Anche i dispiaceri stimolano la fame

Anche i dispiaceri stimolano la fame Il convegno sulla nutrizione Anche i dispiaceri stimolano la fame Spesso mangiamo per ragioni emotive - L'influenza degli ormoni e della temperatura del corpo - Le donne incìnte e i dolci (Nostro servizio particolare) Ventimiglia, 7 giugno. (b. g.) Nutrizionisti, psicologi, pediatri, fisiologi e farmacologi di molti Paesi si sono riuniti a Villa Hanbury, nello splendido parco dalla flora tropicale mediterranea, per partecipare al Convegno Internazionale « Nutrizione e psiche» organizzato dalla Fondazione Sasso. Il tema ci interessa da vicino. Per far regredire l'obesità e riconquistare una linea snella e sportiva ci si assoggetta alle diete più rigide e alle mortificazioni gastronomiche più crudeli. Purtroppo i risultati non sono sempre quelli sperati. Spesso con la snellezza si raggiungono disagi di varia natura, non sempre individuabili con facilità, ma quasi sempre fonte di pericolosi malesseri. Perché mangiamo? A questa domanda, banale soltanto in apparenza, si risponde di solito nella maniera più ovvia: perché abbiamo fame e perché dobbiamo nutrirci. In realtà il meccanismo che entra in gioco è assai più complesso: non è soltanto l'organismo a richiedere automaticamente il cibo per trasformarlo in energia vitale, ma è soprattutto la psiche a influenzare quei sistemi da cui scaturiscono la fame e la sazietà, l'appetito vorace e la inappetenza, l'obesità e la magrezza. L'esempio dell'alcol è illuminante: più che per immettere calorie nell'organismo, lo si consuma per ragioni psicologiche del tutto diverse. Si beve per dimenticare, per distrarsi, per soddisfare un piacere, per dissolvere o mantenere un'emozione, a volte persino per mo tivi etici in senso lato. E quando sediamo a tavola so no ancora le molle psicologi che, agenti quasi sempre a livello inconscio oppure attra verso la mediazione del gusto, a spingerci verso certi cibi e determinate porzioni, in modo del tutto indipendente dai motivi puramente materiali, fisiologici e organici connessi all'alimentazione. Il problema ha poi un suo rovescio altrettanto impor tante: la psiche, che influenza e guida l'alimentazione, viene a sua volta influenzata e guidata dalla quantità e dalla qualità dei cibi ingeriti. Il nostro comportamento viene infatti condizionato assai più di quanto si creda da quello che mangiamo e dal modo in cui lo mangiamo. Fino a ieri si pensava che uno stomaco ben pieno rappresentasse l'optimum della salute e la base indispensabile per tutti gli altri piaceri del corpo e della mente. Oggi invece si è scoperto che una dieta sbagliata, per natura di cibo o per eccesso o per difetto, può intaccare non soltanto la salute fisica, ma anche l'equilibrio psichico. Di qui la necessità di indagare in profondità sempre maggiore i meccanismi della nutrizione e delle interdipendenze più sottili tra cibo, organismo e psiche. « Il senso della fame e della sazietà è regolato dai centri nervosi dell'ipotalamo », ha spiegato il professor Giorgi Rizzi, direttore dell'istituto di terapia medica dell'Università di Roma e segretario generale del convegno, « tali centri sono controllati da alcune sostanze biochimiche, come per percentuali di aminoacidi e di zuccheri nel sangue, e stimolati in modo abnorme dalle alterazioni ormonali. La nutrizione risulta poi notevolmente influenzata anche dai fattori genetici e da quelli ambientali. Non è quindi più possibile affrontare e risolvere questi complessi problemi con l'aiuto della sola dietetica, ma bisogna farlo con l'appoggio di tutte le discipline che possono aiutarci a capire l'uomo non soltanto nel complesso dei suoi organi, ma anche nei rapporti con il suo passato, il suo mondo interiore e l'ambiente in cui vive ». Risulta pertanto inutile, per limitarci ad un esempio, impedire all'obeso di soddisfare la sua golosità e non curare invece le cause del suo comportamento. Cause lontane e spesso ignote, come hanno sottolineato molti relatori. Il professor J. Le Magnen direttore del laboratorio della nutrizione di Parigi, ha dimostrato che le preferenze verso un certo tipo di cibo sono influenzate da stimoli di origine genetica. Una serie di prove condotte nel suo laboratorio ha permesso, per esempio, di constatare che alcuni topi nei quali, subito dopo la nascita, erano state iniettate, per dieci giorni, piccole dosi di citrolo, rivelavano dopo lo svezzamento una spiccata preferenza per gli alimenti con gusto di citrato. Il prof. S. Levine, del Laboratorio di Psicobiologia della Stanford University, ha invece illustrato i rapporti fra gli ormoni e il comportamento alimentare. « L'aumento o la diminuzione di appetito dipendono dalla variazione nella produzione dì estrogeni, csdsdlezpcczcmpgmdèpzscmldrctviclmcblsm2nlvtmèssdapc che agiscono a livello del sistema nervoso centrale », ha detto. « E' stato inoltre dimostrato che gli ormoni steroidei prodotti dalle ovaie e dalle capsule surrenali influenzano l'assunzione dì cibo e provocano perdita di peso corporeo, mentre gli ormoni corticoidi impongono variazioni nel gusto. Ci spieghiamo così perché durante il ciclo mestruale le donne sentano preferenza per i dolci e nella gravidanza verso altri cibi, molti dei quali sono assenti dalla loro dieta abituale. Ed è pure facile comprendere perché i problemi della nutrizione non possono essere risolti senza affrontare quelli connessi con l'equilibrio ormonico generale ». Il prof. M. Cabanac, dell'Università di Lione, ha ricordato che anche la temperatura dell'organismo, interna e cutanea, influenza il comportamento e la nutrizione. Il prof. K. Battig, dell'Università di Zurigo, ha invece illustrato gli effetti della nicotina e delle anfetamine sull'appetito e sulla soglia alimentare, spiegando anche perché l'insulina facilita l'assorbimento di glucosio nelle cellule sensibili a questa sostanza.

Persone citate: Giorgi Rizzi, Hanbury, Levine, Stanford

Luoghi citati: Parigi, Ventimiglia