Morto Mario Allara rettore dell'Ateneo di Giuseppe Grosso

Morto Mario Allara rettore dell'Ateneo Dopo una lunga, dolorosa malattia Morto Mario Allara rettore dell'Ateneo Aveva 71 anni - Da qualche mese era ricoverato alle Molinette - Iniziò l'insegnamento nel 1935 - Resse l'Università dal 1945 al '71 - La rievocazione fatta dal prof. Grosso E' morto ieri sera alle Molinette l'ex rettore dell'Università prof. Mario Allara. Dai primi di dicembre era ricoverato per un male incurabile. Le terapie, in un primo tempo sembravano aver avuto ragione del morbo. Poi a poco a poco la forte fibra di Allara ha ceduto. Ieri alle 17 ha perso conoscenza; alle 20 è spirato. Nel momento del trapasso gli era accanto il fratello. Nato nel 1902 a Torino, da famiglia piemontese, di tradizione universitaria — il nonno materno era professore al Politecnico di Torino e il padre nella facoltà di Ingegneria di Palermo — Mario Allara ha compiuto gli studi in Sicilia; ma il suo spirito e le sue aspirazioni sona rimasti legati al Piemonte. Dopo aver insegnato, giovanissimo, nelle Università di Camerino, Parma, Venezia e Genova, nel 1935 raggiungeva la cattedra torinese di Diritto civile; e qui. soprattutto coi suoi corsi universitari, egli poteva dare la piena misura della sua forte personalità, che fondeva in unità le doti dello scienziato e del maestro, e che ne ha fatto una delle figure più spiccate fra i civilisti italiani. Egli apparteneva alla generazione di giuristi succeduta a quella che, a cavallo del secolo, aveva se ato una svolta nella scienza giuridica italiana, soprattutto sotto la stimolo dei contatti colla scienza tedesca, partendo dagli studi di diritto romano, che allora avevano fatto da guida. Nel rinnovamento, occorreva una critica e un ulteriore rinnovamento: da un lato un perfezionamento della costruzione dogmatica del sistema del diritto, dall'altro lato un riaggancio alla realtà storica e sociale. Allara per temperamento era portato verso il primo indirizzo, e si può dire che egli vi ha dato l'impronta di un rigore consequenziario, che è suo e che segna la sua originalità e resta come uno dei termini coi quali i giuristi, di qualsiasi indirizzo, debbono misurarsi. Egli analizzava le strutture giuridiche con un processo che poteva essere definito come una riduzione al fattori primi, che poi ricomponeva con un rigore logico, che pareva perseguire In assoluto. E nello sviluppo del suo pensiero, dai primi scritti a quelli più maturi, soprattutto ai suol corsi, in particolare alle successive edizioni del manuale sulle nozioni fondamentali del diritto privato, egli ha volutamente proceduto ad una progressiva depurazione da quegli elementi che potevano alterare la visione costruttiva. E scavando continuamente entro se stesso, cioè entro quella visione architettonica del sistema, egli raggiungeva una sicurezza di linguaggio che poteva essere additata come esempio proprio coll'affermarsi di correnti filosofiche moderne, che erano estranee alla sua formazione. Appunto in questo rigore del linguaggio giuridico egli è stato, in quarantasei anni di cattedra universitaria, veramente maestro a generazioni di giovani, e non solo quegli allievi diretti che oggi sono noti studiosi e professori di diritto civile, ma anche a studiosi di altre discipline giuridiche, ed anche a quell, più numerosi, che oggi sono sparsi nelle varie attività di operatori del diritto. E del maestro egli aveva la dote di apprezzare tanto più i giovani quanto più, assimilato dal suo insegnamento il rigore scientifico, sapevano mostrarsi indipendenti nel seguire le proprie inclinazioni. Nel periodo della Resistenza, Allara, che in tempo di dittatura più volte aveva saputo con coraggio prendere posizione in difesa dell'Università e della serietà della scienza e della scuola, partecipò attivamente alla lotta. Egli accettò dopo la Liberazione il Rettorato dell'Università, che i colleghi di tutte le Facoltà quasi unanimi, ad ogni triennio, gli vollero confermare per ventisette anni. E fu un altro aspetto della sua dedizione alla scuola; con tenacia, passione, assoluto disinteresse, egli ha saputo affrontare i gravi problemi della ricostruzione dell'Università e dell'espansione di essa, pur nei limiti di quelle strettoie finanziarie e burocratiche in cui l'Università era ed è j ccutptsp compressa. E alcune soluzioni, come 11 Palazzo delle Facoltà umanistiche, hanno rivelato l'intuizione di una linea di sviluppo. Qualcuno poteva divergere sul piano della programmazione, ma tutti dovevano riconoscere lo slancio e la serietà dell'impegno, per cui il rettorato di Allara fa parte della storia dell'Università di Torino. E' difficile, per chi come amico e collega conosceva Allara da più di quarantacinque anni, ed ha sempre smtito nel suo insegnamento una austerità e sincerità di pensiero che era il riflesso di una austerità di vita, parlare senza amarezza dell'ultimo episodio, con cui è stata troncata la sua attività di R2ttore. Per una interpretazione di legge, pur col riconoscimento esplicito che egli non ne ha ricavato nessun vantaggio materiale, è stato rinviato a giudizio come correo; ora la morta gli ha sottratto il processo proprio nel momento in cui ormai questo processo costituiva un suo diritto, perché egli potesse alla luce del dibattimento dimostrare di non essere vanuto mai meno a quell'imperativo morale a cui aveva ispirato la vita. Oggi noi sentiamo che non basta la consolazione che può dare ciò che è scritto nell'art. 27 della Costituzione, che non si può essere considerati colpevoli Ano alla condanna definitiva. Noi confidiamo che nel processo, che si farà, tutti sentiranno il dovere di fare luce su ciò che proverà la posizione del Rìttore; questo è dovuto alla sua memoria. E che ciò non possa più essere dato a lui è il rammarico che rende più acerba la ferita per la sua scomparsa. Giuseppe Grosso

Persone citate: Allara, Mario Allara

Luoghi citati: Genova, Parma, Piemonte, Sicilia, Torino, Venezia