la fortuna che si era creata (Dal nostro inviato speciale) Bergamo, 16 giugno. C'è finalmente una verità nel sequestro di Mirko Panattoni, il bambino rapito a Bergamo il 21 maggio scorso e rilasciato dopo diciassette giorni dai banditi. La vicenda ha come fine non solo l'estorsione, ma anche la vendetta; vendetta contro un uomo come Enrico Panattoni che, da semplice venditore di castagnaccio, in vent'anni di lavoro era riuscito a diventare proprietario di un ristorantebar, a gestire altri due locali e a continuare l'espansione dei suoi affari. Ora, dopo aver pagato il riscatto per riavere il figlio, è obbligato a ricominciare da capo. E' stata anche precisata la cifra che il padre di Mirko ha sborsato: duecento (non trecento) milioni, portati sull'autostrada Milano-Torino verso una zona solitaria di Pero, quasi allo svincolo del capoluogo lombardo, da Enrico Panattoni e dal figlio Marzio. «La motivazione principale del sequestro va ricercata nell'ambiente di Panattoni — ha detto il giudice Battila, che dirige le indagini —. La sua scalata sociale aveva dato fastidio o sollevato l'invidia di qualcuno». Non è stata la vendetta contro un uomo che si è comportato male, è stato il desiderio di colpire chi con il lavoro era riuscito a crearsi una piccola fortuna. Le indagini sul rapimento hanno portato all'esclusione di certi ambienti della malavita: non si tratta di rapinatori che hanno deciso di cambiare il tipo di crimine, considerando più redditizio il sequestro di persona, non sono abili pregiudicati o dilettanti e professionisti della delinquenza conosciuti dalla polizia e dai carabinieri: di costoro sono stati studiati i movimenti nei 17 giorni del sequestro di Mirko e tutto è risultato regolare, ciascuno è in possesso di un alibi. A questo punto, quale ipotesi rimane sulla figura dei rapitori? Risponde il giudice Battila: «Il capo della banda è bergamasco; forse ha ricevuto utili suggerimenti per portare a termine il sequestro da un elemento esterno, da qualcuno che già aveva compiuto un rapimento riuscito alla perfezione». Che cosa c'è a sostegno di questa tesi? I biglietti e le telefonate intercorse tra Panattoni e i banditi dimostrano una perfetta conoscenza di Bergamo e dintorni. Inoltre, a un certo punto si fa riferimento a un bar «che è appartenuto a Enrico Panattoni», particolare che indica come i banditi conoscessero a fondo la loro vittima. «Noi avevamo deciso di basare le indagini sulla testimonianza di Mirko — ha detto oggi Battila —, invece essa si è dimostrata contraddittoria se non falsa. Nel racconto del bambino vi sono invenzioni e modificazioni della realtà. D'altra parte, egli ha sempre detto di essere stato minacciato dai banditi, quindi quando parla ignoriamo se dice o no la verità». Mirko era un punto di partenza per le indagini, ora questo punto è venuto meno. E' notizia nuova anche quella delle minacce (finora, ufficialmente, risultava che Mirko era stato trattato bene), anche se Battila fa riferimento a un «lavaggio del cervello» e non alle percosse: con tutta probabilità, a Mirko è stato ripetuto più volte che rischiava di essere rapito un'altra volta e che suo padre sarebbe stato ucciso, se non avesse raccontato ciò che banditi gli dicevano. «Mirko — ha aggiunto il giudice — ha recitato anche davanti alla televisione le sue lezioncine, apprese molto bene. Forse, però, dirà la verità tra qualche mese, non a noi né ai genitori (oggi, di fronte ad alcune domande di suo padre, si chiudeva in un ostinato mutismo), ma a qualche compagno di giochi o di scuola. Allora avremo qualche elemento sicuro». Giancarlo Battila, il sostituto procuratore della Repubblica che dirige l'inchiesta sul rapimento di Mirko, ha fatto queste dichiarazioni oggi pomeriggio, dopo un «vertice» degli inquirenti (presenti il procuratore capo, il questore, il comandante dei carabinieri e funzionari della questura), durante il quale è stato smentito che il ministero dell'Interno ha posto una taglia sui rapitori di Mirko. Piero Cerati

Persone citate: Enrico Panattoni, Giancarlo Battila, Mirko Panattoni, Panattoni

Luoghi citati: Bergamo, Milano, Pero, Torino