Un poliziotto arrestato forse intascò 52 milioni

Un poliziotto arrestato forse intascò 52 milioni Colossale truffa scoperta a Milano Un poliziotto arrestato forse intascò 52 milioni E' un maresciallo in servizio a Roma - Ordine d'arresto anche per sua moglie e Tom Ponzi - Il sottufficiale avrebbe scoperto i raggiri di un sedicente nipote di Pio XI e preteso del denaro per tacere (Nostro servizio particolare) Milano. 24 maggio. Il giudice istruttore del tribunale di Milano, Gustavo Sergio, ha ordinato oggi l'arresto del maresciallo di polizia Renato Blasina Dusan, in servizio presso la Criminalpol di Roma, di sua moglie, Maria Bruna Vecchiet e del noto investigatore privato Tom Ponzi, già detenuto per l'inchiesta sulle intercettazioni telefoniche abusive. Mentre non si conoscono le imputazioni per il Ponzi e per la donna, il maresciallo, secondo quanto si è appreso, è accusato di concussione e omissione di atti di ufficio in quanto avrebbe minacciato d'arresto, se non gli avesse versato un lauto assegno, un sedicente nipote del Papa Pio XI: Ugo Ratti, arrestato per truffa aggravata nel marzo del '72 per "società fantasma". Tutta la faccenda ha avuto inizio quando alcuni industriali fra cui Carlo Sassone di Milano e Altiero Pierantoni di Bologna denunciarono alla magistratura di essere stati raggirati da Ugo Maria Ratti, abitante in via Baretti 1 a Milano e già arrestato nel marzo del 1965 per una truffa consumata ai danni di un ente religioso. Il Ratti, secondo le denunce, avvicinava gli industriali presentandosi come amico di personaggi molto influenti e membro di numerosi enti nazionali ed internazionali. Quindi li invitava a Roma, dove li ospitava per qualche giorno in alberghi di gran lusso presentandoli a varie personalità e portandoli nella sede della « Cisat technology », la società finanziaria di cui poi dovevano entrare a far parte. Il Ratti convinceva gli industriali ad entrare nell'affare spiegando loro che il «Centro italiano studi e applicazioni tecnologiche » nato nello studio dei notai Pelloni e Floridi il 23 luglio 1970 svolgeva attività nel « campo della informativa applicata alla sanità, aveva un capitale sociale di 150 milioni e i due azionisti principali erano mons. Annibale Ilari e Ernesto Marazza, mentre il presidente era il generale Giuseppe Aloja; nel comitato esecutivo vi erano tra gli altri l'assessore ai tributi di Milano Gianfranco Crespi. A Milano inoltre il Ratti, che nel Cisat fungeva da segretario generale esecutivo, aveva anche dato vita al Cise (Centro italiano studi editoriali) che si proponeva come prima iniziativa di stampare la « Summa teologica » di Tommaso d'Aquino. Tutte queste notizie erano facilmente acquisibili dagli industriali raggirati dal Ratti ed essi potevano anche vedere gli avvisi di convocazione delle assemblee del Cisat sulla « Gazzetta Ufficiale » firmati di volta in volta dal generale Aloja o dallo stesso Ratti. Ugo Maria Ratti chiedeva agli industriali che aveva circuito di entrare a far parte del Cisat, versando congrue cifre in contanti e assegni di altissimo importo. Garantiva che nel giro di qualche mese i soldi sarebbero rientrati addirittura quintuplicati. E' stato accertato che il Ratti non si limitava ad intascare il denaro liquido, ma metteva in circolazione anche gli assegni che agli industriali richiedeva invece a pura e semplice garanzia, con l'assicurazione che non sarebbero mai usciti dalle mura del Cisat. Invece sono usciti in gran quantità se si pensa che l'industriale bolognese, oltre ad aver versato 40 milioni in contanti, ha dichiarato di aver consegnato anche 280 milioni in assegni. Secondo la denuncia presentata ai magistrati un assegno di 52 milioni sarebbe andato al maresciallo Renato Blasina, mentre un altro di 26 milioni sarebbe stato per Tom Ponzi. Altri assegni sarebbero in mano a Giuseppe Catapano, candidato del msi in Calabria nel 1958 e nel 1963 e in seguito condannato per truffa a due anni ai danni della cassa del Mezzogiorno. g. m.