Principi mercanti di Carlo Carena

Principi mercanti Ultime notizie sui popoli fenici Principi mercanti dSabatino Moscati: « I Fenici tee Cartagine », Ed. TJtet, pag. 730, lire 16.500. Qualche giorno fa Le Monde dava con rilievo la notizia che il governo tunisino in collaborazione con l'Uncsco c con archeologi francesi, italiani, polacchi c statunitensi ha intrapreso una vasta opera di protezione e di scavi sul sito dell'antica Cartagine. Chi dall'aereo che sta atterrando a Tunisi già spinge lo sguardo verso la collina di Birsa o verso i porticcioli, c poi si aggira tra le ville dei quartieri residenziali che si susseguono, come già ai tempi di Annibale, lungo la costa dalla Goletta a Sidi Bou Said, invano cerca i santuari ove Didone scorse per la prima volta Enea: solo quando la luna rade le acque della laguna, tornano le notti di Salammbó, coi cammelli tranquillamente accosciati sul ventre e con le reti dei pescatori stese tra le case basse « come giganteschi pipistrelli che spieghino le loro ali ». Spazzata via dai Romani prudenti e vendicativi, la più famosa città fenicia è morta da secoli. Già Gaio Mario poteva sedere meditando sulle sue rovine, e occorse tutta la sua fantasia a Flaubert per « rifarla ». * * Fortunatamente gli aiuti per rifare quel mondo diventano da qualche anno più consistenti e autorizzano l'ottimismo di queste nuove iniziative. Fenici e Punici, diffusori dell'alfabeto in tutto il Mediterraneo, non hanno lasciato letterature paragonabili a quelle dei loro limitrofi Ebrei c dei loro contemporanei Greci e Romani: letterature che ne documentassero le vicende, le usanze, le ideologie. Ma l'archeologia fenicia è ora in pieno movimento. Il grosso, illustratissinio volume di Sabatino Moscati, l'arsenale più aggiornato del materiale su cui si fonda la nostra conoscenza cssmclnlDBStsvecaadvsmsllufsrep di quei popoli, è essenzialmcne un repertorio di fonti tarde di indirette, o d'immagini coperte, di ricostruzioni. Moscati stesso, studioso asai accreditato del mondo semitico, da alcuni anni condue nel Mediterraneo occidentae fortunate ricerche, che hanno portato novità notevoli nel'ambito della storia fenicia. Dopo Cadice, Marsiglia, Capo Bon, è ora la volta di Malta, Sicilia (Mozia), Sardegna (Mone Sirai, Nora, Tharros) e Tocana, che hanno rivelato nuovi insediamenti fenici, di varia età e di vario genere: religiosi, commerciali, militari, fino ad accrescere non solo la nostra ammirazione per l'intraprendenza di quei celeberrimi navigatori, ma a farci anche sospettare un piano di avvicinamento o di accerchiamento sistematico della crescente Roma. 1 Fenici partirono da una lingua di terra a Nord d'Israee, chiusa verso l'interno da una catena di monti. Sul mare furono gettati dalla natura stessa fin dall'inizio dell'età del ferro. Il capitolo dei commerci e della navigazione rimane il più affascinante della loro storia Si stanziavano lungo le coste, dove ci fosse un promontorio fronteggiato da un isolotto, per sicurezza di scalo e per difesa. Di là, da quelle città così bene tipizzate da Cartagine, si lanciavano in ogni direzione attraverso tappe giornaliere interrotte da approdi notturni, su piccole navi a remi o a vela quadrata, senza bussola e con la sola guida dell'Orsa minore. In questo modo circumnavigarono, verso il 600 a. C, l'Africa; verso il 450 raggiunsero l'Irlanda in traccia di stagno, e Annone andò con sessanta vascelli e tremila uo mini c donne a cercar oro nel Senegal e nel Gabon, vedendo cose incredibili: trogloditi più veloci dei cavalli, fiumi di fuoco e fiamme che si alzavano fino alle stelle, uomini e donne cgi pidstpdercgncfIglmnatftm che gli interpreti chiamavano gorilla. Non pensarono, come i Romani, a imporre « civiltà ». Erano mercanti, ma « principi mercanti, i più onorati del inondo », secondo un detto d'Isaia. Approdavano sulle spiagge e lì avveniva un baratto di sapore colombiano: « Dopo essere gitimi — narra Erodoto — sbarcano le mercanzie e le espongono in ordine sulla riva, poi tornano sulle imbarcazioni e fanno filino. Gli indigeni vedono il fumo, e avvicinatisi al mare, collocano a fianco delle mercanzie l'oro che offrono in cambio, e si ritirano. I Cartaginesi ridiscendono e se giudicano che la quantità dell'oro risponde al valore delle mercanzie, lo prendono e se ne vanno, altrimenti ritornano alle navi e attendono. Quelli, tornando, aggiungono dell'oro finché essi non siano soddisfatti; e non si fanno reciprocamente alcun torto ». * * Erano mercanzie di ogni genere, prodotti soprattutto del loro artigianato, armi, ceramiche, avori, amuleti, gioielli, vetri, vasetti per profumi, persino rasoi di bronzo, ornatissimi. I Fenici edificarono il tempio di Salomone, decorarono deliziosamente le uova di struzzo, lasciarono stele un po' dappertutto. Ma non ebbero una statuaria degna di questo nome, non una pittura che ci rimanga e ci attragga. Misero altrove il loro ingegno. Ammirevole popolo, tra giardini di cedri, di melograni, di mandorli banchettava col vino passito su divani di porpora, tutte sue specialità: « grazie alle loro risorse, si dedicavano al godimento dei piaceri della vita ». come dice un altro storico antico. Ebbero il groviglio di crudeltà religiosa e di mollezza degli Arabi, con lo slancio dei Portoghesi e degli Inglesi in certi momenti della loro storia. Carlo Carena

Persone citate: Cadice, Capo Bon, Flaubert, Greci, Sabatino Moscati, Said

Luoghi citati: Africa, Gabon, Irlanda, Marsiglia, Mozia, Roma, Sardegna, Sicilia, Tunisi