Rischiatutto non morirà di Stefano Reggiani

Rischiatutto non morirà SI CONCLUDE STASERA IL CICLO DEL TELEQUIZ Rischiatutto non morirà La nuova sessione del quiz ha dispensato milioni con larghezza e tolleranza inflazionistica - Ci si può stupire nel vedere la cultura ridotta a nozioni, con un prezzo di mercato: ma l'estate sarà vuota, senza il tabellone - Bongiorno: "Solo gli intimi sanno la fatica di preparare e far accettare questo programma" 'Dal nostro inviato speciale) Milano, 30 maggio. E' bello sapere che si può graduare la cultura e il suo valore, che ogni nozione ha il suo prezzo di mercato, in una borsa ideale dove si trovano opportunamente quotate le guerre puniche e la lotta per le investiture, la lirica del Trecento e il cinema underground. Chiede Bongiorno: «Che domanda sceglie?». E il concorrente, calcolando: «Letteratura greca da 30». Così i tirchi e quelli che giocano al ribasso possono contentarsi di conoscere Euripide e di ignorare Saffo. Una volta si andava dal gelataio (presso quei tricicli dipinti d'azzurro che aravano le strade di periferia e si chiedeva: «Mi dia un cono da 50, con fragola e panna ». Adesso si va al « Rischiatutto» e si sollecita una domanda politica da 40, con qualche crisi di governo e un po' di diritto costituzionale. Non stupiamoci che la chiusura di un ciclo di «Rischiatutto» trovi tanta commossa attenzione tra il pubblico. Domani il telequiz va in vacanza, dopo l'ultimo appuntamento. L'estate sarà vuota senza il tabellone; le famiglie, tenute precariamente insieme dal nozionismo, si sfalderanno, al mare ognuno andrà per conto suo, mentre le vecchie zie cercheranno l'immagine di Bongiorno sui cartelloni dei night balneari. Abbiamo seguito oggi, con gli occhi del privilegio, il presentatore al teatro della Fiera, appuntando su un taccuino l'evoluzione della fenomenologia consacrata dagli studiosi sin dai tempi di «Lascia o raddoppia? ». Ebbene, Bongiorno, questo ideale esempio di medietà, ha rafforzato da professionista le sue debolezze, ha studiato con cura il modo per non sfavillare in nessuna circostanza. Uno spolvero di informazioni, data la lunga consuetudine con il quiz, gli è rimasto addosso, ma lui si spazzola con cura prima di ogni gara televisiva, e arriva davanti al pubblico ignudo di risorse e sprovveduto come piace soprattutto alle casalinghe d'antico stampo. Lo spettatore smaliziato nota che ogni tanto Bongiorno sussulta: è stato morso dal demone della cultura, vorrebbe citare Joyce e illustrare un aforisma di Thoreau sulla dolcezza dei boschi. Si morde le labbra, s'appoggia sofficemente a una gaffe: sa che sarebbe finita per lui il giorno in cui si scoprisse che conosce bene la letteratura italiana dell'Ottocento e che nei salotti conversa sulle poesie giovanili di Leopardi insieme con Maria Corti. La fenomenologia di Bongiorno è cresciuta con cura in continui esercizi: in questi giorni il presentatore ha seguito il Giro d'Italia, costringendosi a fatiche estenuanti e a virili colloqui coi ciclisti. Tutto per tenersi in forma, copiare modi e stilemi dialettali, per comprendere a fondo che cosa pensa il cittadino medio accorso alle sue esibizioni. Bongiorno, con gli occhi azzurri schiariti dalla pena del ricordo, parla di sé: «Sono in televisione da vent'anni. Ormai faccio parte della vita di tutti, il pubblico mi perdona i peccati rimproverati agli altri presentatori». In verità, mai abbiamo visto un esempio di professionismo tanto diligente e accorto. «Grazie di questo riconoscimento. Solo gli intimi sanno la fatica di preparare e far accettare un telequiz. Lavoro di notte per studiare nuove formule». L'opinione di Bongiorno è che il gioco televisivo non morrà. «E' come il telegiornale, non sarà mai abolito perché corrisponde a un reale bisogno della gente. E' come il calcio, sempre uguale e sempre diverso, partita per partita». Dunque, il quiz è una categoria dello spirito. «Ha solo bisogno di personaggi freschi e veri, sa chi cerco per il nuovo Rischiatutto? Un prete, di quelli progressisti, amici dei ragazzi e delle opere di bene. Ah, se trovassi un prete...». Noi ci accontenteremmo di Sabina Ciuffini che oggi è apparsa alle prove in abbigliamento quasi balneare. E' piacevole sentire da lei che il ruolo di valletta la diverte, e che va al «Rischiatutto» con lo scrupolo con cui andrebbe in ufficio. In realtà da Sabina si ascolterebbero volentieri anche detti meno memorabili. Questa sessione di «Rischiatutto» non ci ha dato nessun Inardi (poiché il personaggio musicale e parapsicologico basta per un intero ciclo), ma ha dispensato ugualmente milioni con larghezza e tolleranza inflazionistica. La campionessa in carica, Maria Luisa Migliari, dichiara i suoi progetti di bilancio: « Non mi dispiacerebbe arrivare a 25 milioni. Ma il vero desiderio è tornare al mio ristorante. Ho in stampa un libro di ricette: "Rischiatutto" è un intervallo, quel che resta è la cucina ». E' una dura fatica scremare dai concorrenti la parte migliore, quella che piace al pubblico. Angelo Cillo, il campione scacchista, era bene accetto per la barba faunesca croDatcnruGlnqfsvsiPsssdblBdsclvS contrapposta al sorriso parrocchiale, per il brillio degli occhi e la pulizia dell'anima. Da un tipo come Cillo ci si aspetta che abbia la fidanzata, ma lo si riterrebbe incapace di fuggire con una ballerina di avanspettacolo. Cillo ha raccolto dalla sua popolarità un libro di scacchi. Domenico Giacomino di Ciriè ha rastrel-1 lato anche disavventure e | noie. Una concorrente al telequiz è andata a trovarlo col fotografo, con veloce astuzia s'è fatta ritrarre in pose lascive, poggiando il seno nudo sulla spalla dell'incauto e ignaro compagno di cabina. Per fortuna la pubblicità ha j sistemato di nuovo il mito ca- zsereccio di Giacomino, apparso sui manifesti come attento degustatore di vini e di prelibatezze gastronomiche. Un altro dei campioni dell'annata, il genovese Enzo Bottesini, è stato conquistato dal cinematografo e dai caroselli. Giusta ricompensa perché aveva pagato al telequiz la pubblicità di una difficile vicenda familiare. Di Cinzia Salvatori, studentessa riccio- j nese, non si hanno notizie precise sul versante cinematografico: la ragazza, nota per la parsimonia delle sue giocate, sta preparandosi agli esami. Risponderà ai commissari della maturità con la lentezza sorridente usata davanti a Bongiorno. E si troverà benissimo, perché i prezzi dati alle nozioni («Un Napoleone da 40», «Un Cicerone da 20») fanno parte di un'abitudine didattica assai più antica dei quiz televisivi. Stefano Reggiani zird

Luoghi citati: Ciriè, Italia, Milano