L'uomo più ricco del Giappone di Michele Tito

L'uomo più ricco del Giappone COMINCIA "L'ERA SELVAGGIA» NELL'IMPERO NIPPONICO L'uomo più ricco del Giappone Il signor Han, che ha sposato la giapponese più bella, dichiara al fìsco d'aver guadagnato in un anno quattro miliardi - E' "venditore di suolo": uno dei tanti che speculano sulla poca terra rimasta e scalzano il prestigio dei signori dell'industria, la forza della loro morale paternalistica - Espressione di un potere occulto e senza regole, sono il simbolo della crisi che colpisce il Giappone di Tanaka: l'arresto d'uno sviluppo che si sperava ordinato e fiero (Dal nostro inviato speciale) Tokio, 1 giugno. Questo è il primo degli anni decisivi. Gli economisti dell'Università di Kenya lanciano un messaggio al Paese e dicono ai grandi del Giappone: « L'etica dell'impresa e il lavoro concepito come la vita in famiglia sono superati. Tutto è nuovo. Siamo di fronte a problemi cui nessuno aveva pensato, noi economisti non abbiamo soluzioni». L'anno scorso il presidente del padronato, l'inaccessibile e influentissimo signor Wulema, diceva tranquillo: « Abbiamo una lunga tradizione, i giovani rispettano gli anziani e gli inferiori rispettano i superiori; le nostre aziende sono come famiglie, il padrone è un padre. I sindacati non contano, penseremo noi a dare un po' di felicità ai giapponesi. Dicono che siamo vecchi, ma siamo in Oriente e il crepuscolo è lungo ». Era appena salito al potere Tanaka, il primo capo di governo che non sia uscito dall'Università di Tokio, la scuola di coloro cui il Giappone consegna il potere, nella politica, negli affari, nell'amministrazione. Era un caso anomalo: Tanaka — dicevano — sarà subito assorbito. Tanaka è stato assorbito, il suo piano di ristrutturazione dell'arcipelago è rimasto sulla carta e la sua crociata contro l'aumento del costo della vita è un fallimento. Per la prima volta, i giapponesi non hanno ascoltato i saggi consigli alla pazienza. L'idolo spento La popolarità di Tanaka è caduta veloce: ieri era l'idolo di 69 cittadini su cento, oggi lo accettano soltanto 22 cittadini. Le agitazioni di primavera per gli aumenti annuali dei salari hanno portato quest'anno a scioperi generali in tutti i servizi pubblici. E' esplosa la rabbia dei ferrovieri e del personale della metropolitana di Tokio; si sono avuti incendi e devastazioni. Erano i giorni in cui tutti dicevano: « Mai si avranno proteste così dure nelle aziende private ». Subito dopo hanno scioperato, astenendosi davvero dal lavoro, gli operai di alcune grandi aziende, gli ultraspecializzati dei cantieri navali in testa. Il Primo Maggio, ch'era sempre stato un giorno di festa popolare, è stato un giorno di rivendicazioni. Cortei di centinaia dì migliaia di uomini e donne chiedevano ciò che « i figli non devono chiedere ai padri »: l'equiparazione « perfetta », su basi giuridiche, dei diritti dei lavoratori, leggi nuove per le pensioni, riduzione delle ore di lavoro, la settimana di cinque giorni e il ritiro della legge elettorale che il governo Tanaka proponeva al Parlamento. «Inaudito disordine», scrissero i giornali. Ma il partito al governo ha dovuto cedere. La riforma elettorale concepita per assicurare ai liberal-conservatori la maggioranza assoluta, mentre nelle città trionfano gli oppositori, è stata ritirata alla vigilia del dibattito in Parlamento: le opposizioni, ieri « senz'anima e senza fiato », potevano mobilitare il Paese, il Parlamento sarebbe stato travolto. Come spesso fanno nei giorni di smarrimento, gli uomini al potere chiesero consiglio al signor Matsushita, il più ricco del Giappone, il re dei transistors e degli elettrodomestici: « Cos'è questa grande inquietudine? ». « Non è inquietudine — disse Matsushita —, è il terrore ». Tanaka chiamò i capi sindacalisti e lì esortò alla calma: « Cosa temete? Non c'è crisi. Provvederemo ». Ma, per la prima volta nel dopoguerra, dovette trattare, accettare che gli agitatori sindacali non fossero puniti, e cedere a quasi tutte le loro richieste: « Vergognosissima resa », scrissero i giornali economici. I grandi primati, le cifre esaltanti di un progresso folgorante, l'orgoglio di un Giappone che diventa ogni giorno più forte e più ricco, non bastano più: «Perché ogni giorno scompare un pezzo di Giappone», dissero alla Dieta. Manca il suolo per costruire case, la carne di prima scelta costa ventimila lire al chilo, i prezzi sono aumentati del sedici per cento