La Kabaivanska difende il "blando,, spogliarello
La Kabaivanska difende il "blando,, spogliarello La Kabaivanska difende il "blando,, spogliarello Quanto rumore per quella scena del secondo atto. E quanti commenti allarmati, sulla situazione morale del teatro lirico, fino a ieri ritenuto l'estremo baluardo dell'integrità dei costumi, oggi messo in pericolo dalle effusioni di Manon e des Grieux. « Ultimo tango anche a Torino », si è sentito gridare l'altra sera al Regio. « Teatro lirico o strip-tease? » chiedevano altri perplessi. Raina Kabaivanska, la cantante al centro della vicenda, sembra soprattutto meravigliata per queste reazioni. « Ho fatto tante volte la Manon in modo più spinto — ci dice —. Ricordo un'edizione di sette anni fa, con la regìa di Beppe Menegatti, per i teatri emiliani. Lì tutto il secondo atto si svolgeva su un letto enorme. C'era l'incontro col vecchio amante, prima di iniziare la scena col giovane. Così questa esperienza di letto non mi è giunta nuova ». La Kabaivanska è bulgara, parla un italiano corretto e chiaro ma non va a cercare le nuances, per dissimulare i concetti. Dice « spinto », e dice « letto », con pacata chiarezza. E, con la stessa chiarezza, parla dello spogliarello. « Ne ho fatto uno a Washington, ma non così blando come questo. Lì cominciavo spogliando il tenore, fino alla cintola. Poi mi spogliavo io, liberandomi quasi di tutto: restavo solo con un bustino e un paio di mutandine, naturalmente nello stile dell'epoca ». Ha provato qualche imbarazzo, nell'interpretare la scena, secondo le prescrizioni del regista?. La cantante risponde sicura: « Non sono imbarazzata, perché credo in quello che faccio, e lo faccio con la massima convinzione. Non c'è nulla di scandaloso». Sembra molto sorpresa che possa scandalizzarsene il pubblico, dopo tutto quello che si vede oggi al cinema. « Nel nome del realismo che stiamo perseguendo anche per l'opera lirica, qualcosa di nuovo bisogna pur fare. Perché tanto stupore, in quella scena? Tutto quanto noi facciamo, c'è nella musica di Puccini, ed è il solo modo per interpretarla ». Non capisce lo choc degli spettatori. « Ci sono tante altre cose choccanti, nello spettacolo; non questa ». Il riferimento alle « altre cose choccanti » sembra oscuro, ma la cantante non ha nessuna difficoltà a chiarirlo, con la consueta franchezza. « La scena del secondo atto era l'unica da non discutere. Tutto il resto, invece, può essere discusso. Perché, in tanti punti, non sembra più l'opera di Puccini, ma di Puecher: molto interessante, nuova, anche faticosa; ma, qua e là, a scapito della musica ». Sembra rendersi conto di avere espresso un giudizio un po' drastico, e lo integra subito con un apprezzamento più personale sul regista: « Puecher è l'unico regista che lavora con i cantanti, cerca di renderli personaggi; non come fanno tanti altri, che pensano solo alle luci, alle scene e non si preoccupano dell'interprete. E' una persona intelligente, preparatissima, e dà la sua impronta all'allestimento ». Con tante scene « discutibili », e « quella » sola, da non discutere. g- c.
Persone citate: Beppe Menegatti, Kabaivanska, Manon, Puccini, Puecher, Raina Kabaivanska
Luoghi citati: Torino, Washington
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