Andò da un sindacalista Cisnal Secondo i periti non è drogato di Marzio Fabbri

Andò da un sindacalista Cisnal Secondo i periti non è drogato Il terrorista interrogato in questura Andò da un sindacalista Cisnal Secondo i periti non è drogato (Nostro servizio particolare) Milano, 17 maggio. Gianfranco Bertoli è stato interrogato ininterrottamente nel carcere di San Vittore dai sostituti procuratori Guido Viola, Silvio Scarpinato e Antonio Marini. L'attentatore, secondo quanto si è appreso, ha risposto con calma a tutte le contestazioni che gli sono state mosse attribuendosi la piena responsabilità del folle gesto. Gianfranco Bertoli è giunto alle carceri alle 14,15 a bordo di un'automobile dell'ufficio politico della questura. Prima che giungessero i magistrati, ha chiacchierato con gli agenti di custodia. Gli hanno chiesto cosa avesse fatto: « Avevo una bomba e l'ho buttata», ha risposto. « L'ho fatto per protestare », I tre magistrati sono giunti nelle carceri verso le 15 e hanno iniziato l'interrogatorio. L'uomo, che dimostra più dei 40 anni che ha, alto, dinoccolato, una barbetta a pizzo, non ha mai perso la calma. Alle prime contestazioni avrebbe detto: « Non devo rendere conto a nessuno dei miei gesti », precisando di essere un anarchico nichilista individualista. Nel primo pomeriggio sono giunti al carcere anche i periti professor Leopoldo Basile e Gianluigi Pozzi che hanno sottoposto il Bertoli ad una serie di analisi per stabilire se abbia fatto uso di eccitanti o addirittura di droghe. Un primo esame è stato negativo. Secondo quanto si è appreso, mentre i medici si preparavano a fare i prelievi è stato notato che il Bertoli sull'avambraccio sinistro ha un tatuaggio costituito da una « A » posta in un cerchio, il simbolo degli anarchici. Secondo quanto è trapelato, gli interrogatori si sono limitati, nelle prime ore, a ricostruire i movimenti dell'uomo. Gianfranco Bertoli sarebbe partito dal porto di Haifa a bordo di una nave israeliana e avrebbe raggiunto il giorno 12 Genova da dove si sarebbe recato a Marsiglia, per arrivare a Milano soltanto ieri sera. Non sembra che tra ieri e questa mattina Gianfranco Bertoli abbia incontrato qualcuno nella stanza della pensione di via Vitruvio 44, dove aveva preso alloggio. Si sa che questa mattina l'uomo ha disdetto la camera dopo aver pagato il conto e si è recato alla Stazione Centrale dove ha depositato due borse. Gli scontrini dei depositi bagagli gli sono stati sequestrati e le valigie sono state prelevate dalla polizia. E' stato scoperto un libro pubblicato da un editore razzista. Il passaporto (falso) era intestato ad un aderente del movimento di estrema sinistra « Servire il popolo ». Verso le 19 è uscito dal carcere per qualche minuto il difensore d'ufficio assegnato dal magistrato al terrorista, l'avvocato Dionisio Messina, il quale però non ha potuto fornire particolari sull'interrogatorio. Alle 19,30 il sostituto procuratore della Repubblica dottor Scardinato ha lasciato San Vittore accompagnato da un funzionario dell'ufficio politico per recarsi in questura a interrogare ima teste. Il dott. Riccardelli, subito dopo la donna, ha interrogato il marito, un sindacalista della Cisnal: i due coniugi conobbero il Bertoli a Venezia. Ieri sera l'attentatore si è recato a casa loro dove si è fermato per circa un'ora. L'abitazione della coppia è stata perquisita senza esito positivo. I due hanno riferito di aver cercato di dissuadere l'attentatore dal compiere « qualcosa di grosso » che aveva in animo, sapendo che non era in possesso di tutte le sue facoltà mentali: un anno fa — hanno riferito i due coniugi — aveva manifestato l'intenzione di « disseminare l'Italia di droga per inquinarne la società, distruggerla e crearne una nuova ». Marzio Fabbri Milano. Il ministro Rumor torna in Questura (Tel. Ap)

Luoghi citati: Genova, Italia, Marsiglia, Milano, Venezia