Pelliccia in tinta unita per salvare i leopardi

Pelliccia in tinta unita per salvare i leopardi La moda italiana alla Fiera di Francoforte Pelliccia in tinta unita per salvare i leopardi Successo dei modelli presentati dai nostri creatori: cappe sportive e da sera (Nostro servizio particolare) Francoforte, 2 maggio. Alla Fiera internazionale della pellicceria anche le sfilate, consueto quanto esemplare sostegno della sua vitalità economica, sono in carattere con la spettacolarità del mercato. Più che offrire proposte di moda, infatti, vogliono essere un omaggio senza risparmio e quasi glorificante, ai risultati dell'abilità tecnica, d'allevamento e concia, nel campo della pellicceria mondiale. «Seduzione della pelliccia e della danza», sì intitolava l'abbinamento del bauletto dell'Opera di Francoforte e dei modelli dei più prestigiosi couturiers, con il quale la Francia ha inteso dimostrare la validità della propria presenza alla Fiera. Dior, Saint-Laurent, Givenchy, Chombert e Revillon, Nina Ricci e Balmain e favolosi mantelli, poncho, cardigan e cappe di chinchilla, in ermellino, in volpe e persiano con la lontra e il lupo: clima di gran lusso, comune del resto al défilé organizzato dai produttori del visone Emba. La serata italiana, promossa dall'Ice, ha portato fra tanta magnificenza un po' irreale, la sua vitalità fresca e scattante, il suo gusto per la creazione e la praticità: il successo di pubblico ed operatori economici che ha riscosso, testimonia l'interesse per la pellicceria italiana. La quale è giunta, per la prima volta, alla Fiera tedesca, forte di un'esportazione vivace e d'una fama di novità nelle linee dei suoi modelli, convogliando su di sé l'attenzione generale. Nel corso d'uno spettacolo per la regìa di Sandro Massimini, presente l'ambasciatore italiano a Bonn, Mario Luciolli, dieci case d'Alta Moda e prèt-à-porter hanno presentato 154 modelli, appositamente creati per la rassegna ed accomunati dallo stesso intento di ringiovanire la pelliccia, di acclimatarla nella vita odierna. Anche per quanto riguarda le preoccupazioni ecologiche: polemica l'assenza d'ogni pellame maculato nei modelli, a salvaguardia di tigri, leopardi in via d'estinzione, come è stato sottolineato all'inizio della sfilata. La visione italiana per la pelliccia del prossimo inverno 1974 rifiuta ogni eccentricità, ma la sua eleganza, tutta basata sull'accostamento dei pellami, sulla tonalità delle tinte, sui giochi di pezzi scomponibili, è sottile quanto maliziosa, si vale di tutte le linee dello sport e delle reminiscenze fra Anni Venti e Quaranta per temperare od accrescere la preziosa bellezza del persiano e del visone, dello zibellino e dell'ermellino. Luminosità di colori tenui, fra l'avorio e il palissandro, si alter¬ nano a marron scuro e al nero e alle tinte classiche del verde e del bordeaux; il giubbotto, il cardigan, la parka, il pullover sono i capi di rottura, ma è la cappa ad insistere per riavere la palma fra i mantelli; anche se Jole Veneziani, presentando soltanto elegantissimi modelli da cock- i y o tati e da sera, in magico nero e grigio profondo, ne ha fatto sfilare di magnifici, ampi, avvolgenti, con il dorso bombato, le maniche a chimono, attaccate alla vita, il collo voluminoso. Sono di Viscardi le più belle cappe viste a Francoforte: in visone di tono sportivo, in zibellino per la sera, sempre d'un tono di marron fulvo e rugginoso; lo stesso che fa risaltare la linea morbida e diritta, la sottile lavorazione a liste verticali ed orizzontali, dei suoi mantelli in ermellino tinto, al ginocchio per il giorno, fino a terra per la sera, con le maniche aderenti, aperte a ventaglio sul polso. Anche Melloni ritorna alla pelliccia abbigliata con il tutto nero China di mantelli e giacche in persiano, molto avvitati e con cintura, ampi sul fondo con importanti polsi in visone applicati sulle maniche all'altezza del gomito. La lavorazione ad incastro, a intarsio è ormai diffusissima nella pellicceria italiana: tinta su tinta o di colori e pelli a contrasto, caratterizza molti dei modelli per il prossimo inverno, presentati a Francoforte. Rossini e Porro solcano di zig e zag verticali le loro pellicce di linea trapezio in persiano grigio, Assunta alterna greche avorio e blu nelle sue mantelle di visone, filato come la lana, movimenta abiti, tuniche e pullover con inserti in verde e bordeaux; Soldano combina visone e damasco antico nei suoi paletot un po' ieratici, anche se raggiunge la bellezza piuttosto nelle piramidali mantelle doublé face, tutte un disegno geometrico, in visone tourmaline su crema, di chiara ispirazione africana. Più sottili e dinamici i rapporti di tono e di volume nelle squisite e svelte pellicce di Fendi: i suoi cardigan in visone color radica con i bordi in blu e marron, i suoi pullover con lo scollo a V profilato d'azzurro cupo, sono la giusta introduzione per i grandi mantelli di linea noncurante, dove la volpe ruggine con il suo lungo pelo si unisce alla lontra rasata in toni acero e palissandro, enfatici maniche e busto, asciutto il corpo. Anche Naldoni, che ha avuto un successo personale con i suoi pullover in visone a trecce intarsiate, ha impresso grande importanza alle spalle, con immenso volume per maniche chimono in lince o volpe argentata, in mantelli di un visone nuovo, macchiato, grazie agli incroci, come il giaguaro. Si tratta di vasti mantelli da cocktail e da sera che si avvalgono di boleri di volpe, impiegano la lince in immagini da zarina e vogliono i turbanti all'orientale di Maria Volpi. Sull'altro versante c'è Pellegrini e la sua idea della pelliccia portata come una camicia: cardigan, fre quarti, spolverini, chemisier da sera, trench, molli, sfoderati, senza bottoni, appena cinti alla vita da una cintura sottilissima. Lucìa Sollazzo l e a a e e e o , e r , a o e a r trfpbnvlizdrsrldtncaAptgvfvca Francoforte. Un modello di pellicceria italiana in persiano palissandro Swakara presentato alla fiera (F. Catalano)

Luoghi citati: Bonn, Francia, Francoforte