Tre dirigenti dell'Alfa Sud accusati di carpire i nuovi metedi di fabbricazione della "128,,
Tre dirigenti dell'Alfa Sud accusati di carpire i nuovi metedi di fabbricazione della "128,, Tre dirigenti dell'Alfa Sud accusati di carpire i nuovi metedi di fabbricazione della "128,, Un "ufficio tecnico" che il magistrato considera un véro e proprio centro di spionaggio industriale, fu installato nel 1969 a Torino - Chiesto il rinvio a giudizio per furto di Rudolph Hruska e di 13 consulenti Il pubblico ministero dottor Diego Amore ha chiesto il rinvio a giudizio del direttore generale e di 13 consulenti dell'Alfa Sud per avere organizzato la sottrazione alla Fiat di progetti relativi alla fabbricazione della « 128 » allo scopo di realizzare, « con notevole risparmio di tempo, mezzi e denaro », un analogo progetto di vettura: l'Alfa mille. I loro nomi: Rudolph Hruska, direttore generale e amministratore delegato dell'Alfa Sud; Giuseppe Manfrino, procuratore legale della Sipi; Luigi Viano, consulente Sipi, Armando Castagna, consulente amministrativo dell'Alfa Sud; Carlo Bertolino, addetto al servizio metodi carrozzeria; Domenico Cagliero, Pietro Ferraris, Luigi Manigrasso, Gaetano Cecere, Carlo Truffava, Ferdinando Massai, Franco Merlo e Giulio Priori, tutti dipendenti Sipi; Silvio Manica, dipendente Fiat. In breve, i fatti che risalgono al 1969. Mentre veniva creata la s.p.a. Alfa Romeo - Alfa Sud e incominciavano i lavori di costruzione dello stabilimento di Pomigliano d'Arco, a Torino si installava un «ufficio tecnico» in locali affittati dall'Alfa Sud e intestati alla Sipi. Era formato da personale specializzato, il cui compito consisteva nel copiare «cartellini tecnologici» di operazioni relative alla costruzione della «128», che cominciava allora ad essere prodotta in serie presso la Fiat. ««Che tale ufficio Sipi sia stato costituito al fine di sottrarre notizie e dati alla Fìat — osserva il dottor Amore nella requisitoria — risulta evidente da una serie di considerazioni». Prima: i tecnici Sipi, incaricati di copiare i cartellini, hanno ammesso di non aver svolto altra attività da quando lavoravano in quegli uffici. Seconda: non sono convincenti le spiegazioni fornite dai dirigenti dell'Alfa Sud e Sipi circa le mansioni svolte. Terza: il dipendente Ferdinando I " ssa! ha confessato l'esistenza di numerosi «cartellini tecnologici» di provenienza Fiat negli uffici Alfa Sud, anzi, ha ammesso di averne portati egli stesso, all'atto della sua assunzione. Inoltre ha rivelato l'esistenza di una vera e propria organizzazione nel lavoro di copiatura delle schede, con distribuzione dei compiti fra i dipendenti. Secondo l'accusa, gli imputati, in concorso tra loro e con dipendenti Fiat non identificati (tranne il Manica) avrebbero sottratto dagli stabilimenti di Torino e di Rivalla circa 2000 cartellini relativi a processi galvanici, sellatura, carrozzatura, verniciatura, mezzi ausiliari e progetto generale. Li avrebbero copiati sistematicamente, nell'insieme e nel dettaglio, per riprodurre un!auto slmile alla «128». Per il pubblico ministero, ciò che sarebbe avvenuto negli uffici Sipi, fu un vero e proprio furto, e anche se le schede, ad un certo momento, vennero restituite alla Fiat, «il furto rimane, perché non si trattò di sottrazione pura e semplice di oggetti materiali per poi restituirli (senza danno apprezzabile per la parte offesa), ma di sottrazione dell'idea contenuta nelle schede, la quale, come tale, non è suscettibile di restituzione». Le conclusioni del pubblico mi. nistero Amore sono state trasmesse al giudice istruttore, 11 quale ora dovrà decidere se accoglierle tutte o in parte nella sentenza di rinvio a giudizio davanti al Tribunale.
Luoghi citati: Torino
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