Usiamo la legge Scelba com'è

Usiamo la legge Scelba com'è Intervista con Terracini ex presidente della Costituente Usiamo la legge Scelba com'è "Modificarla significherebbe rinviare le cose all'infinito" - Critiche alla magistratura: "Per far applicare la legge intervenga il governo" - "Non basta processare Ciccio Franco, scomparso lui ce ne sono altri dieci" (Dal nostro corrispondente) Roma, 12 maggio. «Ciccio Franco diventa un fatto politico, mentre avrebbe dovuto essere un fatto penale». Così ci dice Umberto Terracini commentando l'autorizzazione concessa ieri dal Senato a procedere contro il parlamentare missino. «Non vorrei — spiega — che finisse per essere un'offa per illuderci e per sviarci dal vero problema che rimane il movimento sociale. Morto il Papa c'è un altro Papa. Se scompare Ciccio Franco, ce ne sono altri dieci a disposizione. E poi siamo appena al primo punto; ci vorranno tre processi prima che la sentenza sia definitiva. Quando ne riparleremo? Nel 1975 o nel 1976?». Se il problema è di sciogliere il msi, è un problema che ha una soluzione? La risposta è interlocutoria: «Adesso è diventato gravissimo, per lunga inerzia e per cattiva volontà». Umberto Terracini presiedette l'Assemblea costituente, e la Costituzione porta la sua firma, con quelle di De Nicola e di De Gasperi. Domandiamo che cosa intendevano i costituenti con la XII disposizione transitoria. «Volevano affermare che il fascismo non avrebbe più avuto diritto di cittadinanza, che non avrebbe potuto essere compreso nel quadro della legalità repubblicana». Se quello era il proposito di Togliatti e di Dossetti, di Cevolotto e di Basso perché, a distanza di poco più di vent'anni, abbiamo un msi con quasi 3 milioni di elettori? «Si cominciò con l'equivoco del qualunquismo. Era una forma di residuato fascista, ma non era il fascismo. Si muoveva freneticamente. Allora avevo l'alloggio all'ultimo piano di Montecitorio, dove abita Pertini. Tutte le notti, ricordo, sino all'una e alle due mi arrivava il berciare delle manifestazioni dei qualunquisti, che ingiuriavano la Costituente. Richiamai l'attenzione del ministro dell'Interno e del questore. Cessarono con la chiusura dell'Assemblea. Poi fu costituito il msi. Ha ragione Mortati, quando dice che non ce ne preoccupammo gran che, perché era piccola cosa. Al Senato nel 1952, al tempo del dibattito sulla legge Sceiba, era rappresentato da Enea Franza, che aveva la sua base elettorale in Campania. Era molto abile e seppe acquistarsi un certo rispetto». Ma con le elezioni del 1953 i missini al Senato furono nove e in questa legislatura sono ventisei. «Il msi è diventato centro coagulatore del malcontento per le piccole e volgari cose come per i grandi problemi non risolti. La presenza in Parlamento gli ha dato una copertura di legalità, permettendogli di esercitare influenza e suggestione sempre maggiori nell'apparato statale». Umberto Terracini fu relatore di minoranza per la legge Sceiba e ne denunciò l'insufficienza. A distanza di 21 anni numerosi giuristi dubitano che sia idonea al fine proposto. Ma Terracini adesso non ritiene che convenga pensare ad una nuova legge: « Significherebbe rinviare le cose all'infinito: chiediamo invece che sia applicata quella che c'è ». Quindi, domandiamo, lei spera nella magistratura? «Non c'è nulla da sperare, sin quando ci sono magistrati che, servendosi del codice Rocco, perseguono colleghi accusandoli di vilipendio. Mi riferisco al proces¬ so Marrone ». E allora chi applica la legge? «Intervenga il governo, visto che la legge lascia aperta questa strada ». La Malfa ha criticato comunisti e socialisti, perché dopo il dibattito di mercoledì e giovedì alla Camera non hanno fatto fronte comune con gli altri partiti costitu¬ zionali e li accusa di ripetere l'errore di massimalismo che cinquant'anni fa permise al fascismo di andare al potere. Terracini: « Ci furono altri errori e ci sarebbe molto da dire. Cinquant'anni fa potevamo far fronte comune con quei liberali o pseudo liberali? Con un Facta che si accontentava di ripetere "nutro fiducia "? Oggi non siamo a disposizione di chi vuol confondere il fascismo con i gruppuscoli di destra, i quali semmai rappresentano di volta in volta un pericolo per l'ordine pubblico, non un problema politico ». In questi giorni nelle scuole di Roma i militanti di uno di questi gruppuscoli, « Avanguardia nazionale », hanno diffuso manifestini con tanto di indirizzo e con la croce uncinata per ricordare che « 1*8 maggio di 28 anni fa le gloriose truppe del 3" Reich cessavano di combattere le barbarie» e per onorare «gli eroici camerati nazionalsocialisti», proclamandosi unici eredi del loro « spirito guerriero ». I manifestini riportavano il grido «boia a chi molla», che fu lanciato a Reggio Calabria durante la rivolta contro lo Stato e che si udì ripetere a Milano quando venne ucciso l'agente di P. S. Marino. Ne facciamo vedere uno a Terracini. Risponde: « Ho un figlio di 16 anni, tutti i giorni me ne porta a casa. Si limitassero alle parole, potremmo amaGiovanni Trovati (Continua a pagina 2 in sesta colonna) e n Roma. Il senatore Umbeito Terracini (Associated Press)

Luoghi citati: Campania, Milano, Reggio Calabria, Roma