Assassinò a coltellate una giovane sposa convinto di uccidere ramante della moglie

Assassinò a coltellate una giovane sposa convinto di uccidere ramante della moglie Rinvio a giudizio per il delitto di strada del Pascolo Assassinò a coltellate una giovane sposa convinto di uccidere ramante della moglie L'imputato, un manovale di 33 anni, è seminfermo di mente - Ubriaco, spiò da una finestra una donna che si spogliava: colto da un "raptus" entrò (la porta era aperta) e colpì all'impazzata - Un'assurda giustificazione: "Credevo che in quella casa abitasse l'amico di mia moglie" Condannati ma subito messi in libertà tre rapinatori di Moncalieri Respinto dalla moglie, che ave. va rifiutato di avere rapporti con lui, ubriaco di vino e ossessionato da immagini oniriche, Arturo De Ronzo, 33 anni, vagò tutta la sera senza meta finché, posando gli occhi alla finestra di un alloggio al primo piano, vide una giovane donna che si spogliava. Non capì più nulla e constatato dall'esterno che la casa era rimasta deserto, «spinto dalla sua lubrica fantasia», entrò nel portone e salì al piano rialzato, dove trovò la porta dell'alloggio aperta. Decise d'impulso di approfittare della circostanza. Si tolse le scarpe, avanzò tentoni nel buio, raggiunse la camera da letto, urtò nella carrozzina dove dormiva il bambino e si gettò come una furia sulla donna che si era appena coricata. Colpì all'impazzata col coltello una, due, tre, quattro volte. In quel momento rientrò il marito della vittima, capì, urlò: «Disgraziato, assassino, hai ucciso mia moglie». De Ronzo, ormai svuotato di ogni ferocia, lo guardò assorto, rispose: «Ho ammazzato l'amante di mia moglie». Così il giudice istruttore dottor Franco ricostruisce, nella sua sen. tenza di rinvio a giudizio, l'omicidio di strada del Pascolo 51, in regione Barca, compiuto la sera del 9 dicembre '71. La vittima, Margherita Romano in Nardin, 20 anni, era madre di due bambini. Spento il televisore dopo «Canzonissima», salutati gli amici del marito che avevano trascorso la serata in tinello a giocare a carte, si preparava per andare a letto. L'omicida, padre di tre figli, capitò lì per caso. Questa è la tesi del giudice istruttore, che disattende quella del pubblico ministero. Non ci fu quindi premedita- zione. E' vero che il De Ronzo aveva in tasca un coltello ma, os. serva il dottor Franco, «l'imputato ha sostenuto di portare usualmente l'arma, e si può prestargli fede, se si pensa che molti meridionali hanno l'abitudine di tenere sempre il coltello. D'altra parte se si dovesse ritenere che il porto dell'arma era stato preordinato alla commissione del delitto, bisognerebbe pensare che il De Ronzo uscì di casa per uccidere la Romano, mentre si sa che egli se ne andò seccato per il rifiuto della moglie». Come si difende l'assassino? Dando una spiegazione assurda del fatto, e anche per queste ragioni il perito professor Mossa l'ha ritenuto seminfermo di mente; «un uomo tormentato da immagini oniriche, cariche di tale evidenza rappresentativa da assumere l'aspetto di allucinazioni». La moglie del De Ronzo aveva ima relazione con un giovane, e il marito Introdusse questo elemento nella confessione al magistrato. «Giunto in strada del Pascolo, raccontò, vidi attraverso le persiane non so bene se tre o quattro persone sedute al tavolo che gio. cavano a carte (gli amici e il marito della Romano, n.d.r.). Tra questi credetti di riconoscere, dalla pettinatura, l'amante di mia moglie. Pensai che avesse un'altra amica In quella casa, o che abitasse in quell'alloggio. Mi nascosi e aspettai che uscisse, perché volevo farla finita. Ad un tratto la porta si aprì, uscirono tre uomini ma non vidi quello che credevo fosse il mio rivale. Appena si furono allontanati, entrai in casa, la porta era aperta. Guardai in tinello, nessuno; mi diressi alla camera da letto, vidi una persona sotto le coperte. Convinto che fosse lui, mi gettai sopra quel corpo». Il De Ronzo deve rispondere anche di tentato omicidio del Nardin perché quando questi rientrò in casa fu aggredito dall'omicida che gli vibrò una coltellata. ■k * Un gruppo di giovani, quasi tutti abitanti nella zona di Moncalieri, è comparso ieri in assise (prts. Luzzatti, p.m. Witzel, cane. Santostefano). I tre princi¬ pali imputati, Pancrazio Chiruzzi, Giancarlo Guidi e Giuseppe De Feudis, tutti di 21 anni, dovevano rispondere di alcuni furti, ai danni di tabaccherie. Ma due di questi « colpi » si erano trasformati in rapine. Altri cinque imputati, a piede libero, erano accusati prevalentemente di ricettazione. In particolare, la cosiddetta « banda di Moncalieri » prese di mira le tabaccherie di Arrigo Carletti, corso Principe Eugenio 34; Teresa Moncalvo, largo S. Paolo 125 e Bianca Gala in Prato, corso Giulio Cesare 131. I tre usavano un'auto rubata, guidata dal De Feudis. Gli altri due entravano nel negozio, chiedevano una marca per patente e poi sottraevano l'intero registro, con qualche centinaia di migliaia di lire in valori bollati. Al Carietti dissero: « Fermo o sparo »; alla Moncalvo mostrarono una pistola di plastica. La corte ha condannato Chiruzzi, Guidi e De Feudis a 4 anni di reclusione ciascuno. De Feudis ha avuto anche 2 mesi di arresto per guida senza patente. Gli altri imputati, per ricettazione, hanno avuto le seguenti pene: Salvatore Salvo 2 anni; Salvatore Pinna 4 mesi e 15 giorni; Aldo Filasiero 1 anno; Corrado Nanni 3 mesi; Ignazio Cucca 8 mesi. Quest'ultimo con la condizionale. E' stata pure ordinata la scarcerazione dei tre detenuti, per scadenza dei termini di detenzione preventiva.

Luoghi citati: Moncalieri, Prato