Disperato grido della madre di Mirko ai rapitori: "Ridatemi il mio bimbo" di Piero Cerati

Disperato grido della madre di Mirko ai rapitori: "Ridatemi il mio bimbo"Giorno di angoscia per la sorte dello scolaro di Bergamo Disperato grido della madre di Mirko ai rapitori: "Ridatemi il mio bimbo" La donna è in condizioni preoccupanti - Ieri i banditi non si sono fatti sentire - Il padre nega d'aver ricevuto una richiesta di cento milioni - Decine di telefonate di sciacalli che speculano sul dolore della famiglia - Gli inquirenti non vogliono ostacolare eventuali contatti tra i rapitori e i genitori del piccolo (Dal nostro inviato speciale) Bergamo, 22 maggio. «Stamattina hanno rapito il Mirko, un nostro compagno. A me dispiace molto e voglio che ritorni presto». E' un pensierino di Eleonora Betti, die. ci anni, che frequenta la scuola elementare «Garibaldi», come Mirko Panattoni, rapito ieri da due giovani per chiedere un riscatto. I bambini sono protagonisti e vittime di questa vicenda, sono gli unici che parlano e raccontano quanto hanno visto e quanto pensano sia accaduto. Gl'inquirenti tacciono. In questura Questa sera, c'è stata una riunione in questura cui hanno preso parte il sostituto procuratore della Repubblica Battila, il questore Migliorini, il capo della mobile Orlando. Sembrava dovesse essere successo qualcosa. E' subito corsa voce che Enrico Panattoni, padre di Mirko, fosse improvvisamente «scomparso», cioè si fosse recato all'appuntamento fissato con i banditi. Invece nulla. Panattoni è ancora nel suo alloggio, sopra il ristorante «La Marianna», in Bergamo Alta. Ha ricevuto decine di telefonate con richieste di riscatto, ma nessuno ha retto alla prova della verità: quando ha chiesto trepidante: «Fatemi sentire la voce di mio figlio» il microfono è stato abbassato di colpo. L'unico contatto con i rapitori è quello stabilito ieri a mezzogiorno e mezzo, dopo essi non si sono più fatti vivi. Quando Panattoni ha saputo che, secondo alcune voci, i banditi gli avrebbero chiesto cento milioni, s'è messo a piangere e ha detto: «Perché inventano queste cose? ». La signora Oriana Fabbri, madre di Mirko, è controllata quasi ogni ora da un medico. Le sue condizioni sono preoccupanti. Mirko le era molto affezionato. In occasione della festa della mamma aveva scritto sul suo quaderno di bella a scuola: «Ieri era la festa della mamma e noi abbiamo fatto una festicciola. Io le ho donato una rosa e il babbo le ha offerto una torta. Di sera, quando stava andando a letto, s'è trovata sul comò (qui la maestra Granelli ha corretto in rosso: cassettone, n.d.r.) tanti regali che non se li immaginava». Mirko è un bambino molto sensibile. «Non so come possa vivere lontano da sua madre. Senza di lei non mangiava: ora come farà? Almeno mi dicessero che sta ancora bene» ha detto oggi tra le lacrime Enrico Panattoni. Sua moglie ha lanciato un nuovo appello ai banditi perché le ridiano il figlio. Disfatta, giace a letto in attesa d'una telefonata che la liberi dall'incubo che sta vivendo. E il telefono squilla a intervalli: inesorabile, una voce chiede: «Quanto mi date?»; poi alle sollecitazioni di precisare meglio le condizioni e di far parlare il piccolo ostaggio, il microfono è abbassato. Gli sciacalli ormai si sono inseriti in questa vicenda nella quale è in gioco la vita d'un bambino. Il sostituto procuratore Battila ammette che le telefonate e i telegrammi arrivano a decine, «ma sulla loro autenticità vi sono molti dubbi, nessuno finora ha avuto un significato preciso». Il magistrato sostiene di essere più ottimista di ieri, anche se finora non è successo nulla che possa far sperare in una rapida soluzione della vicenda; egli ha fiducia nell'esperienza acquisita durante i precedenti sequestri: «I genitori sono disposti a pagare — ha detto — non vedo perché i rapitori non dovrebbero restituire il bambino, come hanno sempre fatto». Un indizio E se anche domani non giungessero notizie di Mirko? Battila allarga le braccia. Rassegnazione o speranza? Forse c'è qualcosa di più. Nessuno vuole confermare la notizia, ma si ha l'impressione che il ((basista», colui che avrebbe rubato la Volkswagen e dato le necessarie notizie ai banditi, sia ormai individuato dagli inquirenti. Non sarebbe stato fermato perché le indagini ufficialmente sono sospese e un arresto intempestivo metterebbe in pericolo la vita di Mirko. Stamane è giunto il capo della Criminalpol, Sgarra. Egli è ripartito nel primo pomeriggio. «E' tornato a casa», hanno detto alla questura di Bergamo, ma in realtà egli si è indirizzato verso una precisa pista, forse nel tentativo di fare da tramite tra il Panattoni e i rapitori. Veniamo alla cronaca della giornata. Stamane di fronte al ristorante «La Marianna» è circolata la voce che fosse giunta nella notte la seconda, decisiva telefonata. La voce è stata però smentita da Leonardo Pasolini, direttore del locale, che è