La lira malata di Renato Cantoni

La lira malata I CAMBI La lira malata La situazione monetaria internazionale si sta ingarbugliando sempre più e ormai appare chiaro anche agli incompetenti — e sono la grande maggioranza — che vi è qualcosa di guasto alla base del sistema monetario internazionale che non si è capaci di riparare. Tutti sono d'accordo che occorre una pronta riforma, ma. in quanto alle nuove strutture da studiare ed erigere, la confusione è generale. I pareri sono talmente discordi da far dubitare qualche volta della possibilità di uscire dalla palude in cui siamo caduti senza una salutare crisi purificatrice. Ma quale governante accetterebbe oggi una decisa politica restrittiva, che potrebbe condurre a una fase depressiva, senza prima tentare tutto il possibile, e anche l'impossibile, per evitarla? In questo modo i mesi passano e la situazione peggiora. Ora poi si e rotto completamente il precario equilibrio raggiunto l'anno scorso con manipolazioni c tecniche molto abili ma che per forza avevano un effetto temporaneo. II dollaro ha ceduto ancora e gli spostamenti di capitali che si sono verificati in questi giorni hanno messo in pericolo persino la sopravvivenza del « serpente » comunitario. Come avevano previsto gli esperti italiani, quando si verifica una crisi, a farne le spese sono le monete più deboli: in questo caso quelle scandinave, vendute contro marchi o fiorini. Anche la lira, pur rimanendo al di fuori delle regole del « serpente », non ha potuto sottrarsi alla pressione speculativa. Non si è trattato di manovre puramente finanziarie, ma di operazioni di carattere commerciale che hanno indebolito sensibilmente la nostra moneta. Innanzitutto è fuori di dubbio che l'atteso rientro di capitali, quale logica conseguenza delle misure restrittive sui pagamenti delle esportazioni e delle importazioni adottate il 20 gennaio (in pari con l'adozione del doppio mercato della lira), non si verificherà. Le cifre disponibili sulla nostra bilancia commerciale a fine marzo indicano chiaramente la tendenza degli operatori ad aumentare le importazioni mentre le esportazioni segnano il passo, soprattutto per la maggior richiesta di beni all'interno, che notoriamente rendono di più, e per la ricostituzione degli stocks ridotti negli anni scorsi al lumicino per lo « sciopero » dei compratori. Inoltre si sentono già in pieno gli effetti degli aumenti di prezzo all'estero che si sommano a quelli derivanti dal minor valore intemazionale della lira. Non deve perciò fare meraviglia se la nostra moneta è stala in questi giorni di gran lunga la più debole fra quelle cosiddette « forti ». Proprio ieri, il dollaro « commerciale » ha segnato a Milano, alla chiusura ufficiale, 592,80 che è il massimo degli ultimi tempi. Vani sono stati per ora i tentativi della Banca d'Italia per rendere meno grave il tasso di svalutazione della lira (nei confronti delle monete europee e del dollaro) che ora è poco lontano dal 150/*). Per fortuna è sempre più difficile trovare buone possibilità d'investimento oltre confine e l'uscita pura e semplice di capitali è relativamente esigua. Conferma di ciò è facilmente ricavabile dalla modesta differenza fra lira finanziaria e lira commerciale e dall'andamento del mercato parallelo che, proprio in questi ultimi giorni, ha segnato qualche punto in favore della nostra moneta. Il dollaro «nero» quota infatti 615620 e il franco svizzero 200202, di poco superiori ai prezzi ufficiali. L'equilibrio è perciò dovuto più all'andamento negativo delle partite correnti (merci, noli, turismo, rimesse degli emigrati) che ad esportazioni indiscriminale di valuta, il che ci conduce a riflessioni preoccupate e amare. Ora che gli accenni di ripresa economica sono evidenti in parecchi settori ci si accorge che la coperta è troppo stretta. Si vogliono incrementare gli investimenti ma mancano riserve sufficienti a tale scopo. Occorre perciò diminuire la spesa pubblica oppure — come ha detto Carli in occasione dell'assemblea della Banca d'Italia — ricorrere ad inasprimenti fiscali per impedire il dilagare dell'inflazione e la polverizzazione delle nostre riserve valutarie. Ma per condurre a termine una strategia di questo genere è indispensabile un governo stabile e appoggiato da una buona maggioranza e oggi invece siamo in pieno vuoto di potere. Ecco perché si vive alla giornata e la lira slitta. Renato Cantoni rpvllrtlcnugpzcscrCcliahmgrgann

Persone citate: Carli

Luoghi citati: Milano