Si muore per la linea di Ezio Minetto

Si muore per la linea Si muore per la linea E' proprio vero, dunque, che la gente, pur di dimagrire, è capace di tutto: e, qualche volta, persia di morire. La corsa a perder peso la si fa, ormai, per due motivi: per dar retta, razionalmente, ai « persuasori palesi », cioè ai medici, agli igienisti, alle statìstiche di mortalità, alla collettiva paura delle « malattie da eccesso »; e, inconsciamente, per non disobbedire ai « persuasori occulti » ed a quella loro orgia di manifesti e di réclames dove esisto» solo linee sottili che escon fuori da strettissimi blue jeans. Pancetta? celluliti? sottonienti? linee tozze e piramidali? chi ancor se li porta dietro ormai si vergogna, quasi fosse il ridicolo sopravvissuto di una razza dichiarata estinta. E allora si cercali passaporti nelle medicine; e, pur di stare in inedia, si farebbero carte false. L'abbiamo visto l'anno scorso, il bell'esempio venuto dall'Australia: dove un certo numero di donne, pur di obbedire ad una raccomandata dieta di esclusive zucche e carote, non han badato a spese: e — naturalmente abolendo gli orribili zuccheri, i disgustosi grassi e le ignobili proteine — si son messe a mangiarne almeno un chilo al giorno, per mesi e mesi: sempre solo carote e zuc¬ che. Sinché si son trovate mezze itteriche, colla pelle inaridita, con disturbi ovarici, emorragie, sintomi psichici e persino una cirrosi del fegato. Carenza totale alimentare e intossicazione da vitamina A, ecco che cosa ci avevan guadagnato; una specie di malattia, quasi sperimentale; di quelle che, in laboratorio, ci si diverte a studiare nei topolini. Quante sono le persone che, alla spicciola, buttali giù, per mesi ed anni, medicine a base di tiroide, diuretici ed altro come se fossero — scusate il bisticcio — altrettante caramelle o cioccolatini? E, poi — visto che col medico stan zitti — provate a trovare la causa di certi esaurimenti, di certe tremende stanchezze, di pericolosi squilibri dello stato generale. Ci vogliamo render conto che, oggi, quasi tutte le medicine sono capaci di far «anche» del male? La notizia di ieri, però — una donna di 48 anni morta e la nipotino di 9 entrata in coma mezz'ora dopo avere ingerito « una medicina per dimagrire » — è qualcosa di ben diverso. Avvelenamento? intossicazione? intolleranza? cattiva valutazione delle condizioni di salute dei due soggetti oppure impropria indicazione alla cura con quel farmaco? Viene in mente quell'altro esempio di 2 anni fa — 20 morti e centinaia di intossicati — con il « Menocil » (il farmaco dimagrante che, secondo il «Der Spiegel» era stato messo in commercio senza sufficienti garanzie e prove). Possibile che, in tutto il mondo, per mettere un semaforo ad un angolo di strada, si debba sempre attendere il grosso e mortale incidente? o che, per non aver fughe e scoppi di gas nelle nostre città, si debbano riunire commissioni di esperti sempre dopo e non mai prima? e che per far le cose più seriamente nel campo dei farmaci ci siati volute, nel '37, la tragedia dell'« elixir di sulfanilamide » (76 persone morte per aver ingerito sulfamidici in dietilenglicole) e poi, nel '61, la grande tragedia del talidomide? Leggiamoci un po' i criteri enunciati dallo Scientific Group of World Health OrganLation (« Principles for the clinical èvaluation of drugs » Tech. Rep. Serv. Wld. Hlth. Org. 403, 1968). Siamo poi così sicuri (a tener d'occhio la cronaca, in verità, si direbbe proprio di no) che tutto, nel campo dell'affidabilità ad un farmaco, venga sempre fatto così bene? Ezio Minetto

Luoghi citati: Australia