in un anno, e d'improvviso, in un giorno solo, s'è visto che i signori dell'industria dall'antica etica paternalistica cedono il posto ai grandi speculatori, il simbolo della crisi del Giappone. Dove l'anno scorso, tra coloro che dichiarano i redditi più alti, c'erano i signori di sempre, quest'anno irrompono i « venditori di suolo »: tra i primi cento contribuenti del Giappone, novantaquattro vendono e comprano aree fabbricabili, fanno il commercio, che rende miliardi, del bene più prezioso, la poca terra che rimane per respirare, costruire e camminare: « Usurai del suolo ». Dalla loro fortuna deriva in parte il resto: il tramonto del governo della « responsabilità collettiva » dei politici e degli imprenditori, la fine di un fair-play tra potenti e cittadini che almeno rispetta alcune regole, e le case inaccessibili per molti, il caro vita inarrestabile, l'ordinato sviluppo ormai impossibile. « La loro potenza è occulta, libera, senza regole ». In questo modo comincia « l'era selvaggia » in Giappone. Fortune colossali dalle origini misteriose. Il primo, Thomas Han, dichiara d'aver guadagnato l'anno scorso circa quattro miliardi di lire, seguito a ruota da Masatsu Ikejiri, dì Osaka, da Renzo Ishii, di Wakayama, da Yasuzo Kodama, di Takasaki e, sempre per quasi quattro miliardi, Shigeru Hasegawa, di Nishinomiya. I provinciali Vengono dalle viscere della provincia, fanno delle città e delle regioni ancora intatte del Giappone « inferni dove si muore » come Tokio; i prezzi di Tokio, tre milioni, dieci milioni, trenta milioni al metro quadrato, imposti adesso anche nelle regioni periferiche, si concentrano nell'Hokkaido, nello Shìkoku e nel Kioshu, ove rimanevano le riserve di suolo per i prossimi dieci anni: « l'asfissia prima di cominciare a respirare ». A Marunuci, il quartiere degli affari di Tokio, ci furono lo sdegno e la rivolta, nell'edificio ultramoderno del padronato il fermento durava fino a notte tarda: tutti i quindici piani rimanevano illuminati fino a tarda notte. E le dodici più grandi banche del Paese facevano sapere insieme che non uno yen era stato da loro anticipato ai « miliardari del suolo ». La Borsa, che ora è la seconda del mondo, rimase per tre giorni immobile, come senza fiato: lo sgomento si diffuse dall'alto in basso, fermando di colpo il febbrile fervore delle trattazioni dei titoli che è divenuto, nell'euforia dell'ascesa produttiva, uno sport nazionale, che prende i vecchi e le donne e interessa i ragazzi più di ogni altro gioco: « Ora — scrisse il Japan Times — nessuno più ha ragione, ecco il granello di sabbia che ferma la macchina ». I « miliardari del suolo », forti e spregiudicati tra gente smarrita, sanno difendersi e sedurre. Il più ricco tra loro, il signor Han, appresa la notizia d'essere il primo contribuente del Giappone disse soltanto: « Meraviglioso, non l'avrei mai creduto ». Si presentò alla televisione e disse: « Ho fatto la mia fortuna con le mie mani. Simpatizzo con le masse, combatto per il popolo, il prezzo del suolo è davvero troppo alto, le case diventano un'utopia e tutte le airi^ cose aumentano ». Sorrideva e aveva al fianco la moglie Hinako in kimono. Il suo giapponese era stentato, si scusò: « Ho dovuto faticare molto per imparare a pronunciare bene queste parole, io sono di origine cinese, voi siete stati generosi, mi avete accolto, fatto diventare ricco e mi avete concesso la nazionalità del vostro Paese. Voi mi avete creato ». E si placò la tempesta. II signor Han non ha l'ufficio nel quartiere degli affari; la sua casa, a due piani, un giardinetto con quattro palme, è modesta e la sua fierezza è la moglie: « Ora, signore, ha quarantanni. Vede come è bella? Figuriamoci quando la sposai, era appena stata proclamata miss Giappone. La mia fortuna è mia moglie ». La moglie del signor Han, in minigonna, un abito che richiama le linee e i colori raffinati del kimono, ha un viso dolcissimo, uno sguardo malinconico, ostenta le splendide, lunghissime gambe e dice: « Come siamo contenti di spiegarci con un europeo cristiano; che festa, che festa ». Carità e affari Offre whisky, sorride carezzevole, mentre il signor Han, sdraiato su un divano, la esorta ad essere gentile con lo « straniero cristiano », e ne segue i movimenti, sembra divertirsi allo spettacolo dell'ospite attratto dalla bella, dolcissima moglie. Parla cinese e la moglie traduce: « Non parliamo degli affari, dei soldi; parliamo di noi. Lo sa che mio