Entrate fiscali in Italia inferiori al previsto di Giulio Mazzocchi

Entrate fiscali in Italia inferiori al previsto NEL PRIMO TRIMESTRE DI QUEST'ANNO Entrate fiscali in Italia inferiori al previsto Sono state di 3284 miliardi, con un aumento di 436 sullo stesso periodo del '72, ma con una diminuzione di 366 rispetto alle previsioni - Se il fenomeno dovesse continuare, lo Stato incasserebbe quest'anno 1300 miliardi in meno di quelli segnati nel bilancio di previsione - Molto forte l'evasione dell'Iva - Duro richiamo di Valsecchi (Nostro servizio particolare) Roma, 15 giugno. Il ministero delle Finanze ha comunicato soltanto oggi l'ammontare delle entrate tributarie del primo trimestre: hanno reso il 10 per cento in meno del previsto, l'evasione all'Iva è molto forte. Se il fenomeno dovesse continuare, lo Stato incasserebbe quest'anno ben 1500 miliardi in meno di quelli segnati nel bilancio di previsione dello Stato. Il minor gettito tributario appare una delle cause dell'inflazione in atto: per far fronte alle spese, il Tesoro deve effettuare un maggior ricorso alla Banca d'Italia (cioè alla stampa di moneta), mentre all'inverso resta a disposizione dell'economia una liquidità superiore a quanto previsto e voluto e la liquidità si trasferisce all'estero. Il ministro delle Finanze Valsecchi, commentando la situazione, si dichiara oggi «indotto a richiamare la rigorosa applicazione della legge e delle sanzioni previste ». Eun richiamo che giunge solo a metà anno. Quanto alle sue conseguenze, conoscendo la « pigrizia » dell'amministrazione italiana, è lecito ritenere che essa attenderà di ricevere un analogo «richiamo» dal prossimo governo. E quando anche quel richiamo sarà giunto, ad applicarlo risulteranno presenti solo la metà degli attuali « alti burocrati»: dal primo luglio quadri direttivi dello Stato resteranno dimezzati per l'esodo volontario offerto da questo governo. Le entrate complessive detrimeste sono state pari a 3.284 miliardi, con un aumento di 436 miliardi (4-15,3 per cento) sull'uguale periodo 1972 ma con meno 366 miliardi rispetto alle prevision(—10,02 per cento). Nel bilancio statale s'erano cioè iscritte entrate che avrebbero dovuto risultare cresciute del 2896! I compilatori dquesta previsione non hanno tenuto conto della flessione che s'era registrata nel primo trimestre '72. Essi hanno segnato un aumento per i'73 come se nel '72 si fossincassata la cifra in precedenza prevista. A parte i macroscopici errori di previsione (che in ultima analisi ottengono però un effetto inflazionistico), restil fatto che le imposte diretthanno avuto un «buon comportamento », come dicono tecnici dell'incasso. Il « crolo» si è avuto sull'Iva. Quando si conobbero i dati deprimo bimestre, cioè dell dichiarazione Iva delle fasce d'affari soggette a trattamenti agevolati, si desunse, dal loro ottimo andamento, che il ministero aveva sbagliato in eccesso tutte le aliquote e che avrebbe incassato assai più dei 4050 miliardi previsti per tutto l'anno. Ora però si è di fronte all'incasso del primo trimestre che è di soli 745 miliardi (che ne darebbero tremila in un ann.0) e si scopre, perciò, la ragione per cui il ministro Valsecchi un mese fa bruscamente manifestò la sua opposizione alle misure suggerite dagli altri tre ministri economici ( Industria, Bilancio e Tesoro), i quali avevano approntato un piano per fermare i prezzi, che prevedeva anche la riduzione delle imposte di fabbricazione sullo zucchero, la benzina e le sigarette. La ragione dell'opposizione di Valsecchi non era « politica » (un siluro dei « fanfaniani » ad Andreotti): era reale. L'Iva stava dando assai meno del previsto: non c'era affatto un margine di mille miliardi da usare in defiscalizzazioni o altri interventi. Al contrario: c'era un buco di miliardi. V'è però da chiedersi il perché d'un silenzio tenuto tanto a lungo nei confronti dell'opinione pubblica e degli organi politici del Paese. Si deve rispondere che il silenzio è valso a non far chiedere « la rigorosa applicazione della legge », nel momento in cui il governo era pienamente in carica. Alla « tolleranza » fiscale attuale, si dovrà perciò sostituire la rigorosità di legge del prossimo governo. Che sull'Iva l'evasione sia clamorosa è fuor di dubbio. Dalle frontiere, infatti, passano valori che sono pari solo a un sesto circa del complessivo valore aggiunto nazionale, ma ciò che passa alle frontiere è rigorosamente controllato. Ebbene: alle frontiere, l'Iva ha fruttato ben 275 miliardi contro i 430 che ha fruttato all'interno del Paese (più circa 40 miliardi sui generi di monopolio, anche essi rigorosamente controllati). L'evasione dunque c'è ed è fortissima (ma c'è anche la conferma che le aliquote sono superiori al voluto). E' anche chiaro che l'evasione consiste nel denunciare giri d'affari annui inferiori a 20 o ad 80 milioni, laddove sono superiori. Così si spiega il forte gettito di queste due fasce e quello scarsissimo della fascia superiore a 80 milioni. Non si ha notizia che finora ci sia stato un solo verbale di denuncia per evasione all'Iva: solo il 2 gennaio la Guardia di finanza si mosse a Genova, ma il ministero la richiamò alla « tolleranza » per i primi giorni. Sono passati ormai i primi sei mesi, ma anche la applicazione dell'Iva è tra le eredità che si trasmettono al prossimo governo. Giulio Mazzocchi

Persone citate: Andreotti, Valsecchi

Luoghi citati: Genova, Italia, Roma