"Isole,, di montaggio alla Olivetti di Ivrea

"Isole,, di montaggio alla Olivetti di Ivrea UN NUOVO MODO DI LAVORARE "Isole,, di montaggio alla Olivetti di Ivrea Si chiamano "unità di produzione integrate" - L'esperimento facilitato e stimolato dal genere di produzione orientata sui sistemi elettronici - Maggiori responsabilità per i lavoratori (Dal nostro inviato speciale) Ivrea, 29 maggio. Lungo la strada della ricerca di « un nuovo modo di lavorare » la Olivetti è una tappa interessante. L'azienda sta compiendo alcuni esperimenti significativi in coincidenza con la trasformazione della produzione dalle macchine per scrivere e per calcolo di tipo meccanico ai sofisticati calcolatori elettronici. « Forse non è lontano il giorno — dice il direttore del Gruppo produzione, Umberto Gribaudo — in cui un operaio solo potrà procedere al montaggio completo di una piccola calcolatrice elettronica ». In questo modo il dipendente avrà la possibilità di svolgere un lavoro compiuto che oltre al montaggio contiene una percentuale di responsabilità per il controllo e, se necessario, per la riparazione degli eventuali difetti riscontrati al collaudo. Qualcosa, in questa direzione, è già stato fatto. Le « isole », che alla Olivetti vengono definite « unità integrate di montaggio », sono nate negli stabilimenti di Scarmagno e di San Bernardo nel 1971 in occasione dell'avvio della nuova produzione del calcolatore elettronico « Logos » a Scarmagno e della contabile elettronica « Auditronic » a San Bernardo. Oggi su 350 operai del reparto montaggio di Scarmagno 24 lavorano con il sistema dell'« unità integrata » che entro l'anno sarà esteso a tutti. A San Bernardo 150 operai su 300 hanno già adottato un sistema analogo. « Abbiamo creato — spiega Umberto Gribaudo — delle mini fabbrichette a misura di un responsabile ». Le trasformazioni vengono discusse ogni volta con i Tappresentanti sindacali e sorgono anche delle contestazioni. L'altro giorno, per esempio, c'è stato uno sciopero nelle « isole » di Scarmagno per i ritmi di lavoro. Queste vertenze, che si verificano specialmente nelle fasi di avvio della produzione, non intaccano la sostanza dell'esperimento. « Gli operai adibiti a lavori più complessi — dice il direttore del personale della produzione Rinaldo Spirito — hanno conseguito una qualificazione ed una retribuzione migliori. Oggi si può calcolare che il 66 per cento degli operai di una " unità integrata " siano qualificati, mentre gli altri hanno compiti da operai specializzati. Il vivere in gruppo, invece della 'fila" rappresentata dalla vecchia "linea di montaggio", ha comportato anche dei vantaggi sotto l'aspetto umano ». Si è riscontrato anche un miglioramento del prodotto perché il personale, avendo il compito di controllare subito gli eventuali difetti del complesso appena montato, ha accresciuto la « partecipazione qualitativa ». A Scarmagno per la « Logos » gli operai che formano « l'unità integrata di montaggio » compiono tutte le operazioni sino alla fornitura del prodotto finito, collaudato ed imballato. Nello stabilimento di San Bernardo, dove si costruisce l'« Auditronic » le « isoZe » montano dei gruppi funzionanti, come la tastiera, l'alimentatore, il carrello, la perforatrice, eccetera. Ogni « isola » o « unità integrata di montaggio » parte dai pezzi singoli e arriva a un prodotto compiuto, eseguendo il montaggio, il controllo e l'eventuale eliminazione dei difetti. L'esperimento delle « isole» alla Olivetti è stato sotto certi aspetti facilitato e stimolato dal tipo di produzione: i calcolatori elettronici sono formati da elementi modulari (che possono essere parzialmente cambiati a seconda delle esigenze del modello ) particolarmente adatti alla ricomposizione delle mansioni e all'attribuzione di maggiori responsabilità ai lavoratori. Però non è tutto così semplice. Il « nuovo modo di lavorare » comporta dei vincoli per gli stessi progettisti. « A volte — dice il direttore Umberto Gribaudo — dobbiamo modificare parti di un progetto perché non si adatterebbero ai nuovi sistemi di montaggio che abbiamo in officina». La ricerca è costante e la informazione ai sindacati sulle trasformazioni in corso o allo studio è puntuale. Di queste cose invece, si parla « meno volentieri » con gli estranei. Superato il muro del riserbo (grazie anche alla cortesia del direttore delle relazioni culturali Renzo Zorzi e del capo ufficio stampa Mario Minardi) però il colloquio diventa completo. Si coglie così anche l'occasione per andare indietro di qualche anno e risalire alle prime trasformazioni del modo di lavorare alla Olivetti. «Abbiamo cominciato — dice il direttore Umberto Gribaudo — nel 1968. Nelle offi¬ cdevmvnlmgpuurn1dvPrtlsPrsnqs(tupdpv cine meccaniche l'operaio addetto alla macchina utensile era affiancalo da altri due lavoratori: uno attrezzava la macchina e l'altro controllava la qualità della produzione. Oggi, quasi dappertutto, l'operaio oltre a condurre la macchina la attrezza ed esegue un primo controllo del prodotto. Ciò ha comportato una maggiore qualificazione e una assunzione di maggiori responsabilità ». Il secondo esperimento venne compiuto tra il 1968 e il 1972 sulla linea di montaggio della «Divisumma 24)). La lavorazione era divisa in fasi. Per esempio, ogni dieci operai c'era una stazione di controllo del prodotto. Nessuno, lungo la linea, aveva una visione globale del prodotto. Per cambiare modo di lavorare si allungarono le fasi e si arricchirono le mansioni non soltanto sotto l'aspetto quantitativo (cioè più mansioni) ma anche qualitativo (maggiore responsabilità) attribuendo ai lavoratori anche una parte del controllo del prodotto e delle riparazioni. Le fasi vennero allungate da due a sei minuti circa. Se prima cento persone montavano una «Divisumma», dopo la trasformazione la stessa macchina veniva montata da 25 - 35 persone. Per evitare equivoci è bene chiarire che non vennero toccati i ritmi di lavoro, ma cambiate le operazioni. I risultati sono stati buoni. Sergio Devecchi

Persone citate: Mario Minardi, Renzo Zorzi, Sergio Devecchi, Umberto Gribaudo

Luoghi citati: Ivrea, San Bernardo, Scarmagno