Restrizioni in Italia all'import dell'oro di Giulio Mazzocchi

Restrizioni in Italia all'import dell'oro La corsa all'oro rimette in crisi il sistema valutario Restrizioni in Italia all'import dell'oro Il provvedimento è stato adottato formalmente dai ministeri del Commercio e del Tesoro - Resta legale soltanto l'acquisto di oro lavorato - Il prezzo a Milano ha raggiunto 2500 lire il grammo (Nostro servizio particolare) Roma, 15 maggio. Il governo ha reso illegale l'accumulazione dì oro greggio da parte dei privati: resta legale soltanto l'acquisto di oro trasformato, che i gioiellieri vendono sempre più malvolentieri — data l'incandescenza del mercato — e, comunque, a un prezzo necessariamente superiore a quello dell'oro greggio, che oggi a Milano ha raggiunto 2200 lire nelle contrattazioni a Borsa chiusa. Al prezzo di mercato si deve aggiungere il 12 per cento di Iva, cosicché stasera si sfiorano le 2500 lire il grammo contro le 700 di appena due anni fa. La misura del nostro governo, presa formalmente dai ministeri del Commercio e del Tesoro e fatta diramare alla Banca d'Italia e alle sue banche agenti attraverso l'Ufficio italiano dei cambi (che ha in Italia il monopolio dell'importazione dell'oro, in base a una legge del 1935), è analoga a quelle che da decenni vigono in alcuni paesi ad economia estremamente depressa, India in primo luogo, ed è di segno esattamente contrario a quella assunta il mese scorso dal Giappone, che ha invece finalmente liberalizzato l'acquisto d'oro da parte dei privati. Vi è una stessa logica, alla base di queste due misure di segno opposto e la logica, purtroppo, funziona oggi anche come «spia» della fragilità della ripresa economica italiana. Comprare oro (oggi a Milano la sterlina «vecchio conio» ha raggiunto 23 mila lire contro 17 mila un mese fa) è l'estremo rimedio di chi teme un'accentuata perdita di potere della propria moneta e non trova disponibilità d'altri beni-rifugio. L'innesco all'ascesa del prezzo è venuto, materialmente, dalla decisione giapponese di liberalizzare l'acquisto di oro. Il Giappone, difatti, è «vittima» da due decenni d'un continuo boom economico che, da ultimo, ha provocato due rivalutazioni della propria moneta. Liberalizzando l'oro il governo giapponese spinge una parte del risparmio nazionale a consolidarsi in modo immediatamente improduttivo — invece che affluire a nuovi investimenti e consumi industriali — e tuttavia capace di trasformarsi, molto alla lunga, in investimento produttivo per l'intera nazione: il futuro dell'oro, infatti, è quello d'essere impiegato quasi esclusivamente nell'elettronica e mentre questa utilizzazione diventerà fortissima, in avvenire, la produzione d'oro tra un quindicennio subirà un. calo progressivo, si¬ no a raggiungere a fine secolo l'esaurimento, come il petrolio. Al contrario in Italia: il nostro paese ha necessità che aumentino i consumi, quindi le spese, e soprattutto che aumentino gli investimenti destinati a esaudire i consumi, anche aumentando l'occupazione e quindi, nuovamente, a spirale, dilatando i consumi stessi. Ma vi è una resistenza delle famiglie ad avvitare questo ciclo produttivo: domina il timore dell'inflazione. Abitudinariamente, il timore verso la propria moneta spingeva i capitali a evadere: ora la fluttuazione rende difficile questa strada e perciò la tesaurizzazione aurea sembra essere la nuova meta di chi possiede liquidità. Da qui la decisione delle nostre autorità, che in effetti, già dal primo maggio, inibisce la tesaurizzazione privata. La misura presa, difatti, impone ai «grossisti» italiani d'oro (che sono le banche) di documentare dal prossimo p-.imo luglio le loro bimestrali richieste d'importare metallo. Dovranno anche dire, da quel momento, e quindi con effetto dal primo maggio, a quali utilizzatori «industriali» (orafi, dentisti, industrie elettroniche e altre) hanno consegnato oro nel precedente bimestre. Si apre quindi il canal-- dei controlli sui «trasformatori» d'oro. Funzionerà la misura? In India e in tutti gli altri paesi dove l'economia è depressa, dove sono praticamente nulli gli investimenti mobiliari (azioni di società industriali o obbligazioni), il divieto a tesaurizzare l'oro ha sempre creato larghe correnti di contrabbando. E in fatto di contrabbandi, gli italiani sono assai agguerriti. La misura presa dal governo per l'oro è quindi da annoverarsi, ancora una volta, tra quelle che Ugo La Malfa ha battezzato «misure-tampone». Giulio Mazzocchi

Persone citate: Ugo La Malfa