Un lampo sul volto di Carlos per l'abbraccio di Benvenuti di Mario Bianchini

Un lampo sul volto di Carlos per l'abbraccio di Benvenuti Un lampo sul volto di Carlos per l'abbraccio di Benvenuti I due campioni si sono incontrati al "peso" - Monzon cupo e triste, dopo una crisi di pianto - Voleva ripartire, poi ha detto al manager Brusa: "Resto, combatto" (Dal nostro corrispondente) Roma, 5 maggio. Carlos Monzon continua a combattere la sua dura battaglia sul ring, scosso dai drammi familiari che uno spietato disegno della sorte gli riserva da quando conquistò la corona mondiale dei pesi medi, togliendola a Nino Benvenuti. E' la seconda volta che il pugile argentino, poche ore prima di salire sul quadrato del Palazzo dello Sport romano, viene raggiunto da notizie che colpiscono i suoi affetti personali. Lo scorso anno, mentre stava per affrontare lo statunitense Moyer in un match valido per il titolo mondiale, fu informato che il suocero era deceduto in un incidente stradale mentre tornava dall'ae- roporto di Buenos Aires, do- ve si era recato ad accompagnare il campione in partenza per l'Italia. Ieri è stato ucciso in Argentina, durante una lite con un dipendente, suo fratello maggiore Zacarias. La notizia, giunta nella notte all'albergo che ospita Monzon, ha provocato sgomento e imbarazzo nel clan del pugile. Il manager Amilcar Brusa, dopo febbrili consultazioni con l'organizzatore Sabbatini, ha deciso di aspettare fino al mattino prima di far conoscere a Monzon il dramma di cui era rimasto vittima il fratello. Monzon sarebbe stato in grado di combattere in serata contro l'americano Roy Dale? L'interrogativo è rimasto in sospeso per gran parte della mattinata. Alle ore 12, durante le ope- razioni di peso, la risposta af- fermativa è venuta direttamente dal pugile, giunto al Teatro Jovinelli accompagnato da Brusa. Non è stato facile scovare nel volto impenetrabile del campione la dimensione del suo dolore. I suoi lineamenti, però, apparivano tirati. Non ha pronunciato una sola parola. Anche stavolta Carlos si è visto costretto a tener fede all'impietoso cliché di campione del mondo. Si è ritirato nello spogliatoio e ne è uscito poco dopo per salire sulla bilancia. Monzon è stato sul punto di cedere alla commozione quando gli si è fatto incontro Nino Benvenuti per abbracciarlo. Il pugile argentino ha accennato un sorriso mentre lampeggiavano i flash dei fotografi. Poi si è dileguato rapidamente lasciando al manager Brusa l'incarico di comunicare ai giornalisti la decisione di salire sul ring. «Monzon è stato colpito in uno dei sentimenti più cari — ha dichiarato Brusa — in un primo momento aveva deciso di partire subito per l'Argentina. Poi, superato lo choc ha riacquistato la calma. Stasera combatterà contro Dale. Lo fa per rispetto al pubblico italiano, agli organizzatori, ai giornalisti, all'intera città in cui si laureò campione del mondo. Carlos partirà domani sera per partecipare ai funerali del fratello». Nel pomeriggio, però, sono intervenuti dei fatti nuovi che potrebbero far recedere il campione dalla sua decisione. L'impresario Tito Lectoure ha telefonato a Sabbatini da Buenos Aires pregandolo di riferire a Monzon che non sarebbe opportuno intraprendere il lungo viaggio in un momento così importante della carriera pugilistica del campione. Lectoure ha assicurato che provvederà personalmente ai funerali di Zacarias Monzon pensando anche alle spese. Una decisione definitiva sarà presa durante la notte dopo il match con Dale. II dramma che ha colpito il campione del mondo si ag¬ giunge alla sconcertante vicenda di cui fu protagonista un paio di mesi fa in Argentina. Mentre si trovava in compagnia della consorte, Carlos rimase ferito al braccio destro da un colpo di pistola. Sull'episodio si avanzarono varie supposizioni fra cui quella di un litigio fra moglie e marito. Per dissipare queste voci, Monzon è giunto domenica a Roma accompagnato dalla moglie e dai suoi due figli. Il quadretto familiare, ricomposto ad arte a scopo chiaramente pubblicitario, ha restituito a Carlos la patina necessaria per non rischiare di alienarsi le simpatie del pubblico. Lunedi scorso, quando Sabbatini presentò la riunione di stasera, Monzon apparve sereno e tranquillo. Si rifiutò, però, di accennare all'episodio avvenuto in Argentina. Per lui parlò il manager Brusa il quale ripete fedelmente la tesi secondo cui Monzon rimase ferito accidentalmente da un proiettile esploso dalla rivoltella caduta a terra mentre la stava pulendo. Si rese necessario un intervento chirurgico che fece nascere serie perplessità sul pieno recupero fisico del pugile. In questi giorni di allenamento a Roma, i timori non sono stati completamente fugati. Tuttavia non sembra che la ferita, perfettamente guarita, sia la causa della scarsa forma. D'altra parte è abbastanza naturale, come ha fatto rilevare Brusa, che Monzon, a quasi un mese dal match mondiale con Griffith, si trovi ancora un po' indietro con la preparazione. Il duro colpo causato dalla scomparsa del fratello rischia di ripercuotersi sul morale del campione. Monzon, prima di partecipare alle operazioni di peso, ha avuto stamane una lunga crisi di pianto. Ha pregato i suoi accompagnatori di lasciarlo solo e si è diretto verso la vicina Villa Glori. Ha passeggiato a lungo, a testa bassa. Mario Bianchini

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