Spedizione italiana scalerà un'alta vetta dell' Himalaya di Gigi Mattana

Spedizione italiana scalerà un'alta vetta dell' Himalaya Organizzata dal Club alpino di Busto Arsizio Spedizione italiana scalerà un'alta vetta dell' Himalaya E' l'Annapurna di 8078 metri - Per la prima volta tutta l'organizzazione sarà curata da alpinisti - Gli scalatori, guidati dal biellese Guido Machetto, saranno dotati di abiti fatti di telo spaziale e di una modernissima attrezzatura (Nostro servizio particolare) Busto Arsizio, 24 maggio. Annapurna, 8078 metri: una montagna di roccia e ghiaccio che in nepalese significa « Dea dell'abbondanza », a causa delle precipitazioni che la coprono e che alimentano le acque del Gange. Qui, alla fine dell'anno salirà una spedizione per conquistare il terzo «ottomila» (dopo K2 ed Everest) della storia dell'alpinismo italiano. E' una spedizione tutta particolare: l'idea è partita dal Cai di Busto Arsizio che, volendo celebrare il cinquantenario della fondazione, ha deciso di organizzare una grande impresa extraeuropea. Per la prima volta tutta l'organizzazione sarà curata da un gruppo di alpinisti, senza il «mostruoso» apparato di comando che decide dal campo base e invia le cordate in alta quota. L'Annapurna, una delle 14 montagne del mondo che superano gli ottomila metri, si trova nell'Himalaya Occidentale del Nepal: fu conquistata per la prima volta nel 1950 dalla spedizione francese di Maurice Herzog; da allora i tempi sono mutati e il gruppo italiano, più che basarsi sull'esplorazione, cercherà una vittoria importante sotto il profilo tecnico e sportivo attaccando l'impegnativo sperone Nord-Ovest. «L'Annapurna non soltanto ci interessava come montagna in sé — dice Guido Machetto, biellese di 37 anni, capo spedizione —, ma era anche la vetta che presentava le minori difficoltà logistiche; non bisogna poi dimenticare che il re del Nepal assegna gli obiettivi da scalare con molta parsimonia, per cui l'intestardirsi su altro "ottomila" forse ci avrebbe costretti a rinviare l'impresa. In una spedizione tradizionale gli sherpas (portatori nepalesi) stanno a fianco degli scalatori, trasportano i materiali ad alta quota, impiantano i campi, fanno la spola con i ramponi ai piedi. Nel nostro caso invece ritorniamo a una scalata di tipo alpino dove gli alpinisti fanno tutto loro, portano carichi, piazzano corde e, se va bene, scalano la vetta». Gli uomini scelti per l'impresa oltre a Machetto sono Miller, Rava, Carlo Zonta, Leo Cerniti, Carmelo Di Pietro, Gianni Calcagno e Sandro Gogna (questi ultimi due sono attualmente tra i più forti alpinisti europei); al gruppo si affiancheranno ancora un paio di alpinisti e un medico. Le condizioni meteorologiche sulla catena dell'Himalaya offrono due periodi adatti alle scalate: quello premonsonico (marzo-giugno) e quello postmonsonico (settembrenovembre). «Può stupire — dice Guido Machetto — che sia stato scelto il periodo autunnale quando quasi tutte le spedizioni (vedi Monzino all'Everest) salgono in primavera, ma anche in questo caso abbiamo dovuto accontentarci perché il permesso che il re Birendra del Nepal ci ha accordato riguardava il periodo postmonsonico. Non avremo quasi precipitazioni nevose, ma il freddo e il vento saranno ostacoli ben più ardui: con raffiche a cento all'ora e quaranta gradi sotto zero muovere un passo diventa un'impresa. Non useremo ossigeno per la scalata, sia per problemi di spesa che di trasporto; senza sherpas infatti sarebbe impossibile trasportare le decine di bombole occorrenti: l'ossigeno poi è un'arma a doppio taglio, o lo si usa sempre o si è finiti». Tutte le montagne più importanti del mondo sono state conquistate e benché l'aspetto tecnico acquisti un'importanza sempre maggiore nelle scalate, l'organizzazione di un'impresa in Himalaya resta sempre un compito estremamente gravoso. «Premesso che Gogna è già andato due volte in Nepal per prendere contatto con le autorità e con i portatori — dice Machetto — partiremo dall'Italia il 20 agosto in aereo per la capitale nepalese Katmandu; dì qui ci recheremo in jeep fino al villaggio di Pokara (soltanto 600 metri di quota) da dove, all'inizio di settembre, partirà la spedizione vera e propria. Oltre a noi italiani vi saranno 9 sherpas, un capo spedizione nepalese, un ufficiale di collegamento e 130 portatori per le tre tonnellate e mezzo di materiali. In due settimane di marcia si giungerà al campo base (4600 metri) all'inizio del ghiacciaio; qui i portatori torneranno indietro mentre alpinisti e sherpas stabiliranno un altro campo sul ghiacciaio. Poco prima dei settemila metri, dove le difficoltà alpinistiche diventano veramente notevoli, anche gli sherpas abbandoneranno e gli scalatori resteranno soli fino, speriamo, alla vetta». Uno degli aspetti fondamentali per una spedizione di questa importanza e da cui può dipendere anche la riusci- tgsds ta dell'impresa, è l'equipaggiamento. Gli alpinisti italiani saranno dotati di speciali tende quadrate in grado di consentire un po' di riposo anche sui terreni più impervi, di abiti fatti di telo spaziale, di scarponi molto imbottiti (il freddo è il nemico numero uno) di migliaia di metri di corda, radiotelefoni, bombolette di gas, materiale alpinistico. «Un altro punto base per il successo — dice Machetto — è costituito dall'alimentazione. Per la marcia d'avvicinamento e i periodi di riposo nei campi non vi sono problemi, si può mangiare e bere di tutto (esclusi naturalmente gli alcolici), ma il problema più importante è il nutrimento sotto sforzo, ad alta quota. Qui infatti, pare un assurdo, si digerisce soltanto ciò che piace: abbiamo visto gente rifiutare alimenti vitaminici studiati dai migliori dietologi e altri gustare con soddisfazione infernali intrugli di sardine, marmellata e sottaceti». Il costo globale della spedizione si aggira sulla trentina di milioni, anche se in realtà diventano molti di meno perché buona parte del materiale è gratuito come pure i viaggi aerei offerti dalla Lufthansa. «Ancor prima di partire — continua il capo spedizione— quel che ci ha più fatto piacere è il contatto con il grosso pubblico, il suo appoggio, la comprensione che il nostro tentativo è una cosa diversa dalle grandi spedizioni dove tutto è imposto e tutto funziona come una macchina ben oliata. SulVAnnapurna andremo un po' alla ventura, impareremo a soffrire». Gigi Mattana Guido Machetto

Luoghi citati: Busto Arsizio, Italia, Katmandu, Nepal