Londra: sempre in tensione l'oro (ma non tocca i valori massimi) di Renato Proni

Londra: sempre in tensione l'oro (ma non tocca i valori massimi) Si è chiusa una settimana di timori per le monete Londra: sempre in tensione l'oro (ma non tocca i valori massimi) Dopo la quotazione di 111 dollari l'oncia, toccata nella riunione di mercoledì, ha chiuso ieri a 105,50 - "La corsa all'oro — scrive 'The Economist' — è l'effetto dello smercio di dollari, il risultato del caso Watergate e delle preoccupazioni di Wall Street per l'inflazione negli Usa" (Nostro servizio particolare) Londra, 18 maggio. Il mercato libero dell'oro è sempre in tensione. Le contrastanti pressioni (la realizzazione dei profitti contro la costante domanda) hanno fatto oscillare il prezzo del metallo negli ultimi tre giorni, ma i livelli sui quali esso appare temporaneamente stabilizzato sono prova che l'oro costituisce in questo periodo una forma ambita di investimento e di speculazione, soprattutto per gli sceicchi del Medio Oriente. Oggi, al fixing alla Banca d'affari Rothschild, l'oro ha recuperato le perdite di ieri, è salito a 105 dollari e 50 centesimi per oncia di fino, con un aumento di 2 dollari e 25 centesimi. Ieri e l'altro ieri, invece, l'ascesa dell'oro era stata arrestata e si era notata anche un'inversione di tendenza, dopo il livello massimo di 111 dollari toccato al primo fixing di mercoledì. Era stata una necessaria battuta d'arresto, dopo le impennate di lunedì e di martedì. La «barriera magica» dei 100 dollari all'oncia, superata all'inizio della settimana, appare oggi consolidata. Riassumendo gli ultimi dieci giorni di febbrili transazioni, il prezzo del metallo risulta aumentato di circa il 18 per cento, ovvero di 15 dollari l'oncia. In un anno, il valore dell'oro si è raddoppiato. Anche chi lo acquistò nel 1952, in conseguenza dei recenti vertiginosi aumenti, ha tratto un profitto pari al 5 per cento annuo sulla somma investita. Chi acquistò oro nel 1968 ha realizzato un profitto annuale del 20 per cento. Sulle cause dell'apprezzamento dell'oro, gli esperti sono d'accordo. Anche The Economist, oggi, scrive: «La corsa all'oro è la causa e l'effetto dello smercio di dollari, il risultato dell' "affare Watergate", della scarsità di petrolio dello spettro di uno scontro nel Medio Oriente e delle preoccupazioni di Wall Street per un'economia inflazionisti ca». Il dollaro, infatti, si è trovato sotto pressione anche rispetto alla sterlina, alle altre monete dei Paesi comunitari e allo yen giapponese. Le sterline sono state molto richieste durante la settimana, dati gli alti tassi di interesse che vigono attualmente in Gran Bretagna. La sterlina ha raggiunto l'eccezionale quotazione di 2,58 dollari (partendo da 2,49), ma oggi si è assestata su 2,5510, 4 centesimi in più della settimana scorsa. Anche le altre monete comunitarie hanno registrato aumenti tra il 2 e il 3 per cento, contro l'uno e mezzo per cento dello yen. L'aspetto più significativo di questi movimenti dei cambi, però, è stato l'assenza di panico. Non c'è stata «crisi», le banche centrali non sono intervenute. «Il floating — osserva The Economist — ha salvato la situazione». Due mesi fa, l'aumento del prezzo dell'oro e gli spostamenti di masse di dollari avrebbero probabilmente portato alla chiusura dei mercati valutari, ad affrettate conferenze di ministri delle Finanze, a negoziati su nuovi cambi fissi. Scrive The Economist: «I governatori delle banche centrali hanno mostrato di considerare la saettante ascesa del prezzo dell'oro meno importante dei recenti aumenti dei prezzi, per esempio, del manzo o del rame». Renato Proni

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