Un quotidiano per Sartre di Loris Mannucci

Un quotidiano per Sartre E APPARSO NELLE EDICOLE "LIBERATION Un quotidiano per Sartre "Un gruppetto di amici e poche decine di milioni all'assalto dell'impero della grande stampa" (Dal nostro corrispondente) Parigi, 23 maggio. Dopo una gestazione di molti mesi e undici numeri tirati a 3000 copie, venduti soprattutto nelle strade dagli attivisti per raccogliere denaro, il quotidiano Liberation diretto da Jean-Paul Sartre è finalmente comparso ieri nelle edicole, dov'è venduto a 80 centesimi (105 lire circa), ottenendo un successo di curiosità. Molte delle 50.000 copie tirate ieri sono rimaste invendute. Il giornale è tutt'altro che attraente. Il titolo è stato ereditato dal quotidiano che veniva diffuso clandestinamente in Francia durante l'occupazione tedesca e fu poi diretto da Emmanuel d'Astierde-la-Vigerie, « Il marchese rosso », fino al 1964. In quell'anno il partito comunista cessò di sovvenzionarlo, col pretesto di difficoltà finanziarie, perché il giornale aveva assunto un atteggiamento un po' critico nei confronti della politica di Mosca verso i Paesi dell'Est. Nello stesso 1964 Sartre (che aveva rotto col partito comunista fin dal 1956 per i fatti d'Ungheria) rifiutava il premio Nobel di letteratura, proclamando che il suo gesto era dettato dal desiderio di « conservare la libertà ». Direttore della rivista Temps modernes, continuava però a firmare manifesti con altri intellettuali di sinistra, aspettando la sua occasione. Nel maggio 1968 l'ex papa dell'esistenzialismo si recò alla Sorbona occupata dagli studenti per arringarli. Incoraggiò poi la sparuta schiera di maoisti raggruppati da Alain Geismar nel movimento « Sinistra democratica », che faceva sentire la sua voce attraverso il settimanale La cause du peuple. Quando i primi tre direttori furono via via arrestati per attività sovversiva. Sartre li sostituì. Invano, con la speranza di farsi arrestare, il filosofo andava in giro con gli attivisti a vendere per le strade La cause du peuple. Poi anche La cause du peuple cessò le pubblicazioni e Sartre pensò di creare un quotidiano, secondo il concetto che aveva espresso nell'ottobre 1970 con un'intervista a L'idiot International: « Penso — diceva — che un giornale di oggi creato per le masse dovrebbe comprendere una certa proporzione d'intellettuali ed una certa proporzione di operai, e che gli articoli dovrebbero essere scritti non dagl'intellettuali, non dagli operai, ma insieme »: Così è nato appunto Liberation. Nell'editoriale del primo numero si proclama che « un gruppetto di amici e poche decine di milioni si lanciano all'assalto dell'impero della grande stampa, dove i colossi rivaleggiano a colpi di miliardi e di centinaia dì giornalisti... ». La testata in rosso di Liberation, otto pagine in formato « tabloid », esce soltanto cinque giorni per settimana, con poche notizie e articoli polemici (aborto, assistenza, lavoratori stranieri, razzismo, scioperi, commercio di armi). Tremiladuecento sottoscrittori hanno mandato 32 milioni di vecchi franchi, 1100 sono gli abbonati. Le vendite dei numeri « sperimentali » hanno fruttato tre milioni e mezzo, e la vendita di opere d'arte offerte dagli autori ha reso altri 5 milioni e mezzo. Si calcola che in tutto, Liberation abbia raccolto presso a poco 50 milioni di vecchi franchi (65 milioni di lire). La spesa quotidiana è di mezzo milione di vecchi franchi, altrettanti vanno per la tiratura, senza contare gli stipendi ed i fornitori, verso i quali il giornale è già in debito di 15 milioni. Le cifre vengono fornite dal giornale, il quale ritiene di poter vivere se riuscirà a vendere almeno 27.000 copie al giorno Loris Mannucci

Persone citate: Alain Geismar, Emmanuel D'astierde, Jean-paul Sartre, Sartre

Luoghi citati: Francia, Mosca, Parigi, Ungheria