Giro-record per Merckx, sempre in rosa

Giro-record per Merckx, sempre in rosa A Trieste, sull'ultimo traguardo, finalmente una vittoria di Basso Giro-record per Merckx, sempre in rosa Ha uguagliato il record di Alfredo Binda, portando l'insegna del primato dalla partenza alla fine - E' il suo quarto Giro concluso da dominatore - Il "vecchio" Gimondi (secondo) è ancora il migliore degli italiani - Terzo il neo-prof essionista Battaglin, tradito dalla sfortuna e dall'inesperienza - A Fuente il G. P. della Montagna, ma in complesso gli spagnoli hanno deluso (Dal nostro inviato speciale) Trieste, 9 giugno. Marino Basso è riuscito ad acciuffare la fortuna per i capelli proprio sull'ultimo traguardo del Giro d'Italia. Stavolta il campione del mondo non è caduto nella morsa costituita da Van Linden e Karstens soprattutto grazie all'ottimo lavoro della sua squadra che, prodigandosi con spregiudicatezza e rabbiosa energia sull'interminabile rettilineo del lungomare triestino, è riuscita a proiettare lo sprinter vicentino verso una vittòria che gli consente di essere finalmente all'altezza del prestigio della sua maglia iridata. Ad un chilometro dall'arrivo, Gualazzini è scattato per annullare un allungo di Tumellero, un compagno di squadra di Battaglin. Il veneto ha subito ceduto ed altrettanto ha fatto De Vlaeminck, che aveva seguito l'iniziativa del gregario della Bianchi. Gualazzini si è voltato indietro ed ha visto sopraggiungere Basso, alla ruota di Bitter. Il possente ex muratore parmigiano si è messo in testa al «treno» della Bianchi ed ha condotto la volata del campione del mondo fino al cartello dei cento metri. A questo punto Marino gli ha gridato «A destra, a destra!», Gualazzini ha allargato verso la sua destra, costringendo il sopraggiungente Karstens a rallentare il suo slancio e lasciando spazio alla sua sinistra per lo scatto decisivo di Basso. Ritter intanto allargava a sua volta leggermente verso sinistra, ostacolando l'azione di Van Linden di quel tanto sufficiente per impedirgli di prendere la ruota del campione del mondo. Gli ultimi sessanta metri, tolti di mezzo in questo modo i due sprinters della Rokado, si è trasformata in un entusiasmante a testa a testa fra Basso e Sercu. Ma il belga della Brooklyn, che era riuscito troppo tardi a portarsi in posizione buona per lo scatto, non ce l'ha più fatta a rimontare lo scatenato campione del mondo. Marino Basso, pazzo di gioia, ha tagliato il traguardo agitando il pugno in aria come volesse colpire un immaginario denigratore (e ne ha avuti tanti in questo giro) precedendo di una macchina Sercu, mentre Van Linden ha anticipato, per il terzo posto, i veneti Ongarato e Gambarotto. Si è così concluso, nell'atmosfera festosa di Trieste, il giro-record di Eddy Merckx. Il fuoriclasse belga ha eguagliato un primato del favoloso campione del passato, Alfredo Binda, portando la maglia rosa dalla partenza di Verviers all'epilogo di Trieste ed ha portato a termine, vittoriosamente, il quarto dei sei Giri d'Italia a cui ha par- tecipato. Eddy, è bene ricordarlo, avrebbe potuto eguagliare, anche nel numero dei trionfi finali in maglia rosa, un altro record di Binda, che si era aggiudicato ben cinque Giri d'Italia. Ma il k. o. del 1969, per un misterioso caso di doping a Savona (che non è stato mai risolto) gli ha negato questa soddisfazione. Il crescendo di Eddy Merckx nella sua carriera di protagonista del Giro, è stato comunque impressionante: nono a 11'41" da Gimondi all'esordio nel 1967, vincitore con 5'01" su Adorni nel 1968, mandato ingiustamente a casa per doping nel 1969, trionfatore con 3'14" su Gimondi nel 1970, assente nel 1971 avendo scelto il Tour, maglia rosa nel '72 con 5'30" su Fuente e oggi, con 7'42", su Gimondi. Le cifre stesse dicono che il trionfo assegnato a Merckx sul podio della piazza Unità d'Italia (alla presenza della signora Claudine) è stato il più largo della sua carriera. Merckx, giunto al via del Giro perfettamente rodato dalla partecipazione vittoriosa alla Vuelta, ha aggredito subito gli avversari e, valendosi di alcuni intelligenti accorgimenti nell'uso del materiale meccanico e la posizione in bicicletta, ha migliorato il suo rendimento in salita al punto da battere Fuente, lo scalatore più minaccioso, proprio sul suo terreno preferito. E' vero che Merckx, vincitore della classifica generale e di quella a punti, ha dovuto lasciare a Fuente il trionfo finale nel Gran Premio della Montagna; è altrettanto vero che il comportamento dissennato degli spagnoli tutti (non solo di Fuente), che hanno portato i loro attacchi in montagna senza alcuna base tattica, gli ha facilitato il compito. Alle spalle del dominatore del Giro, la classifica è la più sincera che si potesse pensare. Il vecchio Gimondi, sulla breccia professionistica ormai da nove stagioni, è il primo dopo Merckx come lo era già stato quattro Giri fa, nel 1970. Si punta ancora sul «vecchio», ma si incomincia ad avere un pò di fiducia nei giovani. Il veneto Battaglin, terzo alle spalle di Merckx e di Gimondi, è stato, senza dubbio, la grossa rivelazione del Giro. Una prestazione come la sua, nell'anno dell'esordio professionistico, è tale da indurre senz'altro all'ottimismo per il futuro. Battaglin ha pagato il suo tributo alla sfortuna nella tappa di Lanciano, ha subito da Gimondi un pesante handicap nella «cronometro» e non ha avuto più la possibilità, nel finale, di piegare un rivale anziano, ma in crescendo di rendimento. Senza la caduta nella discesa della Majelletta, senza certi errori tattici dovuti solo all'inesperienza, il veneto avrebbe potuto concludere il Giro al posto di Gimondi. La sua corsa comunque conferma che, mentre la «vecchia guardia» si affida ormai al solo Gimondi per tenere alto il suo prestigio, è lui, il ragazzo di Marostica, il capofila della nouvelle vague in attesa che anche Francesco Moser sia in grado di offrire la conferma del suo valore, che uno sfortunato debutto al Giro gli ha negato. Gianni Pignata Trieste. Merckx esulta per il suo quarto successo nel Giro