Il caso dei piccini che non vogliono mangiare per meglio affermare la propria personalità di Angelo Viziano

Il caso dei piccini che non vogliono mangiare per meglio affermare la propria personalità Spesso la "anoressia,, è di origine psichica più che somatica Il caso dei piccini che non vogliono mangiare per meglio affermare la propria personalità Nessuna causa morbosa apprezzabile: l'infante rifiuta il cibo perché vede in ciò il solo mezzo per manifestare la propria volontà di fronte alle pressioni dei genitori - Un consiglio, non drammatizzare - Conclusioni dell'ultimo congresso di "nipiologia" a Riva del Garda Quando — or sono tanti anni — il professor Cacace «inventò» la nipiologia — studio del bambino che ancora non parla — non pochi pediatri sorrisero un po' ironicamente all'idea di voler estrapolare dalla pediatria, che già la comprendeva, una materia che poteva sembrare di limiti assai ristretti per fruire di veste autonoma. Si era allora ben lontani dalla tendenza attuale alla inflazione delle specializzazioni e delle cattedre universitarie. Tuttavia col passar del tempo anche la pediatria, germogliata dalla clinica medica generale, ha tanto allargato il suo campo di investigazione e di assistenza, da dare largo spazio innanzitutto alla puericultura come suo virgulto speciale nell'ambito della specialità generale. Non solo; in fatto di aggiornamento delle categorie di pazienti in ordine d'età di sua competenza si è accorta di potersi aggiudicare anche l'adolescenza (età di transito verso l'adulto). E' nata, pertanto, nel suo seno anche la «neaniologia» come branca al suo limite superiore, per ì più approfonditi controlli oltreché della pubertà pure della post-pubertà. Nel frattempo l'antiveggenza del Cacace — pur scomparso il Maestro — andò maturando i suoi frutti, sicché la nipiologia ha ottenuto riconoscimento ufficiale. Giorni fa è arrivato al suo 16" Congresso nazionale italiano, svoltosi a Riva del Garda. Con quale bagaglio? Tanto ricco da costituire materia interdisciplinare, laddove cioè il pediatra-nipiologo deve avere la collaborazione principalmente dell'ostetricia e ginecologia e della genetica. La nipiologia non si limita a studiare morbilità e mortalità perinatale, oggi purtroppo ancora eccessiva, ivi comprese le embriopatie (malfor mazioni congenite) e le nascite immature, scoprendone le cause vicine o lontane, e neppur soltanto a prevenire la patologia che sul lattante può incombere successivamente; ma col sempre suo più vivo interesse si preoccupa di facilitare l'adattamento di quei piccini ancor tanto fragili alle stressanti condizioni del nuovo mondo esterno, cui si sono repentinamente affacciati appena fuorusciti dalla protezione di quel «mondo subacqueo», come lo chiama Morgante, che è il sacco pieno dì liquido amniotico — nel grembo materno — in cui hanno vissuto per i classici nove mesi. Soprattutto per quest'ultimo scopo è nata la nipiologia. E poiché al rischio del disadattamento fisico si associa quello, non di rado predominante, di indole psicologica, ecco che alla nipiologia spetta studiare oltreché i fenomeni fisiologici e patologici somatici che gravitano nell'età di sua competenza anche e particolarmente quelli psicologici. Di lì l'importanza dell'interpretazione del pianto (i vari tipi di pianto), del riso, delle svariate gesticolazioni, manifestazioni mimiche ed emotive con cui l'infante si esprime in sostituzione della parola non ancora conquistata. Una esatta interpretazione non è abitualmente facile da parte delle mamme e ripetute incomprensioni di esse possono ingenerare «contestazioni» del bambino con pianti ancor più in apparenza assurdi, cui a lor volta certe mamme (o entrambi i genitori) talora, dopo tante carezze, finiscono col rispondere a «quei capricci» con incontrollata durezza. Si forma allora un circolo vizioso tra anomala reazione del bimbo ed anomala reazione della genitrice. Conflitti del genere tra bimbetto e madre rischiano di innescare nel piccino quella forma di rifiuto al cibo che è detto «anoressia nervosa o psichica), perché si tratta di una inappetenza non dipendente da cause morbose altrimenti apprezzabili. Ciò avviene perché il bambino piccolo non ha altro mezzo che il rifiuto del cibo per manifestare la sua volontà o la sua sofferenza, per esprimere tanto la sua insoddisfazione affettiva quanto il suo scontento se l'ingestione del cibo gli viene imposta in maniera coercitiva. I significati, le cause ed i criteri moderni di terapia delle anoressie nervose — diciamolo pure al plurale — in età nipiologica (che potranno proiettare conseguenze in età successive) costituentisi in un clima di ansietà ed insicurezza della madre e del bambino ed interpretate come reazioni del bambino stesso all'ambiente familiare sono stati tema del IV Concorso nazionale «Nipiol - Buitoni», promosso dalla Società italiana di nipiologia. Questa nel congresso citato di Riva del Garda ha assegnato i primi due premi alle opere rispettivamente della professoressa M. Linda Grossi Bianchi e del dottor Pietro Escalar. Si tratta di due lavori di alto interesse medico e sociale. Analizzano e denunciano, oltre certe difettose impostazioni delle abitudini alimentari della prima infanzia, talune particolari situazioni socio-economiche familiari; ammoniscono sul fatto che in ultima analisi l'anoressia psichica del bambino è sostenuta dai genitori incapaci di rendersene conto. Come elementi profilattici e curativi si profila innanzitutto un'azione psicoterapica dell'ambito familiare. Ai genitori è richiesto di non drammatizzare e mantenere un atteggiamento affettuoso sì, ma privo di ansia e non eccessivamente protettivo. Sta al medico consigliare il trattamento dietetico adatto, bene equilibrato per lo sviluppo fisico e psichico del bambino. Escalar nella conclusione del suo studio mette pure in evidenza certi stretti rapporti che intercorrono tra anoressia psichica dell'età evolutiva in genere ed altri gravi problemi del mondo d'oggi: l'urbanizzazione, il traffico, la difficoltà di comunicazioni interpersonali, le nevrosi della società consumistica. Angelo Viziano

Persone citate: Cacace, Escalar, Morgante, Pietro Escalar

Luoghi citati: Riva Del Garda