I vaccinati del Sudamerica

I vaccinati del Sudamerica LE AGITAZIONI NEL CILE DI ALLENDE I vaccinati del Sudamerica La crisi in cui si dibatte il Paese induce spesso a previsioni catastrofiche, con sbocco in una dittatura di sinistra o di destra Ma la maggior parte dei cileni sono convinti di costituire un'eccezione tra i popoli vicini, di saper difendere la loro provata democrazia - Tomic, esponente della sinistra de, spiega quale potrà essere il " dopo-Allende ", né marxista né moderato (Dal nostro inviato speciale) Santiago, maggio. Un amico cileno viene sovente a trovarmi in albergo per raccontarmi i segreti pettegolezzi di Santiago. E' allendista, ma con misura, costretto com'è a chiedermi lo zucchero avanzato dal caffè per portarlo ai suoi bambini, e magari un rotolo di carta igienica intravista nel bagno. Fuori non troverebbe né l'uno né l'altro, se non ai prezzi strozzineschi del mercato nero che egli non si può consentire; gli impiegati, i funzionari con uno stipendio superiore al sueldo vital, cioè al minimo di stipendio, sono considerati nemici del popolo, capitalisti da condannare anche alla fame. Recentemente, quando si è trattato di adeguare stipendi e salari al costo della vita, aumentato vertiginosamente, il governo marxista di Allende escluse dai benefici gli alti stipendi, cioè quella piccola e media borghesia composta di commessi di negozio, impiegati d'ordine e di concetto, funzionari dello Stato. Era il tentativo, impedito dall'intervento dell'opposizione (composta da democristiani e liberal-nazionalisti), di proletarizzare un altro settore della società cilena. La "piazza" Fallito questo tentativo discriminatorio, il governo mise in cantiere il progetto della scuola nazionale unificata, un'ulteriore manovra per sopraffare l'opposizione, tuttora in maggioranza nei due rami del Parlamento, con eventuali dimostrazioni di piazza, essendo impossibile farlo col voto parlamentare. Le dimostrazioni ci sono state, ed anche questa volta ci sono stati morti. La situazione cilena si sta deteriorando ogni giorno di più proprio per i continui scontri che avvengono fra Allende e l'opposizione, con il pericolo che i disordini scatenati dal progetto di legge per la scuola nazionale unificata (una scuola di marxismo, dicono gli avversari) degenerino in una più vasta campagna di guerriglia urbana come avvenne nell'ottobre dell'anno scorso, quando la situazione fu salvata dall'ingresso dei generali nel governo. Oggi, però, i generali sono stati estromessi, i socialisti gli hanno fatto capire che il loro posto è nelle caserme, non nei ministeri, e la situazione si è nuovamente aggravata al punto che molti osservatori si domandano se non sia il caso di richiamare i militari a puntellare la traballante compagine governativa. Rivolgo la stessa domanda a Ignacio Palma, presidente democristiano del Senato: « La situazione è drammatica, risponde, e non posso escludere che si aggravi come nell'ottobre dell'anno scorso; però non sono più tanto sicuro che i militari siano disposti a tornare al governo». E se ci fossero violente dimostrazioni di piazza, come ci sono già state? Il presidente Palma allarga le braccia e risponde: «Quando si vive sul filo del rasoio come viviamo noi, tutto può accadere ». Il problema è se, continuando col ritmo attuale il deterioramento della situazione, nel 1976 ci saranno ancora elezioni; il presidente Palma dice: « Per arrivare al 1976, il governo di Unità Popolare deve rientrare nei limiti della legalità ». Più esplicito, nel suo pessimismo, mi è sembrato Radomiro Tomic, leader della sinistra democristiana cilena. « Non v'è dubbio che ci saranno elezioni se l'Unità Popolare conserverà il gover¬ no fin'allora; e ciò, non per graziosa concessione dell'Unità Popolare, ma perché senza legittimità costituzionale Allende cadrebbe nel giro di settimane, o di giorni, e lui lo sa. Ma il vero pericolo per la democrazia cilena è la continuazione dell'attuale paralisi istituzionale, con il governo in permanente minoranza, la lotta di classe in crescendo, l'acuta crisi economica con una sfrenata inflazione, la carestia di tutti i generi di prima necessità, l'enorme deficit nella bilancia dei pagamenti. Come può una situazione simile durare fino al 1976? ». Potrebbe la De dare una mano al governo di Allende per aiutarlo a uscire dal vicolo cieco in cui si dibatte? « Data la struttura costituzionale del potere in Cile, un presidenzialismo più accentuato di quello degli Stati Uniti, il fattore determinante delle iniziative che fissano le regole del gioco politico è il governo; la De deciderà in seguito, secondo una propria valutazione delle circostanze. Comunque, la De ha sempre respinto ogni strategia per rovesciare Allende, come ha respinto quella del catastrofismo e della politica del tanto peggio tanto meglio. Non siamo fascisti». Però vi siete alleati alla destra nazionalista. « Soltanto per una collaborazione elettorale impostaci dalla mancanza di visione politica del governo di Allende; comunque è