Due deputati dc tedeschi vendettero il loro voto ?

Due deputati dc tedeschi vendettero il loro voto ? Clamoroso scandalo politico a Bonn Due deputati dc tedeschi vendettero il loro voto ? Sarebbe accaduto un anno fa, in occasione del "voto di sfiducia costruttiva", quando Brandt e la Ostpolitik si salvarono proprio per due voti - Uno degli accusati è morto, l'altro smentisce tutto (Dal nostro corrispondente) Bonn, 1 giugno. Anche Bonn ha il suo scandalo politico. Due deputati democristiani — secondo quanto rivelano stamane alcuni giornali — si sarebbero fatti corrompere dai socialdemocratici, rifiutando il proprio voto al loro capo Rainer Barzel durante lo storico scrutinio sul « voto di sfiducia costruttivo » del 27 aprile dell'anno scorso. Grazie ai due disertori (che si astennero) Willy Brandt non fu rovesciato e Rainer Barzel, pronosticato sicuro vincitore, non potè diventare Cancelliere. Con il loro tradimento, insomma, i due impedirono una svolta storica, permisero la continuazione della « Ostpolitik » con tutti i passi successivi (come per esempio la recente visita di Leonid Breznev a Bonn e la prossima parafatura del trattato tedesco-cecoslovacco). Se i due avessero votato «secondo coscienza», oggi non si griderebbe allo scandalo. Sembra invece — stando ai giornali — che abbiano tradito Rainer Barzel in cambio di denaro. I due giornali amburghesi Die Welt e Bild Zeitung rivelano, senza fare nomi, quanto da parecchio tempo si sussurrava a Bonn: nel testamento di un deputato democristiano morto di recente sarebbe stata trovata una lettera (una sorta di ricevuta) attestante il tradimento politico. Firmatario del documento sarebbe un industriale della Ruhr, pure lui morto negli ultimi tempi. Il secondo deputato che si è lasciato corrompere è del Baden-Wurttemberg e — stando ai citati giornali — ha ottenuto un contratto a vita, un ufficio, una segretaria e una vettura con autista. Di questo deputato ancora in vita il quotidiano di Ulma Suedwestpresse fa stamane il nome, citando anche particolari piccanti. Si chiama Julius Seiner, non è stato rieletto nel novembre scorso in quanto sospettato di fare il doppio gioco, di essere un agente del controspionaggio di Bonn e contemporaneamente una spia della Germania comunista. Un personaggio equivoco, insomma, che — secondo giornali — si sarebbe fatto convincere già un mese prima dall'amministratore del partito socialdemocratico Karl Wienand, anche lui implicato l'anno scorso in un grosso affare di corruzione passiva, Julius Steiner, accusato direttamente, è irreperibile. Riferisce tuttavia la direzione del settimanale Quick che alcuni suoi redattori si trovano con lui all'estero (ci risulta in Svizzera) e che egli, «in assai cattive condizioni di salute» ha smentito recisamente di essersi lasciato convincere da Karl Wienand a «fare di tutto per salvare i trattati della Ostpolitik» e di avere ottenuo denaro per votare contro Rainer Barzel. Ammette peraltro di non avere votato per Barzel (benché nei pubblici comizi lo avesse appoggiato) e di avere lavorato per il servizio segreto della Germania comunista, dopo avere informato il servizio per la protezione della Costituzione di Stoccarda e di Bonn. Stando alle dichiarazioni del deputato, non sembrano esservi dubbi che le rivelazioni dei giornali non sono campate in aria. Ai democristiani tuttavia (che ancora non hanno digerito l'amara inattesa sconfitta del 27 aprile 1972) ciò che preme ora è di mettere alla gogna i corruttori socialdemocratici che avrebbe- ro salvato Brandt alla Cancelleria con mezzi illeciti. Il capo del governo del BadenWurttemberg. Filbinger, ha posto una sorta di ultimatum all'accusato Julius Steiner, chiedendogli di prendere posizione entro il 4 giugno sulle accuse infamanti che gli vengono rivolte, per prendere «eventuali provvedimenti». E' chiaro che essendo l'accusato Steiner uscito dal Parlamento, e poiché il secondo «corrotto» è defunto, si intendono colpire i corruttori del campo governativo, a cominciare dal discusso Karl Wienand fino a coloro che eventualmente gli hanno dato disposizioni. A Bonn il segretario del gruppo parlamentare democristiano-cristian sociale, Leo Wagner, è salito immediatamente sulle barricate. Chie¬ de che le urne contenenti le schede della votazione segreta del 27 aprile sulla Ostpolitik sigillate e custodite nelle casseforti del Parlamento, vengano aperte in presenza di una commissione di probiviri e controllate una per una per accertare se è vero quanto si dice da diversi mesi: che i due deputati democristiani che hanno «venduto» il loro capo Rainer Barzel hanno contrassegnato le loro due schede di astensione con una lievissima crocetta a matita, visibile soltanto da scrutatori informati di ciò. La crocetta impercettibile sarebbe stata la «prova» chiesta dai socialdemocratici per pagare il prezzo del tradimento. Se la presidentessa del Parlamento, signora Annemarie Renger (attualmente in Romania) dovesse accogliere la richiesta di rompere i sigilli, e se veramente le due schede di astensione dovessero avere un qualsiasi segno di riconoscimento, allora lo scandalo assumerebbe nuove dimensioni. La votazione in cui Willy Brandt si salvò perché a Barzel mancarono soltanto due voti (ne ottenne 247 sui 249 necessari) non potrà comunque in alcun caso venire invalidata. Lo sanno anche i democristiani: la ruota della storia non torna indietro. Tito Sansa Rainer Barzel