marito ed io siamo cristiani? La carità, soprattutto. Mio marito ha un'anima da vero cristiano ». « Signor Han, come ha fatto a diventare il più ricco? ». « Non sono il più ricco, sono soltanto quello che guadagna di più. La provvidenza mi protegge, io, dapprima, avevo solo messo un ristorante nel quartiere di Shinbushi ». E' la moglie che completa il pensiero: « Vuol dire che poi sono intervenuta io, a me piacciono gli affari ». E' lei, racconta il signor Han, che ha le idee, che tratta, che « si sacrifica quando bisogna esser duri ». « Oh, sorride soave la signora, con un filo di voce, lo faccio per far piacere a lui. Ci amiamo molto ». Spiegano che altri sono più ricchi ma nascondono i loro guadagni: gli « uomini delle compagnie » possono detrarre tutte le spese che fanno, lui no. Il fisco preleva il 73 per cento, non rimane gran che, è il guaio di essere onesti e timidi: « Mia moglie, adesso, non figura, ma guadagna forse più di me ». « Io non ci posso far niente — dice la signora, malinconica, le mani congiunte in grembo — far contento mio marito con gli affari mi piace tanto, per la mia famiglia sono molto ambiziosa ». « Le piace il denaro, signora? ». Si copre il volto con le mani, riflette: « Il denaro, il denaro: non c'entra, gli affari, ecco, la gente, i problemi del Paese. Ha visto come sale il prezzo del suolo, ha visto come aumenta il costo della vita? Mio marito è angosciato ». La donna racconta dei propri affari, è lei l'anima della speculazione del signor Han, è la donna più bella del Giappone, ha la voce più dolce e dimessa ed è forse una delle più abili donne d'affari del mondo. « E sa cos'era? — dice il marito —, sa cosa faceva, lei così bella, così intelligente, così dolce? La ballerina: un'anima cristiana in quel mondo. La provvidenza è intervenuta ». Aveva frequentato prima l'Università, s'era laureata in economia: « Pensava già allora agli affari? ». « Mi piacevano come fatto estetico, un bell'affare è una cosa meravigliosa, con mio marito ho imparato a farli ». Ora hanno grandi progetti: comprano e vendono suolo, ma costruiscono anche interi complessi, ville, centri turistici: « Bisogna pensare alla gente, farla riposare, nessuno ci pensa ». « Sa, dice la signora stringendo un braccio dell'ospite, quello che abbiamo fatto fino adesso è niente ». Posseggono tre milioni di metri quadrati di suolo che vale più dell'oro, e la signora spiega: « Dobbiamo proprio andare avanti, aumentano i progetti e gli affari, danno soddisfazione. ci fanno amare di più ». Il marito commenta, tranquillo: « Il nostro amore è alla base di tutto, e ci spinge più avanti ». « Signora, non pensa che sta speculando sui bisogni della gente? ». Calma, dolce, il sorriso sempre un po' triste: « C'è tanta povera gente, bisogna proprio pensarci, il Giappone ha bisogno d'essere meglio governato ». I moti d'ira « Signora, quanto ha pagato il suolo che a Tokio vale dieci milioni il metro quadrato? ». Traduce la domanda al marito, si consultano, si abbracciano, poi la signora, prendendo una mano all'ospite, fattasi molto seria, raccomanda: « Non occupiamoci di questo, pensiamo ai moti d'ira inconsulti della gente; se le dicessi quanto abbiamo pagato il suolo sarebbe uno choc per tutti ». E' bellissima, è irresistibile, il marito dice: « La guardi, com'è bella, sapesse quant'è saggia, è l'unico mìo bene, ma mi ritengo fortunato ». La signora ama la musica classica, quella « malinconica e struggente », mette un disco e dice: « Fino alla morte lavoreremo, mai riposo: dobbiamo fare tan: ti affari, tanti, grandissimi ». I giornali pubblicano le Ialografie del signor Han e della moglie: non danno più giudizi, i giapponesi sono intimiditi e ammirati. La signora Hinako, in kimono, si è presentata sola alla televisione per un dibattito e agli interlocutori che si accingevano a farle molte domande ha detto: « Ecco i fatti. Dieci uomini politici sono nella lista dei 2500 giapponesi che guadagnano più di cinquecento milioni di yen, duecento deputati del partito di governo sono nella lista di coloro che guadagnano più di dieci milioni di yen con i loro affari. Io sono ima donna inerme, che può solo aiutare il marito. Perché infierite su di me? ». Era una trasmissione in diretta, s'è vista la signora Hinako sorridere tristissima e allontanarsi. In questo modo il Giappone vive il primo degli anni del « grande mutamento ». Michele Tito Tokio. Il signor Han con la moglie Hinako (Foto M. Shimotsusa)