chiaro che la De, partito socialista, comunitario, pluralista e democratico, non può contrarre accordi politici o programmatici con la destra. La storia si muove in direzione opposta, almeno in America Latina, e certamente in Cile, coinvolgendo sempre più anche la Chiesa. Quale giustificazione storica potrebbe avere la De alleata alle forze tradizionali ed al capitalismo? ». Appare sempre più chiaro che il « dopo Allende » non significherà un ritorno a posizioni moderate. Gli domando quale sarà il suo programma socio-economico se nel 1976 sarà eletto presidente. « Che sia io o un altro, risponde Tomic, non ha importanza; ciò che conta è una socializzazione basata sulla difesa dei diritti essenziali dell'uomo, e non sulla filosofia del marxismo leninismo. Questo è il socialismo comunitario, pluralista e democratico di cui le parlavo prima». "Non è l'Italia" Ma non c'è il pericolo di ricadere nel paramarxismo professato da correnti clericali cilene, come ì gesuiti della rivista Mensaje? « Alcuni europei dimenticano talvolta che il Cile non è l'Italia, che qui riusciamo a sopravvivere con meno di 600 dollari l'anno a persona, che il sistema economico tradizionale è così inefficiente che procura lavoro solo al 31 per cento della popolazione contro il 45 per cento in Italia. Negli ultimi 40 anni la moneta cilena si è svalutata del cinquemila per cento ed abbiamo il più alto debito esterno per abitante del mondo. Un terzo dei bambini cileni, prima dei tre anni di età, sono considerati tarati intellettuali e fisici per la fame, e il tasso d'incremento economico per oltre 40 anni è stato solo del due per cento. E questo in un paese grande tre volte l'Italia, con un potenziale economico ben più consistente di quello italiano; eppure, questo paese, che potrebbe produrre generi alimentari per 33 milioni di abitanti, non arriva a soddisfare i bisogni di 10 milioni di persone e deve importare generi alimentari per 200 milioni di dollari l'anno ». Radomiro Tomic, avvocato, non ha mai nascosto le sue simpatie per la politica che Allende intendeva realiz- zare all'inizio del suo mandato; però rimase sempre nelle file della De anche quando, con una sorta di milazzismo alla cilena, sette deputati e due senatori della sinistra democristiana uscirono dal partito e passaror.j a far parte del governo frontista. Oggi, dinanzi agli imprevedibili sviluppi della politica di Allende, anche Tomic sembra guardare le cose con occhi diversi. Gli domando se esista il pericolo dì una nuova frattura nella De, continuando la collaborazione con la destra nazionalista. « No, risponde convinto. Nella De cilena, come in quella italiana, ci sono varie tendenze o correnti, però la forza unitaria ha un peso ben superiore agli antagonismi ». Le garanzie Ma il progetto di legge per la scuola nazionale unificata, le dichiarazioni del ministro degli Interni Gerardo Espinosa sull'occupazione di case, negozi, poderi, che egli considera legali se rappresentano i reali interessi delle masse, non possono provocare disordini tali da dover richiamare al governo i militari una seconda volta? Radomiro Tomic la prende un po' alla larga. « La presenza dei militari nel governo, dice, fu la garanzia che nel marzo scorso ci sarebbero state elezioni libere, come in effetti ci furono. Lo capirono Allende ed il Pc dopo il grande sciopero di ottobre, quando l'esasperazione dei contendenti stava per provocare uno scontro sanguinoso di tale ampiezza che avrebbe indotto le forze armate a intervenire ed imporre la dittatura militare». Oggi, la situazione non è mutata di molto, e peggiora continuamente; i gruppuscoli extraparlamentari di estrema sinistra, osteggiati dai comunisti, ma apertamente appoggiati dai socialisti con una politica di sperato assorbimento, non nascondono i loro programmi di eversione; il Mir, ad esempio, ha promesso di organizzare a non lunga scadenza l'uscita in massa degli abitanti delle miserabili poblaciones per lanciarli all'assalto dei quartieri alti di Santiago: da Providencia, dove sorge la villa di Allende, a Los Condes, per scacciare i proprietari dai loro appartamenti ed installarsi al loro posto. Si tratterà di occupazioni che « rappresentano i reali interessi delle masse bisognose », come ha dichiarato il ministro socialista degli Interni Gerardo Espinosa, o di un reato? E se gli extraparlamentari tentassero davvero di realizzare il loro programma, che cosa farebbero le forze armate? « Non farebbero nulla, mi dice un amico pessimista. Ormai non hanno più nerbo, si lasceranno assorbire dal regime senza reazioni ». E' una previsione catastrofica, cui la maggioranza dei cileni, anche avversari di Allende, si rifiuta di credere. Esiste salda la convinzione che il Cile faccia eccezione in America Latina, che la sua tradizione democratica non possa spegnersi senza sussulti. Si parlerà ancora del Cile, e molto. Francesco Rosso Santiago. Soldati con maschere antigas controllano il centro durante uno sciopero: la gente osserva dalle finestre (Telefoto Up)