Viti compromesse anche nell'Acquese di Franco Marchiaro

Viti compromesse anche nell'Acquese Viti compromesse anche nell'Acquese (Nostro servizio particolare) Acqui Terme, 8 giugno. Danni valutati tra i due-tre miliardi per una violenta grandinata che la notte scorsa ha flegallato una delle zone vitivinicole più rinomate dell'Acquese, al confine tra le province di Alessandria e Asti. La grandine ha investito verso le due e trenta una fascia larga qualche chilometro tra Acqui, Strevi, Alice Bel Colle, Sant'Andrea di Cassine, Ricaldone, Maranzana e Mombaruzzo. Una zona dai cui vigneti si ricavano uve pregiate: Moscato d'Asti, Brachetto d'Acqui, Barbera e Dolcetto. Altre centinaia di milioni di danni, sempre per la grandice caduta mezz'ora dopo, in una fascia di sei-sette chilometri, tra San Giacomo di Roccagrimalda, Castelletto d'Orba, Carpeneto, San Cristoforo (dove dominano Dolcetto e Barbera) e Gavi Ligure, zona di produzione del pregiato Cortese di Gavi. «Credevo fosse la fine del mondo — raccontava stamane un agricoltore a Ricaldone, mostrando, a distanza di ore, i fossi ancora pieni di grandine — il cielo era nero, solcato da fulmini, è mancata la corrente elettrica, poi, dopo violenti rovesci d'acqua, è caduta per una ventina di minuti la grandine, asciutta, con chicchi grossi come noci. Sembrava di essere sotto un mitragliamento. Lavoro la terra da quarantanni, una grandinata cosi non la ricordo». Il discorso sulla difesa antigrandine è al centro dell'attenzione nella zona, la stragrande maggioranza, dopo quanto accaduto nelle ultime ore, non ha più fiducia nella «difesa aerea». Un fatto è certo: la notte scorsa non ha servito a nulla. «Gli aerei non si sono visti — dice la gente — i razzi non ci sono più. Il risultato è per noi disastroso». Centinaia di ettari di pregiati vigneti sono distrutti, il raccolto di quest'anno è perso al cento per cento, quello della prossima annata sarà compromesso almeno per il 50 per cento. «A Ricaldone — dice il sindaco Guido Sardi — gli agricoltori hanno abbandonato ogni altro tipo di coltivazione per dedicarsi alla viticoltura, con qualità pregiate. La grandinata ha colpito tutti i vigneti, alcuni sono andati completamente distrutti, di altri qualcosa si potrà ancora salvare, comunque bisogna calcolare che sia andato perso almeno il 70-80 per cento del raccolto». Un danno, valutato in denaro, che oscilla sui 300-400 milioni. «Si aggiunga — dice il presidente della Cantina sociale Ernesto Voglino — il danno per il nostro enopolio: rimangono le spese generali e non avremo uva da vinificare». Stamane il Consiglio comunale di Ricaldone è stato convocato in seduta straordinaria, per esaminare «la grave e crìtica situazione»: telegrammi sono stati inviati al ministero dell'Agricoltura, alla Regione e alla provincia, a tutti i parlamentari della zona per «sollecitare fattivi, immediati interventi». Analoghi telegrammi sono partiti da Strevi. «Il 60 per cento dei vigneti — ci dice il sindaco Tomaso Parodi — è distrutto, si può calcolare un danno di 600-700 milioni: i vigneti colpiti sono tutti pregiati, purtroppo sarà compromesso anche il raccolto del prossimo anno. Ho visitato la zona con il direttore dell'Ispettorato agrario e con l'onorevole Traversa, presidente della Coldiretti, la situazione è gravissima. Anche le altre colture (granoturco, grano, ecc.) hanno subito ingenti danni». Il discorso si ripete identico in tutti gli altri Comuni della fascia colpita, ovunque desolazione e sgomento. «Così non si può andare avanti — commentano amaramente gli agricoltori — le misure per risarcirci dei danni sono inadeguate, non ci resta che abbandonare la terra». Franco Marchiaro

Persone citate: Barbera, Ernesto Voglino, Guido Sardi, Tomaso Parodi