Polemico dibattito ieri a Bruxelles sui rapporti tra Cee e Stati Uniti di Vittorio Zucconi

Polemico dibattito ieri a Bruxelles sui rapporti tra Cee e Stati Uniti Vertice dei ministri europei degli Esteri e dell'Agricoltura Polemico dibattito ieri a Bruxelles sui rapporti tra Cee e Stati Uniti I Nove respingono di fatto molte tesi americane - Il francese Jobert invita gli Usa a ristabilire la convertibilità del dollaro e ammonisce Roma e Londra a rispettare l'accordo comunitario sulle monete (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 15 maggio. Diciotto ministri europei e altrettanti sottosegretari si sono riuniti ieri e oggi a Bruxelles per un rapido, ma intenso, «mini-vertice» su alcune delle questioni-chiave della vita comunitaria: le trattative politico-economiche con gli Stati Uniti, la politica regionale europea, gli accordi con l'area mediterranea e i problemi agricoli, sono stati oggetto dei dibattiti nei quali l'Italia è intervenuta con due ministri (Medici per gli Affari Esteri, Natali per l'Agricoltura), e due sottosegretari (Pedini per gli Esteri, Vincelli per la Cassa per il Mezzogiorno). Ecco, in breve, quanto è emerso: 1) i Nove, pur con accenti diversi, respingono sostanzialmente molte delle tesi americane sul prossimo negoziato e guardano con cautela, se non addirittura diffidenza, alle proposte della Carta Atlantica: 2) la Francia è uscita bruscamente allo scoperto, invitando gli Stati Uniti a ripristinare la convertibilità del dollaro, e Italia e In- ghilterra a riprendere il loro posto negli accordi monetari dei Nove, per non indebolire la posizione negoziale della Cee nei confronti di Washington; 3) sul problema della politica regionale, l'Italia sta assumendo una posizione sempre più cauta, di fatto, e già si parla di una sua «opposizione strisciante» in questa politica che è stata chiesta in orìgine, proprio da Roma; 4) le «chanches» di una politica globale europea nei confronti dei Paesi Arabi e mediterranei sono molto sottili, nonostante la posta in gioco sia l'indispensabile petrolio. Vediamo, più in dettaglio, quanto è accaduto. I rapporti internazionali. Concordi i Nove nel respingere la tesi americana di una discussione parallela e contestuale sui commerci e le monete e nel rifiutare un processo alla politica agricola europea, si è assistito alla presa di posizione francese a opera del nuovo ministro degli Esteri Michel Jobert, ex segretario generale dell'Eliseo e uomo, quindi, vicinissimo al presidente Pompidou. «La trattativa Cee-Usa sarebbe priva di senso — ha detto — senza la prospettiva concreta di un rapido ritorno alla convertibilità del dollaro c senza un altrettanto rapido rilancio dell'Unione economica monetaria», cioè, come avevano spiegato i portavoce ufficiali, senza un ritorno della lira e della sterlina alla parità fissa e all'accordo monetario Cee (il «serpente»). Molto cauto il commento del nostro ministro, il senatore Medici, che vede, nonostante tutto «una gran volontà di accordo» fra i Nove in vista del Nixon-round, pur mettendo in guardia dal pericolo di annegare l'identità europea in un generico atlantismo di nuovo genere, chiaro (e critico) accenno alla proposta Kissinger della Carta Atlantica. Politica regionale. Ha avuto luogo il primo scambio di idee concreto sulla politica regionale, cioè sulla strategia di aiuti ed incentivi alle zone europee meno sviluppate (Mezzogiorno) finanziata dal¬ la Cee, che dovrebbe divenire operante dal 1 gennaio prossimo. Subito sono sorte perplessità: francesi e tedeschi sono molto riservati, ed in particolare Bonn sottolinea come la politica regionale debba rientrare nel contesto della «Unione economica e monetaria», dunque un altro invito all'Italia affinché, prima di insistere per ottenere interventi nel Sud, rispetti le regole del gioco monetario europeo. Ma i maggiori interrogativi vengono proprio dall'Italia: il sottosegretario alla Cassa per il Mezzogiorno, nel suo intervento, ha sollevato il problema di «coordinare, insieme con la politica regionale, anche le politiche agricole, industriali, sociali e dei trasporti europei». Chiedere seriamente un tale coordinamento, con i problemi enormi che solleverebbe, vuol dire rischiare di provocare il rinvio, «sine die», anche della stessa politica regionale, si dice a Bruxelles. Questo tipo di atteggiamenti possono avvalorare le voci di una «opposizione strisciante» che si andrebbe delineando in Italia sulla strategia Cee per le aree arretrate. Due sarebbero i motivi di una possibile marcia indietro italiana: la disputa su chi dovrà gestire i danari del «fondo regionale» (Roma vorrebbe avere semplicemente i fondi, e poi amministrarli liberamente, la Cee desidera invece intervenire attentamente nella distribuzione) e una generale impreparazione delle nostre strutture burocratiche. Ricordiamo anche che pochi mesi fa lo stesso sottosegretario Vincelli rifiutò una prima dotazione di trenta miliardi, in pratica già decisa dalla Comunità a favore delle regioni agricole più arretrate. Politica mediterranea. La prospettiva di creare una zona di libero scambio con i Paesi arabi e del Bacino mediterraneo (dove circoli soprattutto petrolio) sembra non avvicinarsi affatto: due problemi impediscono di accelerare questo processo: l'imminente trattativa con gli americani (come si vede il Nixon-round domina ormai ogni aspetto della vita europea), i timori della concorrenza dell'agricoltura nordafricana. Sono soprattutto gli inglesi che invitano i partners Cee a valutare l'impatto negativo di un tale accordo sugli americani, che non fanno mistero della loro opposizione a questo genere di «area di libero scambio», mentre sulla questione agricola è l'Italia ad offrire resistenza. Ieri sera Natali ha presentato un preoccupato «memorandum» nel quale il ministro ricorda che i prodotti di cui si prospetta la liberalizzazione, sono proprio quelli da cui «dipende il reddito agricolo di intere regioni meridionali ». Vittorio Zucconi

Persone citate: Kissinger, Michel Jobert, Natali, Pompidou, Vincelli