Un altro morto per la bomba due dei feriti sono gravissimi di Remo Lugli

Un altro morto per la bomba due dei feriti sono gravissimi S'aggrava il bilancio della strage alla Questura di Milano Un altro morto per la bomba due dei feriti sono gravissimi La vittima è l'ex maresciallo dei carabinieri, in pensione dal '65; aveva 64 anni - In fin di vita una guardia scelta di 30 anni e una donna di 63 anni, in coma da quando è stata ricoverata - Il giudice istruttore ha cominciato a esaminare gli atti che gli sono stati trasmessi - Nuovi particolari sugli interrogatori dell'attentatore (Dal nostro inviato speciale) Milano, 25 maggio. Un'altra vittima per la bomba lanciata giovedì della scorsa settimana davanti alla questura da Gianfranco Bertoli: alle 10,20 di oggi è morto nel reparto rianimazione dell'ospedale Fatebenefratelli l'ex maresciallo maggiore dei carabinieri Giuseppe Panzino, di 64 anni. La sua immagine, agghiacciante, era apparsa sui giornali subito dopo l'esplosione: fra i corpi stesi sul marciapiede di via Fatebenefratelli egli stava con il busto eretto, inginocchiato, le braccia penzoloni, tutto intriso di sangue, dal volto al petto, alle mani, alle ginocchia. Un rivolo gli scendeva copioso dalla sommità della testa, gli divideva il volto in due parti, gli riempiva di sangue la bocca. Cerano in quella sua figura martoriata terrore, disperazione e lo stupore sgomento di chi si sente all'improvviso portar via la vita. Lunga agonia Le schegge lo avevano investito soprattutto al torace e all'addome. Era stato sottoposto ad un primo intervento chirurgico, poi a un secondo, due giorni dopo. Sembrava che si potesse riprendere, ma sono intervenute le complicazioni: una broncopolmonite bilaterale, che stamattina ha avuto il sopravvento, stroncandogli il cuore. Il suo nome s'è affiancato a quello di Gabriella Bortolon, 22 anni, che era rimasta uccisa all'istante dallo scoppio e alla quale la città ha tributato martedì scorso funerali imponenti. Giuseppe Panzino era originario di Marcellinara (Catanzaro), nato da una famiglia di contadini. A 19 anni s'era arruolato nei carabinieri, durante la guerra era stato in campo di concentramento, prima nell'Africa del Nord, poi in Inghilterra. Rimpatriato, era rientrato nell'Arma percorrendo tutta la carriera fino al grado massimo che gli era consentito. Aveva svolto servizio a Rovigo, a Padova e a Milano, come capo del Nas, il nucleo antisofisticazioni. Era andato in pensione nel '65 ed era rimasto in questa città, solo, essendo scapolo. Si era sistemato a pensione presso i coniugi Laura e Maurizio Sala, lui impiegato all'Atm. S'erano afflatati tutti e tre, tanto che recentemente, quando i Sala avevano dovuto cambiar casa si erano preoc- cupati di trovarne una nella quale poter continuare ad ospitare il Panzino, che più che pensionante era diventato un amico. Matteo, il bimbo di 15 mesi dei Sala, aveva imparato fra le prime parole anche «nonno», che per lui era Giuseppe Panzino. Gravi ferite Per arrotondare la pensione, e per occupare il tempo libero, l'ex maresciallo aveva trovato un'occupazione come uomo di fiducia di una ditta che ha sede nella stessa strada dove abitava, via Soffredini. Giovedì mattina era da¬ vanti alla questura in attesa che, finita la cerimonia dell'inaugurazione del busto di Calabresi, lasciassero di nuovo entrare il pubblico: doveva recarsi in un ufficio per sollecitare una pratica relativa ad un passaporto. Altri feriti destano preoccu pazioni. Il più grave è Federico Masarin, 30 anni, veneto, guardia scelta, sposato da due anni. Le schegge gli hanno spappolato la milza e i chirurghi hanno dovuto asportargliela subito dopo il ricovero. Stanotte le sue condizioni sono peggiorate ed è stato necessario sottoporlo a un nuovo intervento. I medici di¬ cono: «Non resta che sperare». Sempre in coma da quando è stata ricoverata è Felicita Salia vedova Bertoluzzi, 63 anni. Migliorati sono invece il maggiore dei carabinieri Giacomo Patti e il vigile urbano Angelo Bernareggi, per i quali i medici tuttavia mantengono la riserva sulla prognosi. La natura delle ferite è tale da rendere imprevedibile il decorso delle guarigioni. Nei corpi dei feriti sono entrati minutissimi frammenti di schegge che hanno tendenza a «viaggiare», spostandosi ed entrando anche in circolo nel sangue; possono perforare tessuti delicati o creare intorno a sé coaguli di sangue capaci di causare embolie. Per questo pericolo di complicazioni, alcuni feriti, che in un primo tempo erano stati medicati e poi dimessi, ora sono stati ricoverati per tenerli sotto un costante controllo. Duecento fogli Per quanto riguarda gli aspetti giudiziari della tragica vicenda, c'è da segnalare l'avvenuto passaggio degli atti dagli uffici della Procura della Repubblica all'ufficio istruzione per l'inchiesta formale. Sono sei fascicoli contenenti i verbali di interrogatorio e le relazioni degli organi di polizia: circa duecento fogli. La relazione che accompagna questi atti, e che specifica i reati commessi dal terrorista Gianfranco Bertoli — strage, detenzione e porto di ordigno esplosivo, introduzione nel territorio