apparso sull'u- stmvcbmnvttsdsOcL scio, scuotendo tristemente la testa. Poco dopo, è giunto monsignor Clemente Gatti, vescovo di Bergamo. Altra voce fantasiosa: la signora Fabbri, mamma di Mirko, stava male, le sue condizioni si erano aggravate. Anche questa voce era per fortuna smentita. Alle 11, il sostituto procuratore Battila ha fatto il punto sul rapimento alla presenza di Sgarra; del dirigente la squadra mobile di Bergamo Orlando; del comandante la compagnia dei carabinieri di Bergamo, capitano Mariano Leggio. «Abbiamo sospeso le indagini — ha detto — per favorire i contatti tra i genitori di Mirko e i rapitori. Non abbiamo 7nesso sotto controllo i telefoni di casa Battila». Il magistrato ha poi confermato che il rapimento sarebbe stato compiuto da persone estranee alla città, ma con «il con¬ corso d'un bergamasco»; sull'eventuale presenza d'una donna, ha detto: «Erano organizzati, avranno con loro anche una donna per dare assistenza al piccolo Mirko». Ha poi detto che secondo alcuni testi uno dei banditi è stato visto scrivere su un block notes ( « come se prendesse appunti») mentre era seduto sulla Volkswagen. Perché? Su questo non è stato possibile avere risposta. Speranze E' caduta la pista del misterioso signore che domenica sera aveva chiesto a Mirko chi fosse suo padre, quanti anni avesse. E' risultato che egli è un cliente del ristorante «La Marianna» il quale si era incuriosito per la vivacità del bambino. La sorte di Mirko sembra legata a molti «se»; ha detto Battila: «Se i banditi dovessero fare delle offerte, se l'offerta venisse accettata, se il bambino fosse incolume, allora sì verificherebbero le condizioni per poter dire che Mirko è salvo». La diplomazia dei magistrati non ha limiti. Giancarlo Battila ha 43 anni, una passione per le armi (possiede un'invidiabile collezione) e ora deve indagare sul primo caso di rapimento di bambini avvenuto in Italia. Finora è stato abile nell'evitare le risposte pericolose per l'ostaggio. Perché i banditi hanno rubato una Volkswagen per fare il «colpo»? «E' un'auto che non dà nell'occhio — ha risposto Battila — secondo le statistiche in nostro possesso se ne rubano pochissime, forse una su ogni dieci di altro tipo». Un dipendente del ristorante «La Marianna» era stato licenziato e denunciato per furto alcuni mesi or sono; è vero che giorni fa è uscito di carcere? «Certo — ha risposto il giudice — ma non è lui ad avere rapito Mirko». Gl'inquirenti escludono ormai l'ipotesi della vendetta, anche se si è appreso che tempo fa una bomba carta era stata fatta esplodere davanti a «La Marianna» durante uno sciopero (il ristorante era rimasto aperto). Alle 14,30 sono arrivati alla elementare «Garibaldi» i bambini del doposcuola. Molti sono compagni di Mirko. La maestra Granelli, il giorno stesso del rapimento, ha fatto far loro un compito sulla vicenda: «Commentate quanto è accaduto questa mattina». Donatella Buchi ha scritto: «La maestra era dispiaciuta e prima della lezione ha dovuto prendere una pastiglia per il mal di testa». Alla scuola «Garibaldi» è stata allestita una mostra delle «opere» preparate dai bambini durante il doposcuola. Mirko ha «creato» un quadretto intitolato ((La primavera» fatto con mastice, e una serie di animali marini in creta e polistirolo. Luigi Agazzi, direttore didattico, tra le quattro scuole sotto la sua giurisdizione, ha anche la « Garibaldi ». « I bambini hanno capito il dramma di quanto è accaduto a pochi passi da loro — racconta — specie i compagni di Mirko che hanno assistito all'episodio. Molti genitori, poi, sono venuti ad accompagnare i loro figli, mentre prima non lo facevano mai ». Una notizia Alle 15, è giunta a Bergamo la notizia che Mirko sarebbe stato visto su una « 1100 » a Santhià. Il sostituto procuratore Battila s'è recato a casa dei Panattoni (« Una presa di contatto » dirà poi), all'uscita ha invitato i giornalisti a non affollare il piazzale davanti al ristorante, forse perché non intralcino eventuali contatti diretti coi banditi. Alle 16 Battila è arrivato in procura, pochi minuti dopo s'è recato in questura per una riunione con i dirigenti della Squadra Mobile. E' uscito a sera avanzata, ma non è stato possibile saper nulla di quanto stava accadendo. I Panattoni hanno già preparato i denari per il riscatto? « Non lo so, ma è la co sa più facile da immaginare » ha risposto il sostituto procuratore. A notte sono ritornati i carabinieri, che per tutta la giornata hanno perlustrato il colle della Malesana, a tre chilometri da Bergamo: avevano cani poliziotti e un elicottero. Purtroppo, anche qui non sono state trovate tracce di Mirko. Ieri pomeriggio si è appreso che il signor Pietro Torielli, l'industriale di Vigevano rapito da malviventi e poi liberato, è stato a visitare i genitori del piccolo Mirko a Bergamo. Piero Cerati Bergamo. L'ingresso della scuola dove lunedì è stato rapito Mirko Panattoni (Tel. Ap)