Continua l'altalena fra la lira e il dollaro di Giulio Mazzocchi

Continua l'altalena fra la lira e il dollaro Continua l'altalena fra la lira e il dollaro La nostra moneta ha ancora perduto terreno nei confronti delle altre europee - Il "deprezzamento" medio è del 10,05 per cento (Nostro servizio particolare) Roma. 18 maggio. Tornato ieri sera il dollaro al valore di 590 lire, stamane la speculazione italiana ne ha fatto affluire una discreta dose sui mercati. Non appena la lira, per conseguenza, ha accennato a guadagnare in modo apprezzabile, l'offerta di dollari è cessata e i successivi acquisti commerciali hanno rialzato il dollaro, che chiude ad appena 33 centesimi di lira in meno di ieri. Certamente non esiste un «governo monetario» occulto degli speculatori italiani, ma ciò sembra dipendere soltanto dal fatto che essi appartengono tutti a uno stesso «partito»: agiscono in sincronia perfetta, anche se spontanea. Di questo passo l'altalena lira-dollaro continuerà per tutta la durata della fluttuazione, salvo il verificarsi di cadute della nostra moneta, sempre ad opera della speculazione, ogni qual volta qualche avvenimento internazionale agisca contro il dollaro. La ragione di tutto ciò sta nel fatto che le lire speculative vennero esportate attorno al valore di 580 lire per dollaro: per ottenere un guadagno occorre adesso ricambiare dol lari in lire a un valore della nostra moneta inferiore a 580. La lira inoltre continua a perdere terreno verso tutte le altre monete. Evidentemente la domanda di beni delle famiglie nelle quali vi è occupazione, tonificata dai rinnovi contrattuali, assorbe l'aumento delle produzioni nazionali, oltre a far aumentare le stesse importazioni. C'è quindi una richiesta crescente di monete estere sul mercato commerciale, che deprezza la nostra. Stasera il valore medio della lira verso tutte le altre monete del mondo risulta diminuito del 10,05 per cento, nel calcolo del «24 Ore», rispetto alle parità per fluttuazione. Un'inversione «naturale» effettiva del continuo scivola¬ mento nella quotazione, in mancanza di interventi della Banca d'Italia, si potrebbe avere solo con un fortissimo aumento della produzione interna e quindi delle esportazioni, che in questi mesi si accompagnerebbe all'afflusso di valuta turistica. Negli ambienti della Confederazione del commercio vi è però la preoccupazione che il continuo rincaro dei prezzi interni freni quel boom turistico che sembrava garantito dalla svalutazione. Giulio Mazzocchi

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