Diminuito il pessimismo degl'imprenditori italiani

Diminuito il pessimismo degl'imprenditori italiani L'inchiesta congiunturale dell'Iseo Diminuito il pessimismo degl'imprenditori italiani Le risposte a fine marzo lievemente migliori di quelle di febbraio Ancora molta cautela nelle previsioni - Sempre alti i timori per i prezzi (Nostro servizio particolare) Roma, 10 maggio. Interpellati dall'Iseo per la consueta inchiesta mensile sulla congiuntura — svolta da quell'Istituto insieme a « Mondo economico » e d'intesa con la Cee — gli imprenditori italiani si sono mostrati a fine marzo un po' meno pessimisti di quanto erano apparsi a fine febbraio. Le risposte sono giunte, però, in numero inferiore, avverte l'Iseo, « a causa del lungo periodo di scioperi e di disservizio postale ». Nel caso che gli assenti risultino equamente ripartiti tra le tre categorie in cui vengono divise le risposte si hanno i seguenti risultati: alto, normale, basso, per quanto riguarda l'andamento della produzione e delle vendite a fine marzo-primi aprile; aumento, stabilità, diminuzione, per quanto riguarda le tendenze a 3-4 mesi (aprile-giugno 1973). Il miglioramento del clima di opinioni è quindi sensibile. Il livello degli ordini e della domanda, dall'interno e dall'estero, era alto per il 20 per cento degli interrogati (17 per cento un mese prima), basso per il 19 per cento (26 per cento a fine febbraio), normale per gli altri. Il « saldo », come dice l'Iseo, cioè la differenza tra ottimisti e pessimisti, è così diventato positivo, passando da —9 a H-1. Lo stesso capo- volgimento non si registra per lo stato della produzione, ma solo un miglioramento: lo hanno giudicato alto a fine marzo il 6 per cento degl'imprenditori, contro il 3 per cento a fine febbraio; era basso ancora per il 43 per cento, contro il 49 per cento dì un mese prima. Il saldo è sempre negativo, anche se è diminuito: da —46 a —37. « Cauto ottimismo », ma solo in confronto al « nero pessimismo » di un mese prima, dimostrano le risposte sulle tendenze a 3-4 mesi. Si attendono un aumento degli ordinativi in genere (dall'interno e dall'estero, nella media dei tre settori: beni di utilizzazione immediata per la produzione, beni d'investimento, beni di consumo) il 32 per cento delle aziende contro il 31 per cento in febbraio. Temono una diminuzione degli ordini il 7 per cento, anziché l'8 per cento, degli interrogati; il saldo, sempre positivo (a dimostrazione che la fiducia non è mai mancata) è così salito in un mese da 23 a 25. In relazione al previsto andamento degli ordini (ma anche all'assottigliarsi delle scorte), il 46 per cento delle imprese si attende un aumento della produzione e solo il 7 per cento una diminuzione. Un mese prima, a fine febbraio, l'aumento era previsto dal 34 e la diminuzione era temuta dall'8 per cento degli interrogati. Più singolare, invece, che per i prezzi siano scesi dal 63 al 61 per cento le previsioni di aumenti e siano salite dall'I al 3 per cento le attese di una diminuzione. La maggioranza è sempre agli « inflazionisti » ma si è assottigliata: da un margine di 62 a uno di 58. m. s.

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