Un'inchiesta contro i gruppi di destra per ricostituzione del partito fascista di Francesco Fornari

Un'inchiesta contro i gruppi di destra per ricostituzione del partito fascista Dichiarazioni del magistrato sui fatti di Milano e Genova Un'inchiesta contro i gruppi di destra per ricostituzione del partito fascista "Per il momento siamo ancora alle indagini preliminari — ha detto Viola —. Non è però improbabile che questa indagine possa essere unificata a quella aperta da Bianchi d'Espinosa sul msi" - A Milano uno degli arrestati avrebbe rivelato che il msi era informato dei disordini - Sarebbero state scoperte ricevute di versamenti fatti da Rognoni, che è ricercato fra l'altro per la bomba sul treno Torino-Roma - A Genova interrogati i tre giovani di "Ordine nuovo" Il 23 maggio la Camera discuterà la richiesta a procedere nei confronti di Almirante (Dal nostro corrispondente) Genova, 2 maggio. « Ho aperto a Milano, d'ufficio, un'inchiesta sulle attività dei gruppi extraparlamentari di destra, sulla base della legge Sceiba. Per il momento, siamo ancora alle indagini preliminari: non è, però, improbabile che questa inchiesta possa essere unlficata a quella, aperta l'anno scorso dallo scomparso procuratore generale Bianchi d'Espinosa, sul msi». Così ha esordito, parlando con i giornalisti, il sostituto procuratore della Repubblica, Guido Viola, giunto questo pomerìggio a Genova per sentire, una seconda volta, i tre giovani « ordinovisti », Nico Azzi, « Franz » De Min e Mauro Marzorati, accusati del fallito attentato al rapido Torino-Roma del 7 aprile scorso. Viola è arrivato a Genova su una vettura dei carabinieri della polizia giudiziaria di Milano verso le 16,10. S'è intrattenuto per oltre un'ora e mezzo con il collega Carlo Barile, il magistrato che indaga sui fatti del treno, e con il maggiore Giuseppe Franciosa, comandante della polizia giudiziaria genovese. Poco dopo le 18, Viola e Barile hanno var¬ cato la soglia delle «case rosse» (così viene chiamato comunemente a Genova il carcere di Marassi) : il primo ad essere interrogato, secondo la «scaletta» preparata da Viola, era Mauro Marzorati, considerato il più «malleabile» dei tre giovani neofascisti. Il suo avvocato, però, non è stato rintracciato, per cui il magistrato milanese ha deciso di sentire Nico Azzi. Ma a causa del ritardo di Viola, il difensore di Azzi s'è dovuto allontanare. In serata è stato rintracciato il legale di Marzorati che è stato interrogato sino a tarda ora. Domani, dunque, toccherà ad Azzi e a De Min. «Non aspettatevi grandi coìe — ha detto il dottor Viola si tratta di interrogatori già previsti; dovremo soltanto verificare alcuni particolari ». Viola ha anche precisato che l'unico argomento sul quale verteranno le domande è l'episodio delle bombe a mano scagliate contro la polizia da Loi e Murelli il 12 aprile, nel corso della manifestazione guidata da Ciccio Franco. «L'inchiesta sull'attentato al treno è di competenza del collega Barile» ha detto il magistrato «e proseguirà per conto proprio». p j dnchvsagnncafoso«nGpchciscinaLda i e o e . e n a i o è a a e i i , i e aa so ioae e. o è a a, è e unndi eo aMilano, 2 maggio. Sono trascorsi 21 giorni dall'assassinio dell'agente Marino, dilaniato da una bomba lanciata dai fascisti in via Bellotti. Diciassette persone sono finite in carcere, altre tre sono ricercate. Si presume che nuovi ordini di cattura verranno firmati nei prossimi giorni. Degli arrestati, sei sono imputati di concorso in strage: Vittorio Loi e Maurizio Murelli (che hanno ammesso di aver lanciato le bombe. Naturalmente, ognuno rivendica d'avere scagliato quella che non è scoppiata); Davide Petrini, il « Cucciolo » con funzioni di armaiuolo nel gruppo dei «sanbabilini»; Ferdinando Caggiano, che aveva accompagnato Murelli e Petrini quando sono andati a prendere