Tutte le donne di Cannes di Stefano Reggiani

Tutte le donne di Cannes LE ATTRICI APPARSE IN PRIMO PIANO AL FESTIVAL Tutte le donne di Cannes I registi delle opere presentate si affidano soprattutto alle interpreti femminili; ma si vendicano poi con ima forte vena misogina nei loro film - Alla donna, protagonista della vicenda, è concesso solo soffrire, o perdere (Dal nostro inviato speciale) Cannes, 26 maggio. Resta un ricordo di visi femminili nella mente del recensore che sta archiviando il Festival di Cannes e vuole intitolare con un'idea o una figura la cartella dei rimandi cinematografici. Messi da parte per un momento i premi e le polemiche (puntuali come in un vecchio gioco delle parti), appuntati i nomi dei registi da discutere all'uscita pubblica dei loro film (Bergman, Eustache, Ferreri). Dal riassunto del Festival emergono sorrisi lancinanti e rotte conversazioni: un gruppo di presenze femminili quale mai si vide riunito davanti ad una stessa platea. Grida e sussurri e L'effetto dei raggi gamma sul comportamento delle margherite sono, ad esempio, film di sole donne. Ha un significato questa invasione, oltre la casualità del concorso? Perché i registi si affidano soprattutto alle donne? E' fragile l'entusiasmo di chi può credere ad una maturazione femministica degli autori, al riscatto del personaggio-donna dal ruolo d'oggetto contemplato alla parte di protagonista. Ma, certo, i tempi sono cambiati da quando gli uomini vestivano d'abiti muliebri le loro pene personali e di categoria. Oggi la sofferenza è un diritto diviso per due; i registi si arrendono, ma la loro vendetta, sotterranea e inconsapevole, è una forte vena misogina che travolge in qualche caso i personaggi. In La maman et la putain le due interpreti sono all'apparenza libere, hanno realizzato la loro vita e non possono incolpare nessuno delle loro scelte. Una è proprietaria di boutique ed ha arredato la sua casa con un uomo disponibile e chiacchierone, l'altra è infermiera ed esercita, forse per impulso professionale, una continua donazione di sé. Tra queste due sante figure l'uomo loquace e fannullone non sarà destinato ad infrangersi? No, la libertà, per curiosa reazione si è rifugiata nel giovane infingardo, che può offrirla senza troppa speranza all'una o all'altra compagna (o a tutte e due insieme, secondo una sottile vocazione poligamica). Alle donne è concesso, con larghezza e partecipazione, di soffrire. Del resto, cosa accade nel film di Bergman, Grida e sussurri! La disperazione della carne ha preso dimora nel corpo delle donne, ed esse sono chiamate a testimoniarla nel modo più impietoso e diretto. Di tre sorelle, una è uccisa dal male, le altre due divise irrimediabilmente dall'egoismo. Potrebbero vincere il rancore e riconoscere, toccandosi, la felicità d'essere vive. Ma la dura visione femminile di Bergman non glie lo concede. Nell'Effetto dei raggi gamma sul comportamento delle margherite, la metafora floreale del regista Paul Newman giunge all'apice della crudeltà: non solo mette in scena una donna definitivamente vinta, ma fa interpretare la parte alla moglie Joanne Woodward, in modo tanto convincente che la giuria, complice, dà all'attrice un premio beffardo. Forse si salva l'unica interprete nel cast virile della Grande bouffe di Ferreri? Per nulla. La brava e debordante Andrée Ferréol accetta con incauta dedizione il ruolo di distruggitrice. La sua presenza nella villa dove i quattro amici stanno uccidendosi per troppo cibo, anticipa la greve sollecitudine della fine. Non parliamo di Lady sings the blues: per un segreto equilibrio delle storie hollywoodiane la protagonista può essere ammirata ed avere successo come cantante, solo perché ne conosciamo in anticipo la morte per droga. La celebrazione cinematografica non è altro che il regalo a una condannata. Se poi scende ad un tentativo di analisi sociologica, il cinema rinforza la sua crudeltà sotto le vesti di una denuncia solidale. In Casa di bambola Losey riprende l'Ibsen più fragile per deturpare completamente il voi to di un personaggio caro a generazioni di donne frustrate. Nora, la moglie bambina che si ribella alla sordida custodia, con gli arricciamenti leziosi di Jane Fonda. Si possono nutrire serie preoccupazioni sul suo futuro di donna libera, dopo che avrà lasciato la casa delle sue costrizioni. Nel film portoghese La prò messa una donna combattiva è costretta alla castità dal suo sposo, spalleggiato da un vecchio parroco e da una struttura socia le arcaica (siamo in un cadente villaggio di pescatori). Ci vorranno delitti e infamie perché il marito accetti i suoi compiti: ma è sicuro il regista che a questo punto la protagonista non ne abbia abbastanza? Nel film che ha ottenuto Gran Premio (The hireling, L'uomo in affitto) Sarah Miles mostra che le aristocratiche gentili e introverse possono accele rare con le loro grazie i conflitti socofichchinaeCCcrndueflblvrubnPcdrilvlctLdvdcdoCdnpg sociali. Esse sono strumenti inconsapevoli di una società (nel film quella degli Anni Venti) che non tollera infrazioni al cerchio delle convenienze e degli interessi di classe. Non tocca miglior sorte alle attrici gravate di simboli politici e letterari. In Anna e ì lupi di Carlos Saura spetta a Geraldine Chaplin incarnare la libertà e la cultura in una vecchia casa che rappresenta la Spagna. Forse non è un caso che la libertà sia di genere femminile, poiché gli uomini possono usarle violenza ed ucciderla. Così accade nella favola di Saura dove il clero, l'esercito e il vecchio spirito libertino, raffigurati in tre fratelli, possiedono ed ammazzano la vittima Geraldine. In Belle del regista belga André Delvaux una donna si materializza in un bosco portatavi dall'inquietudine sognatrice di uno scrittore Potrebbe esserci figura più dolce di una visione? Nell'apologo di Delvaux la donna sognata si rivela un'assassina e una ladra, inquietante spia di come anche i letterati vedano con timore e rivalità la presenza delle donne. Il recensore chiude perplesso la cartella dei ritagli, dove anche giacciono le amicizie sospette tra uomini apparse nei film Lo spaventapasseri e Electra glide in blue. Forse questa rinnovata solitudine degli uomini e delle donne è solo una prevaricazione del cinema. Potrebbero dircelo le ragazze dagli sguardi obliqui che passeggiano sulla Croisette nel tepore silenzioso del dopofestivai. Come insegnano Eustache- e Truffaut, la realtà per essere vera ha sempre bisogno della finzione. Stefano Reggiani m e o i a o à eipepDlcv Cannes. Geraldine Chaplin, protagonista del film di Carlos Saura: « L'ora dei lupi »

Luoghi citati: Cannes, Spagna