La Camera discuterà sui piani dei fascisti

La Camera discuterà sui piani dei fascisti Il dibattito mercoledì prossimo La Camera discuterà sui piani dei fascisti Lo stesso giorno il governo risponderà alle numerose interpellanze sull'argomento - Il 16 maggio a Montecitorio verrà esaminata la richiesta d'autorizzazione a procedere contro Almirante Nenni: scelte immediate, prima del congresso de (6 giugno) (Nostro servizio particolare) Roma, 4 maggio. Le prossime settimane saranno forse decisive nella lotta al neofascismo che, respinto dal Paese, è iUegittimo in Italia, come hanno ricordato nei giorni scorsi il Capo dello Stato e il Presidente della Corte Costituzionale. Il Parlamento è ormai impegnato sul grave fenomeno e ha già fissato tre rilevanti scadenze. Stamane, su proposta di Pertini, tutti i gruppi della Camera (tranne i missini, assenti) hanno stabilito che mercoledì 9 maggio l'assemblea dei deputati discuta sui piani eversivi neofascisti e sullo stato dell'ordine pubblico. Il governo s'è detto pronto per quel giorno a rispondere a numerose interpellanze e interrogazioni già depositate, alle quali stamane si sono aggiunti due documenti dei socialisti ed uno degli indipendenti di sinistra. Il dibattito consentirà d'inquadrare il problema, sulla base anche dei risultati raggiunti dalle inchieste giudiziarie, in corso a Genova e a Milano, che hanno delineato stretti legami fra l'attentato al diretto Torino-Roma e gl'incidenti del 12 aprile, in cui perse la vita l'agente Antonio Marino, colpito da bombe neofasciste. In due successive sedute, la Camera esaminerà le richieste di autorizzazione a procedere contro Aimirante per «ricostituzione del partito fascista»: mercoledì 16 maggio, in sede di giunta per le autorizzazioni, cui riferirà il relatore Revelli (de); mercoledì 23 maggio, in aula, quando le conclusioni della giunta saranno discusse in assemblea. Anche il senatore a vita Pietro Nenni insiste oggi, in un'intervista a Panorama, sull'urgenza d'una decisione contro i neofascisti, accusando il governo e la maggioranza di non aver compiuto «un tentativo d'interpretare il significato» di ciò che accadde il 12 aprile. A Milano, come s'è detto, ci furono le bombe nere mentre al Senato, ricorda Nenni, il governo chiese la fiducia, tra due scrutini segreti in cui fu battuto, e la ottenne per soli quattro voti. «Quella votazione è stata un'umiliazione per il governo e per lo stesso Parlamento» resa «più cocente» — secondo Nenni — dalla concatenazione degli attentati «che disegna i contorni d'un vero e proprio complotto fascista contro lo Stato e contro la società, liquidando la menzogna del neofascismo legalitario e del doppiopetto blu della cosiddetta destra nazionale». Dinanzi a questi fatti e alV«inettitudine» governativa a risolvere le questioni sociali, Nenni pensa che occorrano scelte immediate, senza aspet. tare il congresso della de (610 giugno». «E' una scelta legata strettamente al coraggio degli uomini (...) coraggio va chiesto alla de senza mezzi termini; deve ispirare l'atteggiamento di noi socialisti; deve incitare i democristiani, che non sono d'accordo sul discorso di Sora (dove Andreotti esaltò il centrismo in funzione antisocialista, n.d.r.) e anche socialdemocratici e repubblicani a dire ciò che pensano e a fare ciò che dicono. Ma subito, senza dilazioni». Nenni respinge il governo a cinque (con pli e psi), giudica inutile un governo di transizione, ripete che i socialisti hanno dato e danno le garanzie per un nuovo Centro Sinistra. Al polo opposto, il segretario liberale Bignardi ha insistito oggi sulla funzione positiva del governo Andreotti, ma soprattutto della formula centrista, pur affermando che i liberali non hanno «pregiudiziali teologiche» nei confronti dei socialisti. Si è detto fiducioso nei risultati del congresso democristiano, che non avrebbe alcun interesse ad abbandonare il «salvagente centrista», e convinto che il governo Andreotti potrà rafforzarsi con l'ingresso dei repubblicani e della sinistra de. Sono i temi sui quali le assemblee regionali della de discuteranno domani e dopodomani. Sul piano aritmetico, le correnti democristiane sono sette e non più nove, dopo le fusioni fra i gruppi di RumorPiccoli e Taviani, tra fanfaniani e «nuova sinistra» di Sullo. E' probabile che seguano altre confluenze ed è attesa una decisione di AndreottiColombo. Domani sul Popolo, il fanfaniano Arnaud difende la linea di Forlani e si augura che le correnti «tendano democraticamente ad una sintesi unitaria e ad una pos¬ scnnnmpncsmnMoenp sibile e progressiva semplificazione». Ex dorotei e tavianei spiegano che la loro fusione tende ad una maggioranza non per interessi di gruppo, ma per una reale convergenza politica. La «base», attraverso Galloni, non vede chiaro in questa confluenza e insiste per una scelta di Centro Sinistra, mentre una nota dei manciniani, rifacendosi al timore di Moro che il congresso de oscilli tra liberali e socialisti, esorta il psi (cioè De Martino) a premere sull'intera de perché faccia scelte chiare. Lamberto Fumo

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