Il Mahler ventenne

Il Mahler ventenne CONCERTI Il Mahler ventenne "Das Klagende Lied" diretta da Fulvio Vernizzi all'Auditorium della Rai l o o Dopo lunga e fortunosa eclissi ritorna ai nostri giorni il primo lavoro di Mahler, o per lo meno il primo in cui egli si riconoscesse, almeno parzialmente. E' la cantata Das klagende Lied, la canzone lamentosa, per soli, coro e orchestra. E corni obbligati, si sarebbe tentati di aggiungere, tanta è l'insistenza con cui viene impiegato il silvestre strumento. E' una fiaba che affonda le sue radici in un clima tedesco di romanticismo fantastico. Una regina promette la propria rrano a chi le recherà un certo fiore rarissimo. Due fratelli vanno a cercarlo nel bosco. Uno lo trova, e suo fratello lo ammazza e poi lo sotterra. Passa di lì un menestrello vede affiorare una canna e se ne fa un flauto. Ma è un osso del morto, e chiunque ci soffi dentro, lui racconta sempre il solito « klagende Lied ». 11 menestrello arriva alla corte mentre si festeggiano le nozze, e l'osso accusa l'usurpatore, che viene smascherato. A queste situazioni corrispondono i tre episodi della cantata, Waldmaerchen (Fiaba del bosco), Der Spielmann (Il menestrello) e Hochzeitstuck (Le nozze). Il primo episodio Mahler lo ritirò dopo alcuni anni, e si capisce il perché: francamente non c'è ancora niente di suo, Mahler mangia nel piatto di Riccardo Wagner. Negli altri due episodi fanno timidamente capolino alcuni dei tipici motivi mahleriani, funebri oppure fiabeschi, in mezzo — bisogna pur dirlo — a tanta paccottiglia. Presentato al Premio Beethoven del 1881, questo lavoro fu scartato da una giuria in cui Brahms e il suo fido Hanslick facevano il bel tempo e la pioggia. Ammettiamo pure che ci fossero sotto risentimenti e ragioni di schieramento artistico. Ma si può ben comprendere l'impazien za di Brahms, che nei venti minuti della Rapsodia per contralto riusciva a concen trare il sublime goethiano, di fronte a questa narrazione espansiva e dispersiva, esonerata da qualsiasi controllo formale. Fulvio Vernizzi l'ha diretta con devozione ed impegno valendosi specialmente dell'ottimo contributo del coro, istruito da Ruggero Maglióni. Lo spartito mahleriano prevede quattro cantanti per il primo episodio, e tre per gli altri due. Ma nessuna voce corrisponde stabilmente a un personaggio. La radio ne ha approfittato per portare il numero dei cantanti a sei: l'ottimo mezzosoprano Ursula Boese, cui spetta la parte principale, il soprano Dora Carrai, i tenori Dieter Ellenbeck e Aldo Bertocci, il baritono Gastone Sarti, il basso Carlo Schreiber. Rispettosi applausi, senza soverchio entusiasmo, m. m.