La destra voleva eliminare molti esponenti antifascisti

La destra voleva eliminare molti esponenti antifascisti II piano "Idra,, preparato dagli estremisti La destra voleva eliminare molti esponenti antifascisti Lettere e documenti scoperti nell'abitazione di Rognoni (latitante) direttore del periodico di "Ordine Nuovo" - Sarebbe confermata l'esistenza dei legami fra l'estremista e i dirigenti del movimento sociale Indiziato per ricostituzione dei partito fasdsta (Dal nostro inviato speciale) Milano, 4 maggio. Mario Di Giovanni, uno degli ultimi estremisti arrestati per i disordini del 12 aprile, interrogato stamane a San Vittore dal dott. Viola, è stato indiziato di reato per la ricostituzione del disciolto partito fascista. Il giovane, già accusato di radunata sediziosa e resistenza alla forza pubblica, non è implicato nell'uccisione dell'agente Marino, ma ha partecipato attivamente ai disordini « guidando » gli estremisti di « Avanguardia nazionale ». Iscritto ad «Ordine nuovo », redattore del periodico neonazista «La Fenice» dal '71, Di Giovanni è stato coinvolto nell'ottobre di tre anni fa nell'assalto al liceo Manzoni (c'erano anche Nico Azzi, Amedeo Langella ed altri neo-fascisti) e nel febbraio scorso nella sparatoria dell'Arrisbar, dove un agente fu ferito da un colpo di pistola. Il magistrato ha dedicato la giornata odierna agli interrogatori di altri sei estremisti: Giorgio Muggiani, Romano La Russa (figlio di un senatore missino), Giovanni Stornaiuolo, Amedeo Langella, Cesare Ferri e Alberto Stabilini. Il dott. Viola, che era tornato nella notte da Genova (dove aveva interrogato nel carcere di Marassi Nico Azzi e i suoi due complici), non ha voluto rilasciare dichiarazioni, limitandosi a confermare che martedì s'inizieranno i confronti fra Loi, Murelli (i due giovani « denunciati » dall'esponente missino Gianluigi Radice in obbedienza agli ordini dell'on. Servello) e Pietro De Andreis, indicato come uno degli organizzatori della manifestazione. Un altro confronto importante sarà quello fra Murelli, Petrini, Caggiano ed Alberti: i quattro che sono andati a prendere nel nascondiglio le bombe (lanciate da Murelli e Loi in via Bellotti, contro il reparto del terzo Celere). C'è un nome che ricorre con sempre maggiore frequenza nelle indagini sugli episodi di Milano e Genova. E' quello di Giancarlo Rognoni, direttore del periodico neo-nazista «La Fenice», considerato l'ideatore del fallito attentato al treno del 7 aprile. Nel suo alloggio la sera del 31 marzo si sono incontrati i tre terroristi (Nico Azzi, France sco De Min e Mauro Marzorati) per ricevere le ultime istruzioni. Accusato di concorso in strage, Rognoni è scomparso. Ma non è andato molto lontano: al sostituto procuratore della Repubblica di Genova, dottor Barile, la moglie ha detto di ricevere regolarmente telefonate. La donna lo avrebbe invitato a costituirsi. Non sappiamo se Rognoni seguirà il consiglio. E' stato invece accertato che il 12 aprile, il giorno degli incidenti di Milano, era presente fra i dimostranti «dietro il cancello del cortile della chiesetta dei frati di viale Piave». Non lontano da un commando organizzato dal suo gruppo estremista che aveva l'incarico, al momento delle esplosioni delle bombe a mano, di seminare confusione gridando «arrivano i rossi». Ma non è tutto. Sembra che Vittorio Loi abbia detto al giudice che Rognoni e Di Giol vanni avevano organizzato con De Andreis il programma della manifestazione, provvedendo a convocare a Milano gli attivisti di «Ordine nuovo» (Rognoni) e i «picchiatori» di « Avanguardia nazionale » (Di Giovanni). De Andreis è un disoccupato che risiede nella federazione del msi, di cui è funzionario e Rognoni appartiene al gruppo «La Fenice». Secondo le dichiarazioni rilasciate più volte in questi giorni dal senatore Nencioni i due non dovrebbero neppure salutarsi, perché Rognoni è uno di quei «nemici del partito» che nessun iscritto al msi può frequentare, pena l'espulsione. Invece, secondo le accuse di Loi e di qualche altro «sanbabilmo», avrebbero addirittura lavorato insieme, mettendo a punto il piano dei disordini, che avrebbero dovuto trasformare Milano in una nuova Reggio. Le perquisizioni fatte nell'abitazione del Rognoni ed in quella di Diana Gobis, segretaria di redazione del periodico «La Fenice», hanno inoltre permesso agli inquirenti di trovare altri elementi, che confermerebbero l'esistenza dei legami che uniscono Rognoni con i dirigenti del msi. Lettere, documenti, addirittura la «bozza» di un progetto (denominato Idra), per l'eliminazione dei capi delle più importanti organizzazioni antifasciste. Dietro la facciata di rispettabilità (il «doppiopetto» di Almirante) del msi, si muovono ed agiscono per conto del partito gli estremisti della destra.

Luoghi citati: Genova, Milano, Reggio