Rai-tv: controllo del Parlamento?
Rai-tv: controllo del Parlamento? Lo hanno chiesto i giornalisti Rai-tv: controllo del Parlamento? Il compito di "indirizzare" il nuovo sistema radiotelevisivo dovrebbe passare alle Camere e alle Regioni: "Monopolio sì, ma non del governo" (Nostro servizio particolare) Roma, 5 maggio. « Monopolio sì, ma non del governo »: questa è la conclusione cui sono giunti i consiglieri nazionali dell'Agirt (giornalisti della radio e della televisione) al termine di un lungo dibattito (dalle 9 del mattino alle 8 di sera) sulla riforma della Rai-Tv. Tutti i partecipanti hanno criticato il rapporto della « commissione Quartulli », incaricata un anno fa da Andreotti di elaborare indicazioni per il progetto di riforma; in particolare hanno respinto il punto che conferma il legamo tra vertice aziendale e potere esecutivo. E' stato quindi approvato un documento nel quale si auspica che sia trasferito al Parlamento e alle Regioni, nella sfera delle loro responsabilità e capacità decisionali, il compito d'« indirizzare » il nuovo sistema radiotelevisivo. Il Parlamento e le Regioni dovrebbero subentrare al governo. « Spetta al Parlamento e alle Regioni, con procedure e maggioranze qualificate — afferma l'Agirt — definire gli organi di direzione del nuovo organismo radiotelevisivo, assicurando uno status di autonomia e di stabilità agli amministratori. Solo in questo modo è possibile dare pienezza di legittimità costituzionale al nuovo organismo radiotelevisivo, gestito in regime di monopolio, e garantire il suo orientamento costante nella direzione della completezza ed imparzialità dell'informazione e dei programmi ». Altro tema, che più a lun- go ha impegnato il dibattito, è stato il « diritto di accesso » al mezzo radiotelevisivo: i giornalisti chiedono una precisa regolamentazione. Principio informatore del diritto dovrà essere la « reale occasione di partecipazione ed espressione per tutte le componenti significative che, a livello sociale e culturale, oltre che politico e sindacale, operano nel tessuto pluralistico della società italiana ». Dalla riforma dovrà nascere quindi un ente democratico « nella struttura e nella programmazione », che tenga presente la nuova realtà del paese in rapporto all'ordinamento regionale. E' stata messa in rilievo la necessità che il Parlamento, come ha fatto con la legge sulla stampa, codifichi il « diritto di rettifica » anche per la Tv ed affronti, con una precisa disciplina legislativa, il fenomeno della Tv via cavo, oggi di grande attualità, riconfermando al tempo stesso il monopolio radiotelevisivo per le trasmissioni via etere. Per il consiglio nazionale dell'Agirt, che condivide e sostiene la linea della Federazione nazionale della stampa, « la riforma democratica della Rai-tv è parte integrante ed elemento decisivo » del rinnovamento dell'informazione in Italia. E' in questo quadro che va individuato « un giusto riconoscimento della posizione dì autonomia e responsabilità dei giornalisti e degli altri operatori culturali, all'interno delle precise garanzie che è indispensabile attribuire al nuovo sistema radiotelevisivo ». Il consiglio nazionale dell'Agirt — conclude il comunicato — « non ha raggiunto una posizione unanime sul problema dell'aspetto giuridico del nuovo organismo radiotelevisivo » (ente pubblico, formula Iri, società pubblica fifty-fifty, eccetera). Tutti però hanno sottolineato l'essenziale natura di servizio pubblico della Tv. P f. s.
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