nazionale di esplosivo e falsificazione di passaporto — e che elenca le richieste di indagini e di provvedimenti da adottare, è di appena tre fogli dattiloscritti. Il capo dell'ufficio istruzione, consigliere Antonio Amati, ha letto gli incartamenti e ha deciso di non svolgere personalmente l'istruttoria, essendo egli direttamente interessato: il suo nome risulta negli atti, laddove Bertoli afferma che avrebbe voluto uccidere anche lui e il vice questore Guida. Il dottor Amati ha deciso di affidare l'istruttoria al giudice dottor Antonio Lombardi. E' un giovane (33 anni), nativo di Napoli, ma residente ad Avellino, in magistratura da sei anni. Questo è il suo primo incarico di notevole importanza. Il suo capo lo definisce « molto preparato e zelante ». Il dott. Lombardi ora dovrà studiarsi gli atti e poi ri¬ omincerà l'inchiesta dall'inio, interrogando di nuovo ertoli. Lo affiancherà nel suo ompito un sostituto procuatore della Repubblica come ubblico ministero, che sarà robabilmente uno dei quato che hanno condotto l'iruttoria sommaria: Marini, iccardelli, Scarpinato, Vioa; la designazione non è anora stata fatta e vi provveere il procuratore capo dotor Micale, lo stesso che ha eciso di troncare così rapiamente la sommaria e traferire il processo in formae. Lombardi dovrà decidere nche sulla sorte di Mohammed Sayed Mansour, l'etiopio in un primo tempo sopettato di complicità con attentatore e poi arrestato er falsificazione del passaorto. Il dott. Amati dopo aver etto, seppure sommariamene, gli atti, ha detto che la ua prima impressione è che a strage di via Fatebenefraelli sia stato il gesto di un solato. Tuttavia, egli ammete che ci sono dei punti oscui: la storia della bomba porata da Haifa, ad esempio, he giudica incredibile; e poi fatto che il Bertoli in Israee sapesse o presumesse che i sarebbe stata una cerimoia per commemorare l'anniersario della morte di Calaresi. Il consigliere Amati aferma anche: «Certo, se ci ono dei legami internazionai sarà difficile scoprirli perhé le polizie straniere, speie quella francese, collaboano scarsamente con noi ». Fretta d'agire Si sono conosciuti altri particolari sull'interrogatoio cui Bertoli è stato sottoposto ieri dal sostituto procuratore dott. Marini. Bertoli ha raccontato d'aver incominciato a maturare 'idea della strage un anno fa, eggendo i giornali italiani che parlavano dei funerali di Calabresi e del grande cordoglio per la sua morte. Si era detto che le masse non capivano niente, che si lasciavano nvischiare nel sistema e che era necessaria un'azione che risvegliasse le coscienze; una azione che doveva essere fatta da uno come lui, anarchico individualista. Alla fine dell'aprile scorso era stato preso improvvisamente dalla smania di anticipare i tempi: voleva venire in Italia a compiere il suo gesto di anarchia a Pisa, il 7 maggio, in occasione dell'anniversario della morte dello studente Franco Serantini, deceduto in seguito a scontri con la polizia. Ma il passaporto era presso le autorità per il rinnovo del visto di soggiorno. Il ritardo l'ha costretto ad abbandonare il progetto di Pisa e a ritornare sull'idea dell'anniversario di Calabresi. Dalle notizie filtrate ieri era apparso che egli avesse comperato un biglietto di andata e ritorno Haifa-Marsiglia-Haifa. Oggi si è saputo che le cose erano andate diversamente: il biglietto di andata e ritorno lo aveva preso due anni prima da Marsiglia per Haifa, valevole per un anno. Gli era costato sui mille franchi. Chi gli aveva dato quella somma? Bertoli ha risposto vagamente: « Me l'ero procurata con espedienti», e in tal modo lascia sospettare che qualcuno, in un certo senso influente, lo avesse aiutato. Che possa essersi incontrato con questo qualcuno al suo ritorno, a Marsiglia? Bertoli ha negato. Quando gli hanno detto che la proprietaria dell'hotel Du Rhone, di Marsiglia, ha affermato di averlo visto rientrare con due persone, egli ha risposto che erano conoscenze occasionali. Ha insistito anche nel dire che è rimasto in quell'albergo il 13, il 14 e il 15, mentre l'albergatrice afferma che vi ha dormito solo una notte. Ha forse incontrato i due fratelli Jemmi che erano stati con lui nel kibbutz di Karmya oppure nel vuoto di quei due giorni è andato a trovarli altrove? I fratelli Jemmi sono apparsi durante la permanenza in Israele come losche figure e dopo la loro partenza sono stati segnalati in Grecia. Appartengono forse ad una organizzazione che potrebbe aver guidato la mano del Bertoli? Lui anche ieri si è sforzato molto per dimostrare di aver agito da solo. Ha spiegato che soltanto la mattina di giovedì 17, il giorno della strage, ha appreso dai giornali milanesi che la cerimonia si sarebbe tenuta in questura. II dott. Marini dice: « Per ogni suo gesto dà spiegazioni plausibili. Potrebbe anche aver agito da solo, ma il punto oscuro è Marsiglia. Sono convinto che in quella città abbia avuto degli incontri decisivi ». Remo Lugli cealcogatodcugcotrpbdl'nlospLe pgdcadilpiltcgmitèsièdransvmgGcstsmspscnidlbSVlLrl Milano. Giuseppe Panzino, qualche istante dopo lo scoppio in via Fatebenefratelli: è morto ieri (Telefoto Ansa)