Kozincev, il regista di Amleto dagli "anni folli,, al realismo

Kozincev, il regista di Amleto dagli "anni folli,, al realismo La scomparsa di un importante personaggio del cinema Kozincev, il regista di Amleto dagli "anni folli,, al realismo Nel fervore della rivoluzione, l'artista sovietico fu tra i fondatori della "Fabbrica dell'attore eccentrico" - Dopo l'ultima guerra, diresse "Don Chisciotte" e alcune riduzioni da Shakespeare Negli anni folli dell'avanguardia sovietica che Sklovskij e Ripellino, l'uno sul filo della memoria l'altro su un maniacale intreccio di documenti e testimonianze, hanno rievocato nei loro libri, un manifesto nelle vie di Pietro- Brado proclamava press'a po co che le bestemmie di un cocchiere valevano più di tutta la letteratura e le «claquettes» di un ballerino più di seicento strumenti di una filarmonica. Era il 1921, nasceva la «Fabbrica dell'attore eccentrico» (FEKS), un gruppo e un laboratorio, prima teatrale poi cinematografico, anima del quale erano Grigorij Kozincev (o Kozintsev, o Kozincov, secondo i capricci della grafia dei nomi russi) e Leo- ni.'. Trauberg insieme a Jutkevie e ad altri futuri maestri del cinema sovietico, affetti allora da quella malattìa che Pudovkìn chiamava «formalismo acuto». Da quell'anno, e fino all'immediato secondo dopoguerra, il nome di Kozincev, morto ieri a Leningrado a 68 anni di età, fu sempre associato a quello dì Trauberg e, almeno sino a quando non si spensero (e fu giocoforza spegnerli) i bollori futuristi dell'«eccentrismo» che esaltava il jazz, il music-hall, il circo, gli sport e li ficcava dappertutto, anche con la FEKS. Insieme a Trauberg, Kozincev allestiva stravaganti rappresentazioni teatrali, come una riduzione «elettrificata » del Matrimonio gogoliano, nei quali il cinema — altra bandiera dei due — già entrava con spezzoni e sequenze di film. E con Trauberg, Kozincev gira nel '24 il suo primo film, Le avventure di Ottobrina, che probabilmente rimaneggiava un intermezzo cinematografico per un altro spettacolo di teatro (IX Commissariato del commercio estero sulla Torre Eiffel; e che al posto di una storia, ricorda Lebedev, accumulava un mucchio di gags nello stile delle comiche americane del tempo (Chaplin era un maestro per Kozincev). Non molto diverso dovette essere il seguente Miska contro Judenic (1925) per il quale i due baldi giovanotti (Kozincev aveva allora poco più di vent'anni) furono accusati di vero e proprio abuso di trucchi. Ma già con La ruota del diavolo (1926), e ancora più con II cappotto, girato nello stesso anno su una sceneggiatura del critico formalista Tynianov che aveva fuso l'omonimo celebre racconto con un altro, sempre di Gogol, Kozincev e Trauberg si volgono, pur nella fedeltà ai principi dell'eccentrismo, a un più maturo espressionismo che ritorna, ma in altre forme, nei film successivi. Il più importante di questi è considerato La nuova Babilonia (1929) sulla Comune parigina che tuttavia già inclina a un realismo del quale si avrà conferma nel primo film sonoro della coppia. Sola, e soprattutto in quella Trilogia di Massimo (1935-1939), definita non senza enfasi dal Sadoul «balzacchiana», che non va confusa con la trilogia di Donskoj su Gorkij poiché l'eroe di questi tre film non è lo scrittore sovietico ma un operaio bolscevico del quale essi narrano l'educazione e la formazione politica. Questi film e il lavoro con la FEKS, dalla quale uscirono eccellenti attori, basterebbero ad assicurare a Kozincev un posto nella storia del cinema. Ma, rotto il sodalizio con Trauberg, egli ha continuato a dirigere film e in questo dopoguerra ha prodotto opere notevoli come le biografie dcsef dello scienziato Pirogov e del critico Belinskij e, soprattutto, un Don Chisciotte (1957), con il grande Cerkasov, dove una severa bellezza figurativa s'accompagna a una tematica schiettamente popidìsta e gli echi dell'eccentrismo, che an-cora vi nsuonano, compenetrano armonicamente un realismo che, otto anni dopo (il film richiese una preparazione lunghissima), darà i suoi frutti migliori ne/TAmleto (1963). Amleto, che per Kozincev è «un eroe del Rinascimento, un eretico che difende la dignità umana in un mondo che non ha nulla di umano», trovò un appassionato interprete nell'attore Innokenti Smoktunovskij del quale il film consacrò la fama in patria e all'estero (come Don Chisciotte, Amleto venne presentato anche in Italia). Col passare de¬ gli anni, i film di Kozincev si erano fatti più radi, essendo nel frattempo il regista tornato al teatro, specialmente con alcune messinscene scespiriane (e su Shakespeare ha anche scritto un libro): l'ultimo film di luì di cui si ha notizia è un Re Lear, terminato di girare solo due anni fa. a. bl.

Luoghi citati: Italia, Leningrado