gli ordigni e, dopo l'omicidio dell'agente, ha aiutato Murelli nella fuga (per convincerlo poi a costituirsi, come sostiene il suo difensore); Ferdinando Alberti, anch'egli presente quando sono state ritirate le bombe dal nascondiglio, e infine Nico Azzi, già in carcere a Genova per il fallito attentato al treno del 7 aprile (anche per questo reato è accusato di strage), che ha venduto ai «sanbabilini» le tre bombe a mano per 15 mila lire. Gli altri undici sono arrestati per radunata sediziosa e resistenza alla forza pubblica. A questo elenco bisogna anche aggiungere Mauro Marzorati e Francesco De Min, arrestati per il fallito attentato al treno ed entrambi accusati di concorso in strage. A questo punto è chiaro che i due episodi fanno parte dello stesso piano eversivo e sono stati ideati, organizzati ed eseguiti dagli stessi gruppi. Le indagini procedono su binari paralleli. Stamane il dottor Viola è andato a Genova per interrogare i tre neofascisti. Appare sempre più probabile che le due inchieste, condotte a Milano dal dottor Viola, a Genova dal dottor Barile, siano in procinto di essere unificate. Prima di partire, il dottor Viola, parlando coi giornalisti, ha detto che si ripromette «d'aprire, prima della formalizzazione dell'istruttoria, un nuovo procedimento, contestando quanto previsto dalla legge Sceiba sulla ricostituzione del partito fascista alle formazioni di destra coinvolte nei disordini di giovedì 12 aprile». Un'affermazione che acquista grande importanza, se si pensa che fra gli arrestati vi sono iscritti al msi (alcuni con mansioni direttive) e militanti delle organizzazioni giovanili del msi (come Fla vio Carretta, il terzo personaggio colpito da ordine di cattura e ancora latitante, segretario del Fronte della gioventù di Pavia). Il magistrato inoltre, pur senza rilasciare dichiarazioni ufficiali, ha detto che chiederà «al giudice istruttore l'autorizzazione a procedere nei confronti di parlamentari missini». Le responsabilità del movimento sociale si vanno delineando sempre più apertamente. Ieri Sergio Frittoli, responsabile dei quadri delle organizzazioni giovanili del msi, arrestato lunedì per reticenza, dopo un nuovo interrogatorio è stato rimesso in libertà. Dopo ventiquattro ore trascorse in una cella di San Vittore si è deciso a parlare. E deve aver detto cose di estrema importanza stando a quanto si è potuto apprendere. Ieri, al termine dell'interrogatorio, ì difensori del giovane missino, senatore Nencioni e avvocato Bollati, sono usciti dal carcere scuri in viso. Com'è trapelato da alcune indiscrezioni, Frittoli avrebbe rivelato che non soltanto il msi era al corrente dei disordini, ma che esistono testimonianze scritte che lo provano. Questi documenti sono già stati sequestrati nell'ufficio zAlgDnsact di un avvocato di Milano e sono allegati agli atti dell'inchiesta. Sarebbero state trovate anche le ricevute dei versamenti fatti a Giancarlo Rognoni, direttore del periodico neonazista «La Fenice», ricercato per l'attentato al treno e, forse, coinvolto anche nei disordini del 12 aprile, da un «noto esponente dell'msi». Giancarlo Rognoni è scomparso: si era diffusa la voce che fosse espatriato in Grecia, sembra invece che la scorsa settimana la moglie, interrogata dal dottor Barile, abbia ammesso di aver rice¬ vuto una telefonata del marito «dall'Italia». Sembra che Frittoli abbia anche fatto il nome delle persone «che sapevano» ed abbia riferito in merito ad un'inchiesta aperta all'interno del msi subito dopo l'omicidio dell'agente, allo scopo di trovare un modo per «tirarsi fuori dai guai». Su questi fatti il dottor Viola non ha voluto parlare. Anche Sergio Frittoli si è rifiutato di rilasciare dichiarazioni, trincerandosi dietro il vincolo del segreto istruttorio. Francesco Fornari trsdagtrcqèmzlsFacgcdrl Il giudice Viola