Fumare d'estate di Bruno Ghibaudi

Fumare d'estate CONVEGNO Fumare d'estate Durante le ferie è più facile smettere di fumare? - Il divieto nei locali pubblici (Nostro servizio particolare) Roma, 2 giugno. Le prossime ferie sono un periodo adatto per smettere di fumare? Il relax all'aria aperta, che contribuisce a disintossicare l'organismo, favorisce anche l'abbandono della sigaretta? A queste due domande, che molti fumatori tentennanti si pongono — almeno allo stato di proposito futuro — ha risposto il professor Enrico Malizia, segretario generale della Società europea dei centri antiveleni, nella sua relazione al simposio sugli aspetti clinici e sociali del tabagismo, organizzato a Roma dalla Carlo Erba, «Attenti a non farsi troppe illusioni — ha ammonito il professor Malizia —. E' fuori dubbio che le vacanze all'aria aperta aiutano ad ossigenare i polmoni e a disintossicare l'organismo. Ma è altrettanto vero che la mancanza dei soliti impegni può generare stati di noia che poi di solito vengono riempiti con un numero di sigarette maggiore del solito ». Presso il dispensario antifumo di Roma, realizzato per iniziativa del professor Malizia e di alcuni suoi colleghi, il successo dei casi trattati è stato superiore al settanta per cento. Le terapie praticate sono essenzialmente di tre tipi. La terapia «divezzante», praticata su coloro che vogliono rinunciare definitivamente al fumo: consiste nella somministrazione di farmaci che bloccano la tendenza verso la nicotina e impediscono tutti quei disturbi che insorgono in seguito all'astinenza da tabacco. Si tratta di lassativi, tranquillanti, sedativi, diuretici e così via, cioè farmaci già largamente sperimentati e che non hanno alcun riflesso negativo sull'organismo. La terapia «disintossicante», seguita da coloro che vogliono continuare a fumare ma nello stesso tempo evitare i danni del fumo, consiste nella somministrazione di farmaci che disintossicano dalle conseguenze di alcuni specifici componenti del fumo oppure di tutta la gamma. C'è poi il trattamento contro le alterazioni prodotte dal fumo, come le affezioni bronchiali, il catarro persistente, i germi che proliferano e altre ancora, .che ha lo scopo di annullare o quantomeno di ridurre al minimo i danni già causati dal fumo all'organismo. I dati raccolti parlano chiaro. Il fumo delle sigarette in un locale chiuso è più dannoso per chi non fuma che per i fumatori. Rimanere due ore in un cinema significa respirare il fumo di sette od otto sigarette. Anche chi fuma finisce così per immettere nei suoi polmoni una quantità di prodotti tossici assai superiore a quella che vi introdurrebbe stando tranquillamente a fumare a casa sua o all'aperto. Risulta inoltre che la quantità di nicotina e di catrame liberato nell'ambiente chiuso dalle sigarette con il filtro è assai superiore a quella inalata da chi la tiene fra le labbra: il rapporto sarebbe addirittura di 4 a 1. La concentrazione di ossido di carbonio può raggiungere valori più elevati del massimo consentibile. A tutto questo bisogna poi ancora aggiungere la ben nota azione irritante delle aldeidi volatili contenute nel fumo, che fa arrossare gli occhi e infiammare le vie respiratorie. E poiché il fumatore acquista una immunizzazione che entro certi limiti protegge il suo organismo e ne limita in parte i danni, è facile concludere che in un ambiente chiuso e impregnato di fumo i più danneggiati risultano proprio coloro che non fumano. Alla Camera dei deputati, come si sa, sta per essere discusso un disegno di legge governativo già approvato dal Senato che mira a limitare il fumo nei locali pubblici. «L'iter è stato difficile — ha detto il ministro della Sanità Remo Gaspari, presente al simposio —. Proibire il fumo nei locali pubblici significa toccare interessi economici notevoli e suscitare reazioni i cui echi sono stati recepiti anche in Parlamento. Ma la salute pubblica deve essere difesa ad ogni costo. Purtroppo siamo di fronte a certezze cliniche sui gravi rischi del tabacco». Che cosa siano queste certezze lo ha subito dimostrato il professor Giovanni Marcozzi, direttore della III clinica chirurgica dell'Università di Roma. «Su 468 pazienti affetti da cancro polmonare ricoverati nel mio istituto — ha detto Marcozzi — il 94 per cento erano fumatori, e il 9 per cento di essi erano donne. Chi accende la sigaretta 40 volte al giorno rischia 65 volte di più del non fumatore di ammalarsi di cancro, chi l'accende 20 volte rischia 40 volte di più, chi si ferma a 10 rischia 15 volte di più. Il fumo agisce sui polmoni, sul cuore, sul sistema circolatorio, provoca la vasocostrizione generale delle arterie (arteriosclerosi aortica). Bruno Ghibaudi mcopmsodimnemvulezinileco(oastmazppsmsspsgcdcPvmitsgupbcsspmbpcmcmrtesè

Persone citate: Carlo Erba, Enrico Malizia, Giovanni Marcozzi, Malizia, Marcozzi, Remo Gaspari

Luoghi citati: Roma