Elettricità e petrolio: preallarme

Elettricità e petrolio: preallarme Elettricità e petrolio: preallarme (Segue dalla 1" pagina) linea da 380 è in costruzione attraverso il Passo di Resia, un'opera imponente. Abbiamo già fatto appello all'estero qualche volta, durante l'inverno scorso e in altre situazioni di emergenza. Ma importare energia elettrica in misura massiccia e continuativa è impossibile, oltre che assurdo ». Angelini mi spiega che no" vi è giustificazione economica, perché il trasporto comporta perdite di energia (e più lunghe sono le linee, più alte sono le perdite); che nessun Paese è attrezzato per produrre energia elettrica in quantità sufficiente da coprire il fabbisogno interno ed eventuali richieste dall'estero; che non ci potrebbe essere mai la sicurezza di poterne disporre, quando e nella quantità che si vuole. Infine, se contro le nostre nuove centrali in programma — piani e finanziamenti per 1200 miliardi di lire sono congelati sulla carta e nei cassetti — esistono ragioni « ecolo¬ giche », non si vede perché queste ragioni non debbano valere in altri Paesi. « Il pericolo di un razionamento dell'energia elettrica esiste », non esita a rispondermi il presidente dell'Enel. « Se viene un inverno molto freddo in tutta Europa, come nel 1949 o nel 1961, e noi non possiamo attingere dall'estero; se la ripresa industriale si consolida, come l'aumento dei consumi di energia in questi primi mesi del 1973 prova e lascia sperare, un'insufficienza di forza elettrica potrebbe provocare una nuova crisi, proprio quando sembrano in via di superamento le cause che hanno provocato quella recessione, così grave e lunga, dalla quale stiamo appena uscendo ». Nell'aprile scorso, durante il dibattito alla Camera sulla situazione economica, Ugo La Malfa disse che se negli ultimi anni si fosse avuto lo stesso sviluppo del periodo 1965-'68, nel 1972 avremmo avuto 15.000 miliardi di prodotto nazionale in più. La cifra è attendibile (per dare un'idea di quest'ordine di grandezze, equivale a sette volte l'ultimo fatturato Fiat). Rimane a vedere se avremmo avuto in Italia una disponibilità di energia sufficiente a toccare quei livelli, o se non sarebbe già stato necessario ricorrere a un drastico razionamento. Il presidente dell'Eni, Raffaele Girotti, rileva che nel periodo 1955-1970, a un aumento del reddito nazionale medio annuo del 5,6 per cento ha corrisposto un'espansione della domanda di energia superiore all'8 per cento. « Da un lato il forte sviluppo delle attività industriali, specie di quelle forti consumatrici di energia, dall'altro l'acquisizione di nuovi modelli di consumo, quali la motorizzazione e gli elettrodomestici, spiegano la divergenza ». Per iniziativa del ministro Ferri il governo ha approvato, come vedremo con maggiori particolari, un disegno di legge che vuole sbloccare le centrali « che non si costruiscono », mettendole sul¬ 10 stesso piano delle grandi opere pubbliche d'interesse generale, quindi esenti dalla necessità di ottenere la licenza edilizia comunale. La Comunità europea cerca di portare avanti un discorso comune dell'energia e gli Stati Uniti lanciano la proposta di un'organizzazione dei Paesi consumatori di petrolio, da porre come contraltare all'Opec, l'organizzazione dei Paesi produttori ed esportatori di greggio. In questi giorni il governo italiano dovrebbe decidere se aumentare 11 prezzo al consumo della benzina e degli altri derivati dal petrolio, oppure ridurre il carico fiscale che li schiaccia (a meno di non trovare il solito compromesso: un po' più del prezzo, un po' meno di tasse). Comunque sia, si è già perso troppo tempo, sull'uno e sull'altro fronte. E' quasi certo che nel prossimo futuro l'energia elettrica sarà insufficiente, non è da escludere il rischio di una scarsità di petrolio. m. s.

Persone citate: Angelini, Raffaele Girotti, Ugo La Malfa

Luoghi citati: Europa, Italia, Resia, Stati Uniti