I netturbini romani fanno il subappalto

I netturbini romani fanno il subappalto Per dedicarsi ad altri lavori I netturbini romani fanno il subappalto Su un organico di 6168 sono sul posto, in media ogni giorno, circa 2450 - Eppure la città è abbastanza pulita - Non esiste un racket, ma funziona un sottile ingranaggio legato al sottobosco politico (Nostro servizio particolare) Roma, 3 maggio. Dopo il tragico rogo di Primavalle, che ha portato alla ribalta, con le sue implicazioni giudiziarie, la controversa figura di un netturbino romano, lo « scopino » della capitale ha assunto, nell'opinione generale, una dimensione nuova. «Chi è — ci si domanda — l'uomo che ogni giorno incontriamo di buon'ora per le strade, con la sua scopa di rami d'erica e il carrettino? ». O più in profondità: « Che cosa si nasconde dietro quel volto? Quali problemi ha quest'uomo? Dove vive, come vive? Ha idee o amicizie politiche, magari in alto loco? ». L'episodio drammatico ha fatto un personaggio dunque di questo oscuro lavoratore. Un « chi è » è d'obbligo. Ci addentriamo, allora, nei corridoi dell'assessorato alla Nettezza urbana del comune di Roma, retto da un democristiano, che copre anche l'incarico per il settore dello Sport e Gioventù. Scopriamo la differenza tra gli scopini addetti alle aree pubbliche comunali e quelli che lavorano, per conto di enti privati, come l'Eur o l'Immobiliare. Qui si parla, con competenza, di raccolta a domicilio con sacchi a perdere; di stabilimenti di smistamento, inceneritori, scarichi controllati, selezionatura dei rifiuti, trasformazione in fertilizzanti. Si parte da un organico di 6168 salariati, incompleto di 500 unità per arrivare alla situazione ottimale. Tra scopini e raccoglitori sono presenti, sul posto di lavoro, 2450 persone al giorno. In questo modo il servizio riesce a pulire, tutti i giorni, solo due terzi della città. E gli altri? Ufficialmente sono malati, in ferie, in settimana corta, in licenza per matrimonio. I maligni dicono che hanno un altro lavoro e che appaltano, a terzi, quello più umiliante di spazzare le strade. Non è il racket alla palermitana, ma un ingranaggio sottile, legato a doppio filo con la politica. Il bello è che l'organizzazione funziona e riesce a tenere Roma abbastanza pulita. L'assessorato alla N.U. è in fase di ampliamento: dispone oggi di 12 moderne e grosse spazzatrici e ne ha ordinate altrettante. Lavorando 364 giorni all'anno (escluso il Primo maggio e incluso il Primo gennaio) i camions ricolmi di rifiuti d'ogni genere depositano in tutto 800.000 tonnellate di materiale presso i 4 stabilimenti i di smistamento, gestiti da ap¬ paltatori privati che prendono un tanto a tonnellata. Il posto di spazzino comunale lo si ottiene solo con l'iscrizione ad un partito, soprattutto de e alleati nella coalizione che governa la città. La prova? Per entrare basta avere i requisiti di legge. Al resto ci pensa la giunta municipale. Si fa una lista di trenta nomi, se ci sono trenta posti disponibili. L'operazione è detta da regolamento « chiamata diretta ». I legami tra potere e sottopotere sono evidenti se si osservano certe carriere prestigiose di alcuni addetti al settore. La paga per i netturbini (anzianità media di 10 anni con due figli) è di 150 mila lire nette, straordinari a parte. Nessuno si scandalizza: operazioni di aggancio, al sottobosco del potere, avvengono anche negli Ospedali riuniti, dove la maggioranza dei «portantini» proviene, si dice, da Morlupo, paesotto alle porte di Roma, « feudo » di un esponente politico. £. c.

Luoghi citati: Morlupo, Roma