Un "balordo" alla Guyana

Un "balordo" alla Guyana ALDO POMINI, TORINESE DI SAN SALVARIO, SFIDA PAPILLON Un "balordo" alla Guyana In un libro che uscirà a giorni il diario fedele (e soprattutto autentico) degli anni trascorsi al "bagno" penale per un furto - La fuga dalle isole ed il ritorno a Cuneo e a Torino - "Sono stato il miglior trafficante di marenghi, poi ho organizzato il contrabbando di sigarette americane" - "Ci ho tutto indrinta nella testa, scriverò un altro libro" Da Torino parte una sfida a Papillon. A lanciarla, involontariamente, è un curioso personaggio del vecchio Piemonte, una sorta di buffo «malvivente onesto», quale none più dato vedere nella metropoli dei racket, delle rapine, degli omicidi a sangue freddo. Si chiama Aldo Pomini, oggi ha sessant'anni e, ritiratosi dal «lavoro», ha voluto scrivere il racconto delle sue avventure giovanili in Francia e della prigionia nel bagno penale della Guyana, dal 1933 al 1939. Il libro, con il titolo Il ballo dei pescicani, sta per uscire in . questi giorni nei « Saggi » di Einaudi. Un "naif" Ormai, dopo il successo del romanzo dell'ex forzato francese, basta sentir nominare la Guyana per pensare a Papillon e per supporre di trovarsi di fronte ad un suo tardivo imitatore. Ma niente di tutto questo. Pomini è un autentico naif della penna, e Papillon non lo deve aver neppure letto. Non è mai stato a scuola e se ne vanta; racconta con la precisione di un cesellatore e il linguaggio di un cavernicolo, in un idioma di sua invenzione che è e non è italiano,, francese, spagnolo, patois e piemontese. Ma è proprio ciò che conferisce sapore a questa serie strampalata di avventure salganone, tutte autentiche, « che non c'è chi le possa smentire ». À San Salvano,- nel centro di Torino, lo conoscono tutti. Qualcuno lo chiama ancora Aldo Francia, perché faceva colpo col suo pittoresco francese, in ispecie sui meridionali che venivano da lui a comprare le sigarette per rivenderle a «Porta Pila». A San Salvano, Aldo Pomini c'è dal 1940, prima in via Madama Cristina, poi in via Bernardino Galliarì 10. Sono i «suoi» posti: « Lì all'angolo — mostra col dito, verso via Principe Tommaso — à jera la "Busia" e ci si trovava noi contrabbandieri a giocare a bocce o fare una partita di carte. Bei tempi, nè... ». Nell'alloggio al primo piano si aggira in faccende la moglie Pierina: «L'ho sposata solo cinque anni fa, ma vive con me da trenta ». Sul tavolo c'è il manoscritto, una pila di nove quaderni a righe formato protocollo, numerati progressivamente con cifre romane sulla copertina, pieni zeppi di una scrittura bislacca, con mille aggiunte e correzioni: « Non stia nemmeno a guardarli, tanto non ci capisce nulla ». Mi colpisce il fatto che manca un qualsiasi segno d'interpunzione, tranne qualche punto e virgola o virgola, ma solo nei dialoghi. E poi, sono scritte con la maiuscola certe parole che per lui contano, come Moralità, Signore, Polizia. Alto, magro, doppiopetto grigio scuro, occhiali. «A smia 'n gentilom », mi ha detto la panettiera sotto casa. « Sarò un delinquente — esclama lui — ma ho una mentalità un po' a parte. Questa gente qua, quando uno è in carcere, se lo guarda dalla testa ai piedi, lei odia quella persona lì. Io quella persona lì non l'ho mai odiata ». Ma chi? « Quello ohe ini fa la guardia, no? Ognuno il suo mestiere. Quando per esempio la finanza mi correva dietro per 11 contrabbando, lo non ci ho da rimbeccarlo. Quando lo vedevo, buongiorno e buonasera. Non ci davo confidenza, ma non ci mancavo di rispetto. Ognuno il suo mestiere. Invece gli altri ci sputava, diceva ehi porco... no, no, io non sono così». I pesci Certo, lei è uno della vecchia « mala », quella che non c'è più... «Io della mala?! No, io mai stato con la mala, i ladri, i truffatori, i delinquenti. Io ero trafficante di valute e contrabbandiere. Un ladro non si può aver fiducia come un contrabbandiere, è già un altro uomo. Che se lei si confida: ho cinquanta pesci...». Cinquanta pesci? « Sì, cinquanta marenghi d'oro... Be', se lei si confida: ho cinquanta pesci, io non ti frego e se ti dico dammeli, io te li piazzo. Il ladro no, cerca di grattarti. Insomma, il trafficante di valuta e il contrabbandiere sì fida di quelli come lui e scarta il delinquente. Sa, io non ho mai ferito nessuno, mai ucciso, mai avuto risse». Ma lei ora non « esercita » più, non è vero? « No, ho smesso completamente da alcuni anni. Una pagnotta e una bistecca ce l'ho assicurata, basta». Ma se le proponessero un buon affare? «Fammi portare cinquecento casse di sigarette, poi lo vedi. Ho ancora la mia