In America scarseggia la benzina la gente dovrà consumarne meno di Ennio Caretto

In America scarseggia la benzina la gente dovrà consumarne meno Diventa sempre più prezioso il "sangue degli Usa,, In America scarseggia la benzina la gente dovrà consumarne meno Alcune grandi catene di distributori l'hanno razionata - Il "New York Times": "Non c'è ancora penuria nazionale di carburante, ma siamo ormai all'inizio della crisi" - Se l'inverno non fosse stato mite, in molte case sarebbe mancato il riscaldamento - La strategia energetica di Nixon: economia e nuove fonti (Dal nostro corrispondente) New York, 15 aprile Negli Stati Uniti incomincia a scarseggiare la benzina. In Florida, la «Sears», che la vende con un forte sconto, la sta già razionando. Nell'Indiana, la «Kerr MrGree», la riserva ai clienti abituali. A Chicago la «Martin OH Service» riceverà il 20 per cento in meno di forniture a partire da Pasqua. A Washington, la «Greenbelt» ha annunciato che chiuderà i battenti a luglio. Tutte queste sono catene di autopompe vaste e solide. Le. notizie da esse date hanno allarmato il paese. «Non c'è ancora scarsità nazionale di benzina — ha scritto il "New York Times" — . Ma siamo ormai all'inizio della crisi». Non è solo questo carburante che manca negli Stati Uniti. «Se l'inverno fosse stato più rigido — ha detto il "Wall Street Journal" — in molte case sarebbe mancato il riscaldamento». Solo tre degli undici principali fornitori | del Midwest sono infatti riu- I sciti a lavorare a pieno ritmo negli ultimi dodici mesi: gli altri hanno avuto solo il 55:76 per cento della materia prima necessaria. «Senza petrolio il paese morrebbe», ha ammonito il quotidiano. «Esso è il sangue dell'America, gli oleodotti ne sono le sue arterie». Di tutta l'energia che consuma, il 40 per cento viene dal petrolio. La crisi va inquadrata in quella più ampia dell'energetica. Gli Stati Uniti divorano energia, in qualsiasi forma, atomica e solare comprese. Essi hanno un sesto della popolazione mondiale, ma consumano il 33 per cento della produzione energetica. Una | famiglia media americana, in un giorno, usa l'equivalente di 20 chili di carbone, e l'uso si raddoppierà di qui al 1980, considerato «l'anno del giudizìo». Le riserve naturali del paese sono alla fine. C'è petrolio ancora per un decennio, metano per undici anni, uranio per dodici. Abbonda solo il carbone: ce n'è per mezzo millennio. I motivi di preoccupazione sono innumerevoli. Uno riguarda la bilancia dei pagamenti americana e il dollaro. Le importazioni di petrolio costano già 4 miliardi di dollari annui agli Stati Uniti, e si prevede che per il 1980 ne costeranno 15. Il Medio Oriente, per produrre un barile, spende dai sei ai venticinque centesimi e ne ricava cinquanta volte tanto. Capiterà in pratica che il Medio Oriente, accumulando dollari, si troverà a controllare il sistema monetario internazionale. In verità, esso ha già speculato spietatamente sull'ultima crisi delle valute. L'altra preoccupazione concerne i trasporti. Gli Stati Uniti producono l'80 per cento degli aerei di linea e commerciali al mondo, e intorno ai 10 milioni di automobili all'anno. La loro popolazione è in continuo movimento. Ciò è alla base dell'«economza da oltre un trilione», e del massi mo boom della storia. Una paralisi anche solo parziale li farebbe cadere in preda al caos. L'elenco non è finito. La scienza medica dipende dalle forniture di petrolio, così quella spaziale, così una gran parte dell'industria manifatturiera, eccetera. Di fronte alla scarsità della benzina, al pericolo corso dalle abitazioni (le interruzioni di erogazioni di corrente ogni tanto mettono New York k. o.) il presidente Nixon ha deciso di intervenire. Egli ha impostato una rivoluzione energetica che, se non darà benefici immediati, ne arrecherà però a lungo raggio. Gli espedienti più banali, come la campagna per risparmiare elettricità, per renderne più efficiente la produzione (oggi, il tasso d'efficienza è calcolato al 40 per cento) si accompagnano alla ricerca di nuove fonti interne ed estere e di nuove tecnologie. Il fulcro della strategia americana è però la ricerca di forme di energia nuove. La prima è quella nucleare: i cosiddetti reattori fast-breeder dovrebbero produrre più energia di quanto ne consumano, userebbero il 70^0 del potenziale dell'uranio anziché •li lper cento attuale. La seconda è quella solare, sulla quale il governo americano investe circa 4 miliardi di dollari all'anno, per ora però senza grandi risultati concreti. Si parla poi di oli vegetali, di sorgenti naturali' termiche e così via. Secondo Peterson, nel 1980 gli investimenti saranno di 500 miliardi di dollari. Ennio Caretto

Persone citate: Kerr, Nixon, Peterson, Sears