clientela, sa. Ogni tanto qualcuno passa a trovarmi: "Ehi, Aldo, c'é qualcosa di nuovo?". Però, traflc di valuta non lo farei più, non ci capisco mente, con tutti questi capitali: non è come ai miei tempi coi marenghi d'oro ». Ha una gran voglia di raccontarmi la sua vita, anche se c'è già «dan le libro». Che insomma è nato a Barge nel 1913, e che suo papà è morto nel 1917 e allora la sua mamma è emigrata in Francia, « a Tulone », e luì era sempre in ritardo di un pasto. «Andavo a servire messa perché guadagnavo cinquanta centesimi, poi si grattava sempre, una pera, una mela, una banana, e ogni tanto si prendeva qualche lordone. Poi ho fatto tanti mestieri, toujours a Tulone, e quando facevo lo chasseur in un ristorante, guadagnavo anche 100 franchi al giorno, e dicevo mamma non lavorare più ci penso io ». E come andò, che finì alla Guyana? «Be', si era io e il mio amico Albert Dufermont, che è dan le libro. Io avevo perso il posto per via che il mio patrone signor Gatti Novarino italia no mi aveva sorpreso a met-' termi in tasca un botticino di rum per la mia mamma che stava tanto male. Allora si continuava a 'ndó a grate, da si da là, patin patan. Io era specializzato nei cippi in bicicletta, perché correvo forte e dovevo diventare un campione: appena vedevo una donna sola, zac portavo via la borsetta e su di eorsa verso la montagna. Poi un giorno si disse andiamo a fare una posta... Sì, una rapina a una posta. Ma quelle quattro o cinque donne che erano dentro criava tanto e allora ci siamo scocciati e abbiamo tagliato la corda. Ma poi è finita male e ci hanno dato cinque anni di lavori forzati alla Guyana, che il Presidente ci disse che era il meno che ci poteva dare ». Evasione Evaso in barca durante il « doublage » (ossia il periodo di lavoro controllato dopo la vera e propria pena) Aldo Pomini ritornò in Italia, a Torino. Che cosa le aveva insegnato la Guyana? «Eh, mi aveva fatto vedere gli errori che ho commesso, che avevo fatto proprio una cretineria. Perché sa, là la gente morivano corno le mosche a forza del climat, e io avevo paura. E allora ho capito che invece sul bordo del codice, come si dice, si può vivere benissimo, basta un'poco di abilità e di fortuna. E coraggio, ma quello ce lo avevo avuto anche prima ». E dalla Guyana in poi lei è sempre stato «sul bordo del codice »? « Quasi. Presi quattro mesi per il burro durante la guerra, lo portavo in bicicletta dalla Val Varaita tre volte alla settima na. Poi quindici giorni nel '51, ventitré giorni poco dopo, quindi un mese, l'ultima volta quattro mesi e mezzo. Toujours per contrabbando ma poca roba. Con le merci importanti, non mi hanno mai beccato. Ho lavorato coi marenghi, con le sterline false (quelle fatte dai tedeschi), con la "coca": portavo a Parigi i marenghi e tornavo con la "coca", saltando sul treno a Ventimiglia. Alla fine mi sono dedicato al commercio delle sigarette... Be', certo di contrabbando., le andavo a prendere a Tangeri pagandole sedicimila lire la cassa da cinquecento ossia trenta lire al pacchefr to. Sa, dal 1958 al '63 sono stato il più forte grossista a Torino, ricevevo coi Tir e coi vagoni anche seicento quaranta casse per volta trecentoventimila pacchetti... ». Si ferma bruscamente: « Ma tutto questo lo racconterò nel secondo libro, tanto ormai son passati più di 10 anni e io sono coperto » E dopo il secondo libro ne farà un terzo, che sarà una specie di giallo e si intitolerà «I due gemelli», perché ora ci ha preso proprio gusto a scrivere. E poi, ha tante di quelle cose in testa: « Ci sono dei giorni che faccio davvero delle belle travate, e mi metto tutto qui indrinta (si batte la fronte) come un registratore, ohe mi ci viene il Timi di testa. E se qualcosa mi sfugge, ini concentro mi concentro, finché non me la ricordo. E allora, dopo due o tre ore devo andare a prendere un po' d'aria e farmi una partita a carte, che sennò vengo come scemo ». Forse presto Aldo Pomini, Aldo Francia, diventerà, nello smagato mondo letterario italiano malato di eccentricità, un «caso» che diverte e fa parlare. E forse lui non sarà più lui, imparerà a teorizzare la sua fatica, perderà la genuina scioltezza con cut oggi mi parla: «Che insomma io ci volevo dire che quando uno nasce male... e però io rad-sono fatto più furbo e ho perso il pelo ma non il vizio... ma io sono onesto e che se lei mi dà dieci milioni io ce li tengo e quando Ji vuole ce li rido ». Carlo Sartori mmm- ^^^^^ Wk Aldo Pomini: ne « Il ballo dei pescicani », che uscirà tra pochi giorni da Einaudi, racconta l'esperienza vissuta negli Anni '30